Piano Casa, in Veneto la legge sta funzionando
NORMATIVA
Piano Casa, in Veneto la legge sta funzionando
Presentati in anteprima alla tappa di Verona del ‘Tour Piano Casa’ di Edilportale i dati sulle domande
11/10/2010 - Sono 10.731 le istanze relative al Piano Casa presentate fino a settembre nei 561 Comuni del Veneto, ma nel corso dell’ultimo mese e mezzo hanno sicuramente raggiunto quota 12.000.
I dati sono stati presentati in anteprima da Vittorio Milan, dirigente della Direzione regionale Urbanistica e Paesaggio, nel corso della tappa veneta del “Tour Piano Casa” organizzato da Edilportale e Agorà, tenutasi il 9 novembre scorso a Verona. Leggi i dati.
Numeri, quelli del Veneto, neanche lontanamente paragonabili alle 814 istanze registrate nelle Marche (69 Comuni), ai 530 interventi avviati in Toscana o alle 100 domande presentate in Umbria. A conferma del fatto che la norma sul Piano Casa, che ha ispirato l’intesa Stato-Regioni del 1° aprile 2009, è nata proprio per questo territorio, e mal si è adattata nelle altre Regioni.
Le province più attive sono Padova con 2292 domande (il 21,4%), Treviso con 2181 (il 20,3%), Vicenza con 1892 (17,6%) e Verona con 1691 (15,8%). Com’è prevedibile, solo l’8,6% delle istanze riguardano i capoluoghi di provincia: a Padova le domande sono finora 210, a Vicenza e a Verona 150, a Venezia 146 e a Treviso 126. Tra i Comuni non capolouogo spiccano Chioggia con 154 istanze, Piove di Sacco con 118, Castelfranco Veneto con 115, Feltre con 108, Rosolina con 98.
Andrea Bassi, presidente della commissione Edilizia, Trasporti e Urbanistica del Consiglio regionale, ha ricordato che tutti i Comuni veneti hanno deliberato sul Piano Casa e alcuni (il 14%, tra cui Vicenza, Schio, Thiene, Arzignano) hanno previsto ulteriori incentivi per chi migliora il rendimento energetico degli edifici.
Il Piano Casa - ha detto ha detto Milan - “non è per niente un flop”, anzi ha attivato investimenti stimabili tra 600mila e 1 miliardo di euro. Ma qualche difficoltà applicativa c’è: essendo una legge finalizzata a dare impulso ad un settore produttivo - ha osservato - è spesso difficile applicarla dal punto di vista tecnico e ha aggiunto che la legge non ha ancora dispiegato tutte le sue potenzialità anche a causa del timore dei tecnici comunali e dei progettisti di applicare le nuove misure. La Regione Veneto - ha concluso Milan - sta quindi raccogliendo le domande e le osservazioni su questioni specifiche, per modificare la legge, dando la possibilità, ad esempio, di intervenire anche nei centri storici, spesso caratterizzati da aree ed edifici degradati da poter riutilizzare.
E proprio l’estensione del Piano Casa ai centri storici è una delle questioni all’attenzione del Consiglio regionale che - come ha spiegato Andrea Bassi - ha accolto numerose proposte di modifica, confluite in tre disegni di legge all’esame della Commissione: tra le proposte vi è appunto l’applicazione del Piano Casa nei centri storici (ddl n. 73), la proroga della legge fino al 31 dicembre 2012 e un bonus di cubatura analogo a quello previsto per la sostituzione edilizia, anche per la demolizione parziale dell’edificio (ddl n. 79), e l’estensione della Dia alle nuove costruzioni e alle ristrutturazioni urbanistiche (ddl n. 91).
L’allargamento del Piano Casa ai centri storici ha trovato d’accordo Angelo Tosoni, rappresentante dell’ANCI (Comuni Italiani), che ha invitato i tecnici a farsi promotori delle possibilità offerte dal Piano Casa, proponendo ai propri clienti gli interventi sugli edifici.
Sulla questione DIA/SCIA, posta dai tecnici presenti in sala, la Regione ha precisato che per il Piano Casa si continua ad applicare la DIA.
Di “ostruzionismo politico” da parte dei Comuni ha parlato Ivano Cavestro, Presidente della Federazione Ordini degli Ingegneri, secondo il quale questo atteggiamento ha ridotto le possibilità del Piano Casa di rispondere alla crisi del settore edile. Nei Comuni sotto i 10.000 abitanti le pratiche edilizie relative al Piano Casa oscillano dall’1% al 20/30%, numeri bassi - secondo Cavestro - proprio a causa dell’ostruzionismo politico.
Fotografie: courtesy of Veronafiere
I dati sono stati presentati in anteprima da Vittorio Milan, dirigente della Direzione regionale Urbanistica e Paesaggio, nel corso della tappa veneta del “Tour Piano Casa” organizzato da Edilportale e Agorà, tenutasi il 9 novembre scorso a Verona. Leggi i dati.
Numeri, quelli del Veneto, neanche lontanamente paragonabili alle 814 istanze registrate nelle Marche (69 Comuni), ai 530 interventi avviati in Toscana o alle 100 domande presentate in Umbria. A conferma del fatto che la norma sul Piano Casa, che ha ispirato l’intesa Stato-Regioni del 1° aprile 2009, è nata proprio per questo territorio, e mal si è adattata nelle altre Regioni.
Le province più attive sono Padova con 2292 domande (il 21,4%), Treviso con 2181 (il 20,3%), Vicenza con 1892 (17,6%) e Verona con 1691 (15,8%). Com’è prevedibile, solo l’8,6% delle istanze riguardano i capoluoghi di provincia: a Padova le domande sono finora 210, a Vicenza e a Verona 150, a Venezia 146 e a Treviso 126. Tra i Comuni non capolouogo spiccano Chioggia con 154 istanze, Piove di Sacco con 118, Castelfranco Veneto con 115, Feltre con 108, Rosolina con 98.
Andrea Bassi, presidente della commissione Edilizia, Trasporti e Urbanistica del Consiglio regionale, ha ricordato che tutti i Comuni veneti hanno deliberato sul Piano Casa e alcuni (il 14%, tra cui Vicenza, Schio, Thiene, Arzignano) hanno previsto ulteriori incentivi per chi migliora il rendimento energetico degli edifici.
Il Piano Casa - ha detto ha detto Milan - “non è per niente un flop”, anzi ha attivato investimenti stimabili tra 600mila e 1 miliardo di euro. Ma qualche difficoltà applicativa c’è: essendo una legge finalizzata a dare impulso ad un settore produttivo - ha osservato - è spesso difficile applicarla dal punto di vista tecnico e ha aggiunto che la legge non ha ancora dispiegato tutte le sue potenzialità anche a causa del timore dei tecnici comunali e dei progettisti di applicare le nuove misure. La Regione Veneto - ha concluso Milan - sta quindi raccogliendo le domande e le osservazioni su questioni specifiche, per modificare la legge, dando la possibilità, ad esempio, di intervenire anche nei centri storici, spesso caratterizzati da aree ed edifici degradati da poter riutilizzare.
E proprio l’estensione del Piano Casa ai centri storici è una delle questioni all’attenzione del Consiglio regionale che - come ha spiegato Andrea Bassi - ha accolto numerose proposte di modifica, confluite in tre disegni di legge all’esame della Commissione: tra le proposte vi è appunto l’applicazione del Piano Casa nei centri storici (ddl n. 73), la proroga della legge fino al 31 dicembre 2012 e un bonus di cubatura analogo a quello previsto per la sostituzione edilizia, anche per la demolizione parziale dell’edificio (ddl n. 79), e l’estensione della Dia alle nuove costruzioni e alle ristrutturazioni urbanistiche (ddl n. 91).
L’allargamento del Piano Casa ai centri storici ha trovato d’accordo Angelo Tosoni, rappresentante dell’ANCI (Comuni Italiani), che ha invitato i tecnici a farsi promotori delle possibilità offerte dal Piano Casa, proponendo ai propri clienti gli interventi sugli edifici.
Sulla questione DIA/SCIA, posta dai tecnici presenti in sala, la Regione ha precisato che per il Piano Casa si continua ad applicare la DIA.
Di “ostruzionismo politico” da parte dei Comuni ha parlato Ivano Cavestro, Presidente della Federazione Ordini degli Ingegneri, secondo il quale questo atteggiamento ha ridotto le possibilità del Piano Casa di rispondere alla crisi del settore edile. Nei Comuni sotto i 10.000 abitanti le pratiche edilizie relative al Piano Casa oscillano dall’1% al 20/30%, numeri bassi - secondo Cavestro - proprio a causa dell’ostruzionismo politico.
Fotografie: courtesy of Veronafiere