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Riforma Codice appalti, ministro Delrio: la parola d’ordine è semplificazione

Riforma Codice appalti, ministro Delrio: la parola d’ordine è semplificazione

Con lo snellimento delle procedure saranno possibili controlli più efficaci e si uscirà dalla logica dell’emergenza che fa lievitare i costi

Vedi Aggiornamento del 04/02/2016
Riforma Codice appalti, ministro Delrio: la parola d’ordine è semplificazione
di Paola Mammarella
13/07/2015 - Garantire il completamento delle opere pubbliche, puntare sulla qualità dei progetti e assicurare la trasparenza. Sono le parole chiave che guidano la riforma degli appalti e che secondo il Ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, intervenuto in un’audizione in Commissione Ambiente alla Camera, hanno un comune denominatore: la semplificazione.
 

Appalti, gli obiettivi della riforma

Secondo Delrio, semplificazione non significa riduzione dei controlli, ma certezza delle norme e facilità di monitoraggio delle procedure di gara.
 
Fin ad ora, ha ricordato il Ministro, il sistema farraginoso, con procedure lunghe, varianti e norme speciali ha generato contenziosi e innalzamento dei costi, compromettendo lo sviluppo infrastrutturale.
 
Con la nuova legge delega si vuole invece uscire dalla logica dell’emergenza e delle varianti in corso d’opera per dare spazio alla trasparenza delle procedure e alla qualità dei progetti.
 
Serviranno a questo scopo le due banche dati, istituite presso l’Anac e il Mit, che garantiranno controlli diffusi su tutte le opere. Vanno poi nella stessa direzione la digitalizzazione delle procedure di gara e la costituzione degli albi delle commissioni giudicatrici, dei responsabili dei lavori, dei direttori dei lavori e dei collaudatori.
 
La norma, ha ricordato Delrio, introduce anche il dibattito pubblico per legittimare in modo democratico le scelte sulle infrastrutture, garantendo allo stesso tempo che le opere siano ultimate in tempi ragionevoli.
 

Sei mesi per completare la riforma degli appalti

Ricordiamo che il disegno di legge è stato approvato dal Senato ed è ora all’esame della Camera. La norma recepirà nell’ordinamento italiano le Direttive 2014/23/Ue sui contratti di concessione, 2014/24/Ue sugli appalti pubblici (che abroga la direttiva 2004/18/CE) e 2014/25/Ue sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali (che abroga la direttiva 2004/17/CE).
 
Dopo l’approvazione, il Governo dovrà approvare entro sei mesi una serie di decreti legislativi sulla base delle linee guida fornite dalla delega e rispettando il gold plating. Nella normativa italiana non si potranno cioè introdurre livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive.


 
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