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Competenze geometri: gli architetti contro il ddl 1865

Competenze geometri: gli architetti contro il ddl 1865

Ordine APPC di Milano: al tavolo tecnico, oltre alle quattro categorie professionali, partecipi anche l’Università

Vedi Aggiornamento del 12/10/2012
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 12/10/2012
09/03/2010 - Nuova presa di posizione degli Ordini degli architetti contro il disegno di legge 1865, che propone di estendere le competenze progettuali dei geometri e dei periti consentendo loro di occuparsi di progettazione architettonica.
 
Questa volta è l’Ordine degli APPC della Provincia di Milano a denunciare che la “futura legge”, nascondendosi dietro l’esigenza (effettivamente molto sentita) di riordinare la gelatinosa materia delle competenze, di fatto amplia solo quelle dei geometri e dei periti, fino a consentire la progettazione di opere che, anche alla luce delle più recenti pronunce della giurisprudenza, dovrebbero essere escluse.
 
Il ddl - spiega l’Ordine di Milano - riconosce ai geometri e ai periti la competenza a firmare senza limiti la progettazione architettonica di opere, purché i calcoli statici siano firmati da altro tecnico abilitato. Questa situazione - fanno notare - è sempre stata criticata dalla Cassazione che ancora oggi, con la sentenza n. 19292/2009, afferma l’incompetenza dei geometri anche alla redazione dei progetti architettonici di massima richiedenti l’impiego di cemento armato.
 
La nuova legge - proseguono gli architetti milanesi - consentirebbe ai geometri e ai periti di progettare ogni tipo di intervento (manutenzione ordinaria, straordinaria, risanamento e ristrutturazione  edilizia) senza alcuna limitazione “purché non comportino interventi statico-strutturali su complessi di strutture in cemento armato”. Ma - sottolineano - le competenze professionali dei geometri sono sancite dal RD n. 274/1929 il quale li esclude dai progetti di civile abitazione con strutture in cemento armato.
 
Trattandosi di una materia complessa e irrisolta da anni, l’Ordine ritiene che non si possa affrontarla in modo unilaterale, come è avvenuto con il ddl 1865, senza considerare tutte le professioni tecniche (e non solo geometri e periti) e a danno di altri professionisti, ma soprattutto senza una valutazione che parta dai singoli percorsi formativi per giungere alla regolamentazione di un settore cui partecipano competenze e professionalità diverse.

 
Ricordiamo che, dopo l’incontro del 24 febbraio scorso tra la senatrice Vicari e i rappresentanti delle professioni tecniche, l’iter del disegno di legge è stato sospeso per due mesi per consentire la redazione di un documento condiviso con le osservazioni al provvedimento (leggi tutto).
 
Gli architetti milanesi ritengono, però, che per affrontare in maniera organica il tema delle competenze professionali e per trovare soluzioni chiare e condivise non bastino i 60 giorni concessi dal Governo e che al tavolo che è stato costituito, oltre alle quattro categorie tecniche, debba partecipare anche l’Università, perché è da lì che partono i percorsi formativi ed è da lì che, fin dall’inizio, dovrebbe essere chiaro a quali sbocchi portano.
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