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Architetti: ‘no a lobbistiche sanatorie per società di ingegneria’

Architetti: ‘no a lobbistiche sanatorie per società di ingegneria’

Cnappc contro l’emendamento allo Sblocca Italia che sanerebbe i contratti con i privati. Oice: ‘tesi falsa, smentita da pacchi di sentenze’

Vedi Aggiornamento del 15/09/2015
di Rossella Calabrese
16/10/2014 - “Condoglianze all’Italia da Genova a Bagnoli. Nonostante gli altisonanti e sbandierati annunci del Governo di voler finalmente trasformare il nostro Paese all’insegna della trasparenza e della legalità, nulla cambia, e chi ha più soldi ha più potere”.
 
Così Leopoldo Freyrie, presidente del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori in merito alla ri-presentazione in Commissione Ambiente della Camera dell’emendamento al decreto Sblocca Italia che “mira a impedire l’accesso alle gare di appalto ai liberi professionisti riservandole alle società di ingegneria”.
 
“Come se a nulla fossero servite le esperienze del Mose e di Expo - prosegue Freyrie -, il Governo senza alcuna vergogna propone un emendamento che, in violazione della legge Severino che stabilisce regole etiche e obblighi per gli architetti e per gli altri professionisti, consente a qualsiasi società anonima di progettare e di dirigere lavori al di fuori di ogni controllo etico e di competenza”.
 
L’emendamento in questione è il 17.196 del Governo secondo il quale - in applicazione dell’articolo 24, comma 1, della Legge 266 del 7 agosto 1997 - sono validi a ogni effetto i rapporti contrattuali, intercorsi a decorrere dalla data di entrata in vigore della legge 266/1997 (11 agosto 1997), tra soggetti privati e società di ingegneria costituite in forma di società di capitali o di società cooperative.
 
Con questo emendamento, quindi, le società di ingegneria (di capitali o cooperative) possono fornire servizi di progettazione ai privati, e i rapporti contrattuali sorti dopo l’11 agosto 1997 sono validi. Si tratterebbe, in pratica, di una sanatoria per le società di progettazione che hanno stipulato contratti con committenti privati, contratti che oggi si scopre essere stati stipulati in modo irregolare.
 
Ma perché l’emendamento 17.196? Ripercorriamo l’evoluzione normativa.
 
L’articolo 2 della Legge 1815 del 23 novembre 1939 (una legge approvata dal Senato e dalla Camera dei Fasci e delle Corporazioni) vietava la costituzione, l’esercizio e la direzione - in forma diversa da quella di studio tecnico, legale, commerciale, contabile, amministrativo o tributario - di società, istituti, uffici, agenzie o enti che diano, anche gratuitamente, ai propri consociati o a terzi, prestazioni di assistenza o consulenza in materia tecnica, legale, commerciale, amministrativa, contabile o tributaria. In pratica, l’attività professionale era consentita solo nella forma di studio tecnico.
 
Nel 1994 la Legge Merloni (poi sostituita dal Codice degli Appalti) ha introdotto la forma della ‘società di ingegneria’ per le attività di progettazione nel mercato pubblico.

Cinque anni più tardi, la legge 266/1997, articolo 24, comma 1, ha abrogato l’articolo 2 della legge 1815/1939, eliminando il vincolo dello studio tecnico. Resta un limbo normativo per le attività delle società di ingegneria nei confronti dei committenti privati.

La stessa legge 266/1997 ha introdotto un’alternativa allo studio tecnico, per la progettazione nel mercato privato: la Società tra Professionisti (STP), che però è stata disciplinata nel dettaglio ben 15 anni dopo, con la Legge 183/2011 e con il DM 34/2013. Ma le STP non hanno avuto successo (a gennaio 2014 erano solo 54) a causa delle incertezze normative e della scarsa aderenza agli obiettivi di professionisti e soci di capitale.
 
Oggi l’emendamento allo Sblocca Italia ammette esplicitamente nel mercato della progettazione per i committenti privati anche le società di ingegneria di capitali o cooperative.

“Dal Governo - continua Freyrie - ci saremmo aspettati non lobbistiche sanatorie ‘sblocca conti’ delle società di capitale, bensì concreti interventi per promuovere la rigenerazione urbana sostenibile e per riavviare i cantieri. Qualora l’emendamento fosse approvato sarebbe un vero e proprio scandalo e uno schiaffo a tutta una generazione di giovani professionisti che fidano ancora in una Italia nella quale solo il merito, da conquistarsi giorno per giorno, sia premiato”.
 
“Si dimostrerebbe, invece - conclude Freyrie - che, purtroppo, l’Italia continua a privilegiare discutibili e dannose scorciatoie rispetto all’indifferibile necessità di premiare etica del lavoro, qualificazione e capacità professionali con una visione affrontabile solo attraverso la cultura del progetto”.
 
Immediata la replica dell’OICE, l’Associazione delle società di ingegneria, aderente a Confindustria, e dell’ANCPL-Legacoop. “Le società di ingegneria da sempre legittimate ad operare con i privati; è in mala fede chi sostiene il contrario, danneggiando anche i giovani professionisti”.
 
Per il presidente dell’OICE, ing. Patrizia Lotti, e per l’ing. Carlo Zini, presidente di ANCPL-Legacoop “è un dato di fatto e di diritto che le società di ingegneria e di professionisti riconosciute dalla Legge Merloni prima, e dal Codice dei contratti pubblici poi, possono operare nel settore privato quanto meno dal 1997. A prescindere dall’esito della discussione parlamentare, l’emendamento del Governo sul quale tanto clamore si sta facendo ha il solo scopo di evitare ulteriori contenziosi”.
 
Per OICE e ANCPL-Legacoop, quella secondo cui le società di ingegneria non potrebbero operare in ambito privato dal 1997 “è una tesi falsa, smentita da pacchi di sentenze della Cassazione, del Consiglio di Stato e della giurisprudenza di merito. Si eviti quindi di inventare di sana pianta argomentazioni basate sul nulla; bastava leggere le pronunce della Corte di appello di Roma che a più riprese (sentenze n. 2575 e 2576/07, n. 594/06), ha affermato che quanto meno dal 1998 ‘le società di ingegneria possono effettuare attività di progettazione, direzione lavori ed accessori, pacificamente anche per lavori privati’, si sarebbe così evitata una gaffe planetaria”.

Anche la Rete delle Professioni Tecniche si esprime contro l’emendamento, chiedendone l’immediato ritiro. “Le società di ingegneria - afferma Armando Zambrano, Coordinatore della RPT - hanno letteralmente espulso i singoli professionisti dal mercato dei bandi pubblici; nel terzo trimestre 2014, le società di ingegneria si sono accaparrate il 93% degli importi dei bandi di progettazione. Se si consentisse loro di operare anche nel settore privato, i professionisti subirebbero identica sorte anche in questo ambito”.
 
“I giovani professionisti - aggiunge Leopoldo Freyrie - attualmente stanno puntando molto sulle STP per cercare di inserirsi in un mercato dei servizi professionali fortemente competitivo. Se verranno affondate con questo emendamento, sarà la fine di ogni speranza per i giovani professionisti tecnici che saranno definitivamente estromessi da un mercato appannaggio di poche società privilegiate”.
 
“Si tratta - conclude Andrea Sisti, Segretario della Rete delle Professioni Tecniche e Presidente del Consiglio Nazionale dei Dottori Agronomi e dei Dottori Forestali - di una decisione deleteria che va assolutamente rivista. Chiediamo, pertanto, che in sede di esame in Commissione si intervenga ritirando o respingendo questo emendamento”.

 

 
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