Edilizia e sostenibilità: impatto del protocollo di Kyoto
RISPARMIO ENERGETICO
Edilizia e sostenibilità: impatto del protocollo di Kyoto
Rischio aumento costi dei materiali edilizi ma anche opportunità di generare crediti internazionali di risparmio energetico
11/04/2005 - Non è più possibile parlare di edilizia senza affrontare gli aspetti della sostenibilità. La visione “globale” del risparmio energetico sottintesa al protocollo di Kyoto rende necessario il riconoscimento del ruolo cruciale che l’edilizia ricopre nell’abbattimento dei consumi energetici. Secondo una stima della Commissione Europea, entro il 2010 sarebbero possibili risparmi dell'energia utilizzata negli edifici per riscaldamento, acqua calda, aria condizionata, illuminazione, pari al 22% degli attuali consumi.
Gli obiettivi del provvedimento di Kyoto comporteranno per il settore edile rischi ed opportunità al tempo stesso, ed è quindi importante che nel nostro paese ci sia un intervento incisivo dal punto di vista sia della normativa che dell’informazione.
È stato questo il tema del workshop dal titolo “Il risparmio energetico negli edifici” organizzato dall’Ance - Associazione Nazionale Costruttori Edili – tenutosi a Roma lo scorso 23 marzo.
La crescente domanda di materiali di qualità e di tecnologie in grado di assicurare risparmio energetico, un ridotto impatto ambientale insieme ad un alto comfort abitativo – spiegava nell’introduzione al workshop il vicepresidente dell’Ance Claudio Sette - sono testimonianza di una crescente coscienza ecologica. Ma anche prova del fatto che si sta sempre più affermando un nuovo parametro di valutazione dell’immobile: la “prestazione globale”.
Il maggior rischio che il protocollo di Kyoto potrebbe comportare per il settore edile è l’aumento dei costi dei materiali associato alle emissioni di carbonio e al prezzo dell’energia. È quanto risulta da un’analisi relativa all’impatto del provvedimento di Kyoto sul settore edile condotta da Ernst & Young. Lo studio è stato presentato, in occasione del workshop organizzato dall’Ance, da Daniele Agostini - senior manager di Ernst & Young (vedi allegato in fondo alla notizia) .
Il punto di partenza degli esperti di Ernst & Young è stata la direttiva 2003/87/Ce, nota anche come ET (Emission Trading), che stabilisce le regole di commerciabilità delle quote di emissione di anidride carbonica: le aziende che emettono una quota di emissione di gas a effetto serra superiore a quella fissata, sono obbligate ad acquistare i diritti di emissione da chi inquina di meno.
Già in vigore ma non ancora recepita in Italia, la direttiva ET assegna per un triennio ad ogni impianto un certo numero di quote di emissione. Durante questo periodo le aziende possono scambiare le quote. Chi avrà bisogno di produrre di più sarà costretto ad acquistare quote di emissione. Rientrano nell’ambito di applicazione raffinerie, acciaierie, cementifici, fornaci per la produzione di laterizi, ed industrie di ceramica, vetro e carta.
Ma ecco l’allarme lanciato da Ernst & Young: ci sarà anche chi, avendo prodotto più di quanto stabilito, aumenterà i prezzi di vendita per ammortizzare i costi. Gli aumenti maggiori potrebbero riguardare calce, acciaio e cemento; ma non saranno risparmiati nemmeno ceramica, laterizi e vetro.
Ma il protocollo di Kyoto comporta anche una serie di opportunità. Tra queste, Ernst & Young prevede la possibilità di generazione di crediti di risparmio energetico da cedere sul mercato. Anche in campo internazionale, attraverso attività svolte all’estero. “Le opportunità – spiega Agostini - potranno essere colte solo a fronte di una attenta analisi strategica: analisi del potenziale di generazione di crediti, degli impatti sui costi dei materiali, dell’effetto sul processo di progettazione”.
Ricordiamo intanto che, in attesa del recepimento dell’Emission Trading, vi sono già dei cambiamenti in atto.
Il Ministero delle Attività produttive sta elaborando un provvedimento per l’applicazione in Italia della direttiva europea 2002/91 del 16 dicembre 2002 sul rendimento energetico nell’edilizia.
Mentre i Ministeri delle Infrastrutture, dell’Ambiente e dell’Industria, in collaborazione all’Itc-Cnr e all’Enea, hanno elaborato uno schema di decreto che introduce nuovi metodi di progettazione e costruzione per il contenimento del fabbisogno energetico degli immobili. Lo schema del provvedimento, giunto con quasi 15 anni di ritardo rispetto all’approvazione delle legge 10/1991 sul risparmio energetico, deve ancora passare all'Ufficio Legislativo.
La competizione tra le imprese si baserà, dunque, non solo sul costo economico, ma anche sulla capacità di costruire edifici che consentano un elevato contenimento dei consumi energetici. Questo, in conclusione, il messaggio trasmesso dal workshop dell’Ance.
Per contribuire a raggiungere gli obiettivi di Kyoto – ha sottolineato il delegato Ance ai temi tecnologici ing. Stefano Delle Piane – è importante intervenire incisivamente sul parco edilizio esistente e, per quanto riguarda il nuovo, incentivare l’utilizzo di materiali e prodotti a basso dispendio energetico in fase di produzione, l’utilizzo di sistemi passivi di raffrescamento e riscaldamento degli ambienti, l’ottimizzazione dell’uso della luce naturale e l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia.
Delle Piane ha, a questo proposito, denunciato le difficoltà che progettisti ed imprese di costruzione hanno sinora incontrato nella realizzazione di opere secondo i criteri della sostenibilità. E ha ricordato che nel 1998, durante la Conferenza Nazionale Energia Ambiente, fu promosso il Codice Concordato di raccomandazioni per la qualità energetico-ambientale di edifici e spazi aperti. Un testo che forniva indirizzi a coloro che formulano programmi, normative e strumenti urbanistici verso obiettivi di elevata qualità energetico-ambientale.
“I Comuni – sottolinea Delle Piane - avrebbero dovuto agire di conseguenza ed introdurre nei regolamenti edilizi elementi che favorissero nuove costruzioni e ristrutturazioni di tipo bio-climatico. Invece ad oggi solo poche città si sono dotate di strumenti urbanistici innovativi e linee guida con contenuti orientati agli aspetti ambientali”.
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