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Le imprese edili non potranno cedere i propri crediti alle banche

Le imprese edili non potranno cedere i propri crediti alle banche

Spending Review: cessione solo per le spese correnti e non per gli investimenti per lavori pubblici. Le Stazioni Appaltanti saranno al massimo 35

Vedi Aggiornamento del 20/11/2014
di Paola Mammarella
24/04/2014 - Con il DL sulla Spending Review sono in arrivo altri 13 miliardi di euro per favorire il pagamento dei debiti della Pubblica Amministrazione. Le imprese edili, però, sembrano escluse dal meccanismo di certificazione e cessione del credito garantito da Cassa Depositi e Prestiti.

Secondo la bozza di decreto approvata in Consiglio dei Ministri, gli strumenti introdotti per la cessione dei crediti certificati al sistema bancario dovrebbero valere solo per i debiti di parte corrente, contratti per il funzionamento ordinario della struttura amministrativa.
 
Nel testo non si fa invece nessun riferimento alla spesa in conto capitale, cioè agli investimenti, tra cui rientrano i lavori pubblici. Ciò significa che le imprese di costruzione non potranno cedere i loro crediti certificati alle banche.
 
In base al meccanismo predisposto dal Governo, i debiti di parte corrente certi, liquidi ed esigibili per somministrazioni, forniture, appalti e prestazioni professionali, maturati entro il 3 dicembre 2013 e certificati entro trenta giorni dall’entrata in vigore del decreto, sono garantiti dalla Cassa Depositi e Prestiti. In altre parole, dopo la certificazione, il credito viene ceduto ad una banca o ad un intermediario finanziario, che a sua volta lo cede alla Cassa Depositi e Prestiti. Quest’ultima può ridefinire i tempi di pagamento da parte della Pubblica Amministrazione.
 
Già dalle prime indiscrezioni, circolate prima dell’approvazione del decreto, l’Associazione nazionale costruttori edili (Ance) aveva criticato l’impostazione del provvedimento, affermando che è inaccettabile avere una corsia più lenta per il pagamento delle imprese coinvolte nella realizzazione delle opere pubbliche. Il presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti, ha chiesto quindi al Governo di considerare che le imprese di costruzione hanno reinvestito il 4,6% degli arretrati ricevuti dalla Pa nel 2013, cioè due volte in più di molti altri settori industriali.
 
Riduzione delle Stazioni Appaltanti
Tra le altre novità introdotte dal decreto sulla Spending Review, c'è la riduzione del numero di Stazioni Appaltanti, definite soggetti aggregatori, che potranno essere al massimo 35.

La bozza di decreto prevede infatti che, nell’ambito dell’Anagrafe unica delle Stazioni Appaltanti, operante presso l’Autorità di Vigilanza sui Contratti Pubblici, sia istituito un elenco di soggetti aggregatori.
 
In base al decreto, appartengono ai soggetti aggregatori Consip e una centrale di committenza per ogni regione, che l’Amministrazione deve individuare entro il 31 dicembre 2014. Altri soggetti possono inoltre richiedere all’Authority l’iscrizione nell’elenco. Ad ogni modo, non possono esserci più di 35 soggetti aggregatori operanti sul territorio nazionale.
 
Il decreto stabilisce inoltre che i comuni non capoluogo per bandire delle gare debbano riunirsi in unioni di comuni. In alternativa potranno avvalersi di un consorzio, ricorrere ad uno dei soggetti aggregatori o effettuare la gara telematica tramite Consip o un’altra centrale di committenza.



 
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