Lombardia: il Piano Casa è stato un flop
NORMATIVA
Lombardia: il Piano Casa è stato un flop
Poco più di 200 domande in tutta la Regione. Il Piano Casa confligge con i Piani di governo del territorio
18/11/2010 - Sono 216 in tutto gli interventi finora realizzati in Lombardia con la legge sul Piano Casa. Di questi, 114 sono stati realizzati con Denuncia di Inizio Attività e 102 con Permesso di Costruire.
Certificano il fallimento della legge lombarda sul Piano Casa i numeri citati da Alberto De Luigi, Dirigente della Struttura regionale Strumenti per il governo del territorio, nel corso della sedicesima tappa del “Tour Piano Casa” organizzato da Edilportale e Agorà, tenutasi il 16 novembre scorso a Milano.
Quali cause dell’insuccesso, De Luigi ha ipotizzato la scarsità di disponibilità economiche, da parte di privati e imprese, da destinare agli interventi sugli immobili, la difficoltà di interpretazione della legge sul Piano Casa (legge regionale 13/2009), il rigore dei requisiti relativi al risparmio energetico. Lettura condivisa da Michele Specchio, Presidente della Consulta regionale Collegi dei Geometri, che ha aggiunto, quale deterrente agli interventi, l’obbligo di rispettare le Norme Tecniche edilizie comunali.
Che gli effetti della legge siano stati inferiori alle aspettative, lo ha confermato anche Roberto Mangiavacchi, coordinatore Commissione Edilizia e Territorio di ANCE Lombardia, che ha sottolineato un ulteriore ostacolo: l’ostracismo da parte di Comuni. Il comune di Milano ad esempio - ha spiegato Mangiavacchi - non solo non ha ridotto gli oneri di urbanizzazione, ma ha introdotto l’obbligo reperire le aree a standard in caso di passaggio dalla destinazione d’uso produttiva a quella residenziale.
A difendere i Comuni ci ha pensato Gianmario Fragomeli, vicepresidente ANCI Lombardia, ricordando che il 60% dei Comuni ha deliberato sul Piano Casa riducendo il contributo di costruzione e incentivando l’uso delle fonti rinnovabili. Fragomeli ha però aggiunto che il Piano Casa confligge con i Piani di Governo del Territorio (PGT) quando, ad esempio, consente di aumentare di 4 metri l’altezza di un edificio, in contesti in cui il PGT non lo prevede. E ha lanciato una proposta: riscrivere il Piano Casa dopo l’adozione di tutti i PGT.
Se il Piano Casa ha fallito - ha aggiunto Rinaldo Redaelli, vicesegretario ANCI Lombardia - il problema è anche politico, perché molti consigli comunali hanno ristretto l’applicazione del Piano Casa per ragioni di tutela dell’ambiente e del territorio.
“Occasione persa” ha definito il Piano Casa Alessandro Mossi, Presidente della Consulta regionale Ordini degli Ingegneri, secondo il quale, la legge regionale sarebbe potuta essere un’occasione per promuovere la rigenerazione urbana. Invece confligge con leggi preesistenti, con il Codice civile, con le norme su altezze e distanze. Quest’ultimo problema è risolvibile - secondo Fragomeli - con le convenzioni tra impresa edile e Comune.
Per Mangiavacchi è necessario intervenire con le sostituzioni edilizie, che hanno spesso dato ottimi risultati, mentre per Redaelli c’è scarsa attenzione al Piano delle Regole: è proprio con quest’ultimo strumento che andrebbero coordinate le norme del Piano Casa.
Certificano il fallimento della legge lombarda sul Piano Casa i numeri citati da Alberto De Luigi, Dirigente della Struttura regionale Strumenti per il governo del territorio, nel corso della sedicesima tappa del “Tour Piano Casa” organizzato da Edilportale e Agorà, tenutasi il 16 novembre scorso a Milano.
Quali cause dell’insuccesso, De Luigi ha ipotizzato la scarsità di disponibilità economiche, da parte di privati e imprese, da destinare agli interventi sugli immobili, la difficoltà di interpretazione della legge sul Piano Casa (legge regionale 13/2009), il rigore dei requisiti relativi al risparmio energetico. Lettura condivisa da Michele Specchio, Presidente della Consulta regionale Collegi dei Geometri, che ha aggiunto, quale deterrente agli interventi, l’obbligo di rispettare le Norme Tecniche edilizie comunali.
Che gli effetti della legge siano stati inferiori alle aspettative, lo ha confermato anche Roberto Mangiavacchi, coordinatore Commissione Edilizia e Territorio di ANCE Lombardia, che ha sottolineato un ulteriore ostacolo: l’ostracismo da parte di Comuni. Il comune di Milano ad esempio - ha spiegato Mangiavacchi - non solo non ha ridotto gli oneri di urbanizzazione, ma ha introdotto l’obbligo reperire le aree a standard in caso di passaggio dalla destinazione d’uso produttiva a quella residenziale.
A difendere i Comuni ci ha pensato Gianmario Fragomeli, vicepresidente ANCI Lombardia, ricordando che il 60% dei Comuni ha deliberato sul Piano Casa riducendo il contributo di costruzione e incentivando l’uso delle fonti rinnovabili. Fragomeli ha però aggiunto che il Piano Casa confligge con i Piani di Governo del Territorio (PGT) quando, ad esempio, consente di aumentare di 4 metri l’altezza di un edificio, in contesti in cui il PGT non lo prevede. E ha lanciato una proposta: riscrivere il Piano Casa dopo l’adozione di tutti i PGT.
Se il Piano Casa ha fallito - ha aggiunto Rinaldo Redaelli, vicesegretario ANCI Lombardia - il problema è anche politico, perché molti consigli comunali hanno ristretto l’applicazione del Piano Casa per ragioni di tutela dell’ambiente e del territorio.
“Occasione persa” ha definito il Piano Casa Alessandro Mossi, Presidente della Consulta regionale Ordini degli Ingegneri, secondo il quale, la legge regionale sarebbe potuta essere un’occasione per promuovere la rigenerazione urbana. Invece confligge con leggi preesistenti, con il Codice civile, con le norme su altezze e distanze. Quest’ultimo problema è risolvibile - secondo Fragomeli - con le convenzioni tra impresa edile e Comune.
Per Mangiavacchi è necessario intervenire con le sostituzioni edilizie, che hanno spesso dato ottimi risultati, mentre per Redaelli c’è scarsa attenzione al Piano delle Regole: è proprio con quest’ultimo strumento che andrebbero coordinate le norme del Piano Casa.