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Professioni, pronto un pdl di riforma organica

Professioni, pronto un pdl di riforma organica

Libera determinazione del corrispettivo e sì alla pubblicità informativa

Vedi Aggiornamento del 17/10/2006
di Rossella Calabrese
08/08/2006 - È stato presentato il 27 giugno 2006 alla Camera dall'onorevole Pierluigi Mantini, un progetto di legge di riforma della disciplina delle professioni intellettuali. Pochi giorni dopo, ricorderete, il Decreto Bersani sulle liberalizzazioni ha scatenato una “bufera” tra i professionisti. La relazione al pdl parte dalla considerazione che “nel mondo del lavoro che si trasforma con ritmi straordinari l’organizzazione delle professioni e dei servizi professionali non può più essere retta da regole della prima metà del novecento”, e che le professioni intellettuali tradizionali e nuove costituiscono circa il 20% del mercato del lavoro in Italia. In tema di riforma delle professioni, la relazione cita il disegno di legge del primo Governo Prodi del 3 luglio 1998, l’indagine dell’Antitrust del 1997, il disegno di legge dell’allora Ministro della giustizia Fassino, i dossier del Commissario europeo Monti e le «bozze Vietti». Ordini professionali riformati, riconoscimento delle nuove professioni, crescita delle società professionali e interprofessionali, più attenzione per i giovani, concorrenza, qualità, formazione, etica: sono ormai questi – si legge nel documento - i punti condivisi nel corso di una lunga e intensa istruttoria. Nel campo dei servizi professionali, il nostro Paese è diventato territorio di conquista da parte di società di consulenza e di grandi studi professionali in forma societaria. L’Unione europea è intervenuta per sottolineare che i servizi professionali svolgono un ruolo importante ai fini del miglioramento della competitività: prova ne sono la direttiva 2005/36/CE sul riconoscimento delle qualifiche professionali, e la proposta di direttiva sulla libera circolazione dei servizi, la cosiddetta “Bolkestein”. Obiettivo della riforma, tuttavia, non è abolire gli Ordini professionali, ma rinnovarli profondamente, e riconoscere le nuove professioni e le loro associazioni. Tra le proposte del pdl: l’accesso alle professioni deve essere libero, senza predeterminazione numerica, sulla base dell’esame di Stato; occorre qualificare e diversificare il praticantato, che deve costituire un elemento di valutazione al momento dell’esame di Stato; al praticante deve essere riconosciuto un equo compenso. Occorre consentire la libera e consensuale determinazione del corrispettivo, salvo che in casi limitati nei servizi di pubblico interesse, in cui è utile fissare massimi e minimi. Occorre aprire alla pubblicità di carattere informativo, senza eccessi di natura commerciale o di tipo negativo e comparativo. Altro punto di rilievo è il riconoscimento a livello europeo delle associazioni delle nuove professioni (nell’aprile 2005 il Cnel ne ha censite 155). Il progetto di legge è stato assegnato il 12 luglio 2006 alle Commissioni riunite Giustizia e Attività produttive della Camera. Sulla stessa materia sono stati presentati anche altri progetti di legge.
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