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Costruzioni in Campania, le previsioni dell’Ance

Costruzioni in Campania, le previsioni dell’Ance

Nel 2009 giù gli investimenti edili in Italia, stabili nel resto d'Europa

Vedi Aggiornamento del 06/05/2009
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 06/05/2009
28/10/2008 - E’ stato presentato a Napoli il Rapporto congiunturale dell’industria delle costruzioni in Campania. Al convegno, promosso dall’Ance Campania e presieduto dal presidente Giovanni Cattaneo e dal vicedirettore generale Antonio Gennari, hanno partecipato il presidente dell’Acen Ambrogio Prezioso, il presidente e il vicepresidente del centro studi Acen Paola Marrone e Roberta Ajello.
 
Alla luce dei dati raccolti sono state illustrate le prospettive per lo sviluppo regionale. A partire dal 1970 è stato il 2007 l’anno con la crescita più elevata per il settore delle costruzioni. Dal 2005 il tasso di crescita ha registrato un contenimento, per arrivare alla flessione e al progressivo esaurimento. Nel 2007 gli investimenti sono stati superiori del 24,4% rispetto al 1998, anno in cui è iniziato il trend positivo. Il tasso di crescita del settore è doppio rispetto al Pil, che cresce solo del 13,5%, mentre la media europea si attesta sul 15%. Di sicuro senza l’apporto delle costruzioni gli incrementi sarebbero stati ancora più modesti.
 
L’incidenza degli investimenti sul Pil passa dall’8,2% del 1998 al 9,9% del 2007, parametri che salgono al 9% e 11% se si tengono in considerazione i costi per il trasferimento della proprietà. In Italia la crescita è comunque inferiore rispetto al resto d’Europa, dove gli aumenti vedono al primo posto la Grecia, con un’espansione dell’86,5%, seguita dal 75% dell’Irlanda, dal 73,9% della Spagna, dal 44,9% della Svezia, dal 39,1% del Regno Unito e dal 33% della Francia. Al contrario che in Italia si stima che il ritmo in Europa rimarrà pressochè invariato per il 2009.
 
Nel 2007 gli investimenti in costruzioni hanno assorbito 152 milioni di euro. I livelli di produzione sono stati sostenuti dal recupero del patrimonio abitativo, dalla costruzione di nuove abitazioni e fabbricati a uso industriale, mentre il trend delle opere pubbliche è rimasto negativo. Il rallentamento è avvenuto per il mutamento del sistema creditizio e l’innalzamento dei tassi di interesse sui mutui, condizione aggravata dalla crisi statunitense. Hanno pesato anche il ridimensionamento della nuova edilizia abitativa, la stazionarietà delle opere pubbliche e l’aumento delle ristrutturazioni.
 
Per la Campania le costruzioni rappresentano il 10,6% degli impieghi del Pil regionale, cifra superiore alla media del 9,9% nazionale. Gli occupati nel settore sono il 39,5% del totale degli impiegati nell’industria e il 10% del totale dei lavoratori nel sistema economico regionale. Il tasso di crescita dell’edilizia è stato finora triplo rispetto al Pil regionale. Gli investimenti, elevati anche in confronto alle regioni del Nord Italia e pari al 33%, sono stati superati solo dal 39% dell’Emilia Romagna. Un dato singolare se si considera che il Pil pro capite, pari a 16548 euro, è il più basso in Italia.
 
Gli investimenti hanno coinvolto soprattutto l’edilizia abitativa, con una crescita modesta degli incentivi per le ristrutturazioni rispetto alle altre regioni. Pesano sul mercato l’irregolarità e l’abusivismo, che sottraggono lavoro alle imprese in regola. In Campania nel 2007, il numero di abitazioni compravendute è diminuito del 7,8%, confermando la variazione negativa del 2% già registrata l’anno precedente. L’andamento nel tempo delle transazioni residenziali è stato discontinuo, alternando aumenti a riduzioni del numero degli immobili compravenduti. Il ridimensionamento dei volumi di compravendite non sembra aver causato una riduzione dei prezzi delle abitazioni, ma solo un rallentamento del tasso di crescita delle quotazioni rispetto agli anni precedenti.
 
Non si prevedono interventi finanziari a sostegno del comparto, mentre un ruolo importante sarà giocato dai privati, che comunque non possono sostituirsi al settore pubblico.
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