Add Impression
Network
Pubblica i tuoi prodotti
Appalti: l’infrazione UE blocca il Regolamento attuativo

Appalti: l’infrazione UE blocca il Regolamento attuativo

Diffusa la bozza del terzo decreto correttivo del Codice, che consentirà all’Italia di rispondere a Bruxelles

Vedi Aggiornamento del 24/11/2008
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 24/11/2008
24/04/2008 - È sempre più difficile fare previsioni circa la data di emanazione del Regolamento attuativo del Codice degli appalti; l’ultimo atto è stato il ritiro da parte del Ministero, a fine marzo, per via di numerosi errori formali. Il provvedimento, già firmato dal Capo dello Stato, era in fase di registrazione presso la Corte dei conti, cioè ad un passo dalla Gazzetta Ufficiale. Il Regolamento era stato approvato in via definitiva dal Consiglio dei Ministri il 21 dicembre 2007, dopo aver subito numerose modifiche a seguito del parere del Consiglio di Stato, emesso nel settembre 2007, nel quale erano stati evidenziati molti elementi di contrasto tra il Regolamento, redatto all’inizio del 2007, e le novità nel frattempo introdotte dal secondo decreto correttivo del Codice, il Dlgs 113/2007 , in vigore dal 1° agosto 2007 ( leggi tutto ). Ricordiamo che senza il Regolamento – che in ogni caso entrerà in vigore 180 giorni dopo la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – resta bloccata l’operatività di numerosi istituti: il dialogo competitivo, l’appalto integrato e le aste elettroniche. Successivamente, la Commissione europea, con la Lettera del 4 febbraio scorso, ha sollevato dubbi sulla conformità del Codice degli appalti alle direttive europee, riservandosi, di conseguenza, di verificare la compatibilità con le direttive europee anche del Regolamento attuativo ( leggi tutto ). Toccherà quindi al Ministro delle infrastrutture del nuovo Governo rispondere alla Commissione europea, modificare il Codice e, di conseguenza, il Regolamento. Il nuovo Ministro avrebbe però la possibilità di apportare anche altre correzioni che riterrà opportune. D’altra parte il futuro premier, Silvio Berlusconi, in occasione di un incontro con gli imprenditori edili dell’Ance tenutosi prima delle elezioni, ne aveva condiviso le richieste sulla liberalizzazione del subappalto e sulla necessità di rafforzare l’azione di contrasto ai lavori in house ( leggi tutto ). E la procedura d’infrazione UE contro il Codice è stata il tema di un convegno organizzato dall’ Istituto Grandi Infrastrutture (IGI) . Nel corso dell'incontro Giuseppe Zamberletti , Presidente IGI, ha ricordato che l’infrazione riguarda numerose disposizioni del Codice. È evidente – ha proseguito – che un testo largamente riscritto rispetto alle Direttive, come è il nostro Codice, ci espone a difficoltà interpretative e a rilievi da parte di chi è chiamato alla funzione di controllo (la Commissione) e di giudice ultimo del rispetto del diritto comunitario (la Corte di giustizia). Sul piano politico generale – ha concluso Zamberletti – sarebbe opportuno che l’Italia semplificasse ulteriormente e significativamente la normativa sugli appalti, perseguendo l’adesione più completa possibile alle direttive, e quindi alla sostanza della norma comunitaria, più diretta ad obiettivi di apertura del mercato e di equilibrata concorrenzialità, anche mediante l’esercizio della discrezionalità da parte delle amministrazioni aggiudicatici, che pare bandita dal nostro ordinamento. Il secondo relatore, Beniamino Caravita di Toritto , Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all’Università La Sapienza di Roma, ha ripercorso l’iter del Codice degli appalti, che ha riorganizzato la materia dei contratti pubblici, citando i due decreti correttivi n. 6 e 113 del 2007, le modifiche introdotte dalla Finanziaria (ad es. sull’arbitrato), i problemi legati all’approvazione del Regolamento di attuazione e la messa in mora da parte della Commissione europea. È stato quindi diffuso lo schema di terzo decreto correttivo , non ancora approvato, che può costituire - ha spiegato Caravita di Toritto - un riferimento utile per valutare la posizione dell’Italia rispetto all’infrazione. I due anni previsti dalla legge delega 62/2005 per apportare correzioni al Codice – ha avvertito il relatore – scadono alla fine di giugno . Sarà quindi difficile per il nuovo Governo rispettare tale termine (l’approvazione di modifiche con un decreto legislativo necessita del parere delle Commissioni di Camera e Senato, del Consiglio di Stato e della Conferenza delle Regioni). Dopo giugno si dovrà provvedere attraverso la legislazione ordinaria.
Le più lette