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Torino: lo stadio comunale inaugura i XX giochi invernali

Torino: lo stadio comunale inaugura i XX giochi invernali

Il progetto di restauro firmato da due studi di architettura veronesi

di Roberta Dragone
13/02/2006 - La cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici invernali 2006, svoltasi nella serata di venerdì 10 febbraio, ha ufficialmente inaugurato lo stadio Olimpico di Torino. Si tratta dell’ex stadio comunale, il cui progetto di restauro e rifunzionalizzazione complessiva porta la firma dei due studi veronesi Arteco e Giovanni Cenna Architetto. La struttura sorge tra corso Sebastopoli e via Filadelfia, nel quartiere di Santa Rita, accanto al Palasport Olimpico, anche detto PalaIsozaki. Inaugurato il 14 maggio del 1933, l’ex Stadio Comunale – allora noto come “Stadio Mussolini” in quanto voluto dal Capo del Governo come sede degli XI Littoriali – fu costruito in soli 234 giorni: tempi stretti dovuti alla necessità di ultimare i lavori per consentire lo svolgimento dei Giochi d’inverno internazionali littoriali della neve e del ghiaccio in programma quell’anno a Torino. Il progetto fu realizzato da una squadra di professionisti guidata dall’architetto Fagnoni. Un articolo pubblicato sul mensile “L’Architettura Italiana” di settembre del 1933 forniva i dati tecnici del progetto: “Lo stadio è formato da un vasto anello elissoidico, il cui maggior perimetro è di circa 640 mt. La base è costituita da una banchina di granito bianco, sulla quale poggia lo zoccolo in intonaco rosso; dello stesso materiale sono formati i piani a 45° che delimitano tre strisce vetrate per l'illuminazione dei locali interni, coronate da un parapetto bianco. Sopra questo si affacciano ampi finestroni limitati da pilastri in cemento che sorreggono lo sbalzo terminale, sporgente per oltre tre metri con un’inclinazione di 45°. Gli accessi all’interno sono praticati attraverso 27 aperture, la principale delle quali conduce alla tribuna d’onore. Il parterre è in parte coperto dalle gradinate che vi aggettano a sbalzo, ed è leggermente rialzato nella parte più distante dal campo. Tutti i passaggi dall’esterno sono chiusi da cancelli a pantografo in ferro e metallo bianco. Nel parterre si aprono numerosi altri locali per i servizi igienici a disposizione del pubblico (...). Il campo da gioco è separato da una rete metallica sovrapposta ad un largo e basso parapetto che costituisce la parte superiore di un canalone di raccolta (...)”. Diversi furono i commenti alla nuova struttura. Alcuni giornalisti lamentarono la discutibile disposizione planimetrica delle diverse costruzioni e degli accessi, dovuta a loro avviso proprio alla fretta di ultimare il progetto. E criticarono l’artificioso incastro della Torre Maratona fra i due anelli dello stadio e del campo atletico, nonché la mancanza di allineamento tra gli ingressi. Le soluzioni funzionali del progetto furono al contrario apprezzate da altri, che riconobbero il ritmo geometrico dei vomitori di accesso. La struttura ospitò da allora le partite del campionato di calcio, e in seguito fu scelta come sede provvisoria del Museo dell’Automobile e di diverse manifestazioni extrasportive. Con la costruzione dello Stadio delle Alpi per i Mondiali di Italia ’90, l’impianto fu abbandonato. I Giochi Olimpici Torino 2006 hanno rappresentato una preziosa occasione per la ristrutturazione dell’impianto, di cui sono autori due professionisti veronesi: Luciano Cenna di Arteco S.r.l. e Giovanni Cenna. Lo spirito della progettazione – commentano gli autori – è stato guidato dall’intensità delle sensazioni che la struttura, “esempio di architettura fascista e razionalista”, ci ha trasmesso. Il progetto Il restauro è consistito nel recupero generale di tutti gli elementi architettonici e strutturali, e nella rifunzionalizzazione dell’intero impianto attraverso nuovi elementi architettonici: la costruzione di una nuova tribuna a ridosso del campo, del terzo anello e di una nuova copertura totale, parcheggio interrato e torre-scala, riqualificazione integrale della Torre Maratona, nuovo sistema di recinzioni esterne. Da un lato quindi il restauro, reso necessario dai diversi anni di abbandono in cui l’edificio è caduto; dall’altro la messa a norma dell’intero impianto. “Con la costruzione del terzo anello – si legge nella descrizione del progetto - il numero di posti (originariamente 65 mila persone in piedi) arriva a circa 26.100 spettatori seduti. Sul terzo anello, esattamente in corrispondenza della precedente copertura, una parte chiusa ospita l’area palchi, collegati al piano terreno e al parcheggio sotterraneo da una torre-scala. Quest'ultima è separata dallo Stadio e costituita da due ascensori e da un sistema di rampe sovrapposte che raddoppiano la capacità di deflusso per il pubblico. Per consentire l’ingresso degli spettatori e il loro deflusso sono stati inseriti nel secondo anello dieci nuovi vomitori che, rispettosi delle geometrie e delle caratteristiche dell’edificio, conducono alle uscite attraverso proprie rampe. La nuova copertura è in acciaio, semplice e congruente alle strutture esistenti: il manto è in parte trasparente per dare maggiore leggerezza e in parte opaco per proteggere dal sole gli spettatori seduti nei posti alti delle tribune. Tutta l’area dello stadio risulta delimitata da una recinzione: a quella che già esiste, debitamente restaurata, se ne aggiunge una nuova, costituita da colonne in cemento armato reggenti una pensilina continua. Le cancellate sono in acciaio, come quelle originarie”. Per quanto riguarda gli spazi interni, la novità principale è la costruzione al piano terra di un’area commerciale di 1163 metri quadrati. Gli autori del progetto spiegano che la struttura geometrica dello stadio è stata il loro punto di partenza. E che ogni scelta è stata finalizzata a fornire all’edificio originario una soluzione “corrispondente”. La copertura e il terzo anello di tribune vogliono essere una logica prosecuzione dell’architettura esistente. Maggiori informazioni sul progetto www.giovannicenna.it www.arteco-architetti.it
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