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Lazio, la legge per la rigenerazione urbana ‘assorbirà’ il Piano Casa

Lazio, la legge per la rigenerazione urbana ‘assorbirà’ il Piano Casa

Regione al lavoro per disciplinare recupero, ricostruzioni e ampliamenti volumetrici

Vedi Aggiornamento del 27/10/2020
Lazio, la legge per la rigenerazione urbana ‘assorbirà’ il Piano Casa
di Alessandra Marra
04/07/2017 - Il Consiglio regionale del Lazio è al lavoro per approvare il disegno di legge per la rigenerazione urbana e il recupero edilizio che disciplina riqualificazioni urbane, demolizioni, ricostruzioni e ampliamenti volumetrici.
 
Il provvedimento renderebbe strutturali alcune norme previste dal Piano Casa Lazio, scaduto a maggio 2017. La Regione, infatti, aveva prorogato di soli quattro mesi il Piano Casa (dal 31 gennaio al 31 maggio 2017), pensando di approvare in tempo la nuova legge per la rigenerazione urbana.
 
Per colmare questo vuoto normativo, l’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Roma ha chiesto, senza successo, una proroga di un anno del Piano Casa.
 

Rigenerazione urbana: cosa prevede la norma

La legge incentiva il miglioramento del patrimonio edilizio esistente, favorisce il recupero delle periferie, promuove e agevola la riqualificazione delle aree urbane degradate e delle aree produttive. Secondo la Regione, infatti, la riqualificazione della città può limitare il consumo di suolo, incrementare le aree pubbliche e realizzare nuove opere pubbliche o potenziare quelle esistenti.
 
La norma concede premialità che consistono nell’attribuzione di ulteriori previsioni edificatorie rispetto a quelle ordinarie, fino al 35% della superficie lorda esistente e fino al 40% nel caso in cui sia ridotta la superficie coperta a favore della superficie permeabile.
 
Qualora l’intervento di rigenerazione urbana comporti la delocalizzazione con trasferimento delle relative cubature, il progetto di ricollocazione deve contenere anche quello relativo alla sistemazione ed alla bonifica delle aree liberate dalla demolizione, da adibire ad utilizzazioni coerenti con finalità di interesse collettivo.
 
Il provvedimento fissa anche livelli di punteggio minimo da raggiungere per il Protocollo Itaca per assicurare un’adeguata sostenibilità energetica e ambientale degli edifici.
 
La quota di alloggi da destinare, all’interno dei programmi di rigenerazione, a edilizia residenziale pubblica e sociale non potrà essere inferiore al 20%.
 
Il ddl affida un ruolo centrale ai Comuni nel promuovere, incentivare e realizzare, attraverso strumenti ordinari, una rigenerazione urbana concepita per migliorare la “qualità della vita” dei cittadini. I programmi di rigenerazione urbana, infatti, saranno affidati all’approvazione dei Comuni, valutando anche le proposte dei privati e delle associazioni consortili di recupero urbano.
 
Sarà possibile presentare anche progetti sperimentali di rigenerazione urbana volti all’innovazione, all’attuazione di particolari forme di economia circolare e all’inclusione sociale.
 

Rigenerazione urbana: le zone interessate

Gli interventi di rigenerazione saranno consentiti nelle porzioni di territorio urbanizzate, su edifici realizzati legittimamente e su quelli sanati.
 
Le zone escluse sono quelle interessate da vincolo di inedificabilità assoluta, le aree protette (seppure con alcune eccezioni) e le aree agricole, in cui però saranno consentiti gli interventi nelle zone riconosciute nel Piano Territoriale Paesistico Regionale (Ptpr) come “paesaggio degli insediamenti urbani” e “paesaggio degli insediamenti in evoluzione”.
 
Infine, il ddl esclude dai programmi di rigenerazione urbana le zone individuate come insediamenti urbani storici dal Ptpr.
 
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