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Vendere il nome dello studio per uscire dalla crisi

Vendere il nome dello studio per uscire dalla crisi

Le proposte del Cnappc per il rilancio della professione di architetto e del mercato della progettazione

Vedi Aggiornamento del 06/06/2011
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 06/06/2011
28/09/2009 - Professionisti, lavori pubblici e privati, ordini provinciali. Sono rivolte a tutti i settori della progettazione le misure predisposte dal Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori per il rilancio del mercato dei servizi di progettazione e della professione di architetto. 
 
Si tratta di una serie di misure - già sottoposte all'attenzione del Governo e delle Commissioni Parlamentari competenti - formulate sotto forma di schede sintetiche (allegate sotto) nelle quali si individuano i fattori di crisi e si propongono possibili soluzioni.

Professionisti
Il mercato delle attività professionali - osserva il Cnappc - è stato aperto alle imprese. Tuttavia, ai professionisti sono preclusi i finanziamenti e le agevolazioni riservate alle PMI, con conseguente alterazione dei meccanismi della concorrenza. Il Cnappc propone quindi di estendere ai professionisti i finanziamenti previsti per le PMI, i fondi di garanzia e la possibilità per il professionista creditore della P.A. di cedere pro soluto il credito o di scontarlo o utilizzarlo per l’accesso al credito.
 
Un’altra misura riguarda la valorizzazione del patrimonio dei professionisti i quali - spiega il Cnappc - non possono “spendere” il proprio nome e quello dello studio professionale, che costituiscono le uniche risorse a disposizione per la valorizzazione della propria capacità reddituale. La proposta prevede di consentire accordi onerosi tra professionisti per il trasferimento o l’utilizzo temporaneo dello studio; di consentire la vendita, da parte del professionista, del proprio cognome allo studio, per utilizzarlo anche dopo il suo decesso; di vendere l’utilizzo del proprio nome a studi terzi e, infine, di consentire, in caso di decesso, il subentro dell’erede professionista o la trasferibilità dello studio da parte degli eredi ad un altro professionista.
 
Il Cnappc punta poi l’attenzione sui soggetti che non operano in regime di concorrenza, come i dipendenti pubblici, e sugli operatori che godono di economie di scala, come le imprese e le Università. Per riequilibrare la concorrenza, viene proposto di limitare ad uno all’anno gli incarichi per i dipendenti pubblici a tempo pieno e di vietare alla Università di ricevere incarichi.
 
Un’altra proposta prevede la revisione degli studi di settore, a seguito della flessione del settore edilizio, con le inevitabili ricadute sulle professioni tecniche.
 
Lavori pubblici
In merito alle modalità di valutazione nelle gare, il Cnappc ricorda che l’eliminazione dei minimi tariffari e, di conseguenza, del limite del massimo ribasso causa assurdi ribassi in sede di gara che generano disuguaglianze e sperpero di talenti, allontanando le nuove generazioni di progettisti dal mercato dei lavori pubblici. La proposta prevede quindi di ridefinire i pesi ponderali degli elementi di valutazione, ripristinando la riduzione massima ammissibile delle offerte per i servizi di progettazione, direzione… ecc. (ad esempio 30/35%) e di reintrodurre i corrispettivi minimi inderogabili oltre un tetto massimo di ribassi.
 
Le altre proposte mirano a favorire l’utilizzo dei concorsi di idee e di progettazione da parte delle Amministrazioni e a rendere più facile la partecipazione dei giovani progettisti, attraverso, ad esempio, la riduzione degli elaborati necessari e il ricorso a procedure telematiche.
 
Lavori privati
Per rendere più trasparente il rapporto tra cittadini, professionisti e Pubblica Amministrazione, il Cnappc propone di semplificare la presentazione e la definizione tecnico-amministrativa delle pratiche edilizie, attraverso l’informatizzazione di atti, documenti e procedure e la riduzione dei documenti da produrre.
 
Una interessante misura riguarda la rottamazione delle periferie, che deve mirare, secondo il Cnappc, a riorganizzare l’esistente migliorando la qualità del paesaggio ed anche evitando il consumo di territorio. La proposta è quella di consentire l’ampliamento del 20% del volume degli edifici esistenti, ma soltanto per le unità abitative “cielo-terra”, cioè dotate di esclusivo lotto di pertinenza, e a patto che siano rispettate una serie di condizioni, tra cui la sistemazione del’intero lotto. Sono previste premialità volumetriche subordinate a requisiti di miglioramento energetico.
 
Inoltre, per arginare l’indiscriminato sviluppo edilizio degli anni ’60 e ’70, il Cnappc invita a prevedere, nelle zone definite dal PRG di completamento e di espansione, aumenti anche fino al 50% della potenzialità edificatoria prevista dal PRG, mediante piano di rigenerazione e riqualificazione urbana.
 
Ordini professionali
Per modernizzare il ruolo del sistema ordinistico, soprattutto in questo momento di crisi, viene proposto di consentire agli Ordini, per agevolare la concessione di crediti, di stipulare accordi con le banche con le quali queste ultime si impegnano ad erogare finanziamenti agli iscritti che, ove non onorati, espongono alla sospensione dall’esercizio professionale.
 
Il Cnappc propone, inoltre, di prevedere che gli Ordini possano svolgere attività di aggiornamento professionale per i propri iscritti e per organizzare i tirocini professionali dei laureati, in applicazione degli artt. 16 e 17 del DPR 328/2001, potendo usufruire a tal fine dei finanziamenti dello Stato o dell’Unione europea o dei privati.
 

Il documento è stato elaborato al termine di un lavoro avviato in occasione della Conferenza Nazionale degli Ordini del 12 marzo a Roma e concluso con la Conferenza Nazionale del 24 giugno ad Ancona.
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