Decreto rinnovabili: le associazioni del fotovoltaico propongono modifiche
NORMATIVA
Decreto rinnovabili: le associazioni del fotovoltaico propongono modifiche
‘Limitare gli impianti fotovoltaici su aree agricole frenerebbe lo sviluppo del settore fotovoltaico in Italia’
17/12/2010 - Cancellare la limitazione per il fotovoltaico a terra su aree agricole, introdurre una più corretta pianificazione territoriale e incentivare le serre fotovoltaiche.
Sono queste, in sintesi, le proposte di modifica al Dlgs sulle rinnovabili (di recepimento della direttiva 2009/28/CE) inviate dalle Associazioni del settore fotovoltaico - Assosolare, GIFI, Asso Energie Future e Grid Parity Project - con una lettera alla Conferenza Unificata che avrebbe dovuto esaminare ieri il decreto (l'esame è stato rinviato).
Secondo le Associazioni, restano nel Decreto alcuni “punti critici di impatto decisivo” che possono porre “gravissimi limiti allo sviluppo del settore e causare ingenti danni economici agli operatori oltre alla perdita di posti di lavoro in futuro”.
In particolare, le Associazioni propongono di cancellare l’articolo 8, comma 5, del decreto che introduce una forte limitazione di potenza per gli impianti fotovoltaici a terra su aree agricole e propongono invece una più corretta pianificazione territoriale e una maggiore incentivazione delle serre fotovoltaiche, in grado di creare importanti sinergie tra settore solare e agricoltura.
“La grave limitazione per gli impianti fotovoltaici su aree agricole - spiegano - è un pesante freno allo sviluppo del settore fotovoltaico in Italia. Una scelta che innalzerà nuovamente la valutazione ‘rischio Paese’ per tutti gli investitori e che pregiudicherebbe significativamente il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva Europea sull’energia da fonti rinnovabili” .
Nella lettera, le Associazioni sottolineano che l’obiettivo del 17% di energia da fonti rinnovabili fissato dalla direttiva europea è riferito alla quantità di energia rinnovabile prodotta e non alla capacità installata, e ricordano che gli impianti di grossa dimensione sul suolo hanno anche un’efficienza maggiore. “L’energia prodotta da impianti a terra - commentano i rappresentanti della Associazioni firmatarie - ha inoltre un costo minore rispetto agli impianti su edifici, perché la tariffa applicabile è di circa il 15% inferiore”.
Altro punto contestato è la modifica del sistema di incentivi del Conto Energia nel 2013, prevista dall’articolo 22 del Decreto. Secondo le Associazioni, il Decreto rimetterebbe in gioco gli incentivi già stabiliti nel Terzo Conto Energia (leggi tutto) ponendo “ulteriori incertezze a detrimento del settore fotovoltaico su un piano che sembrava, dopo faticose concertazioni, ormai stabilizzato e per il quale sono già stati avviati ingenti investimenti”.
Le Associazioni contestano poi la possibilità, offerta dal Governo alle Regioni, di differenziare nel proprio territorio la soglia di potenza massima degli impianti autorizzabili tramite procedura semplificata, invece di stabilire un’unica soglia in tutto il territorio nazionale, come previsto dalla legge delega. Così facendo - ribadiscono le Associazioni - si ripresenterebbero soglie differenziate, in contrasto con uno sviluppo omogeneo del settore su tutto il territorio.
“Gli sforzi di contemperamento delle istanze del paesaggio e del territorio con quelle dello sviluppo economico - concludono le Associazioni - non vanno perseguiti con limiti e divieti che modificano compromessi faticosamente raggiunti. Il rapporto tra sviluppo e territorio va spostato sul piano della pianificazione, piuttosto che su una profusione normativa che non risolve il problema alla radice ma, al contrario, aumenta le incertezze degli investitori”.
Sono queste, in sintesi, le proposte di modifica al Dlgs sulle rinnovabili (di recepimento della direttiva 2009/28/CE) inviate dalle Associazioni del settore fotovoltaico - Assosolare, GIFI, Asso Energie Future e Grid Parity Project - con una lettera alla Conferenza Unificata che avrebbe dovuto esaminare ieri il decreto (l'esame è stato rinviato).
Secondo le Associazioni, restano nel Decreto alcuni “punti critici di impatto decisivo” che possono porre “gravissimi limiti allo sviluppo del settore e causare ingenti danni economici agli operatori oltre alla perdita di posti di lavoro in futuro”.
In particolare, le Associazioni propongono di cancellare l’articolo 8, comma 5, del decreto che introduce una forte limitazione di potenza per gli impianti fotovoltaici a terra su aree agricole e propongono invece una più corretta pianificazione territoriale e una maggiore incentivazione delle serre fotovoltaiche, in grado di creare importanti sinergie tra settore solare e agricoltura.
“La grave limitazione per gli impianti fotovoltaici su aree agricole - spiegano - è un pesante freno allo sviluppo del settore fotovoltaico in Italia. Una scelta che innalzerà nuovamente la valutazione ‘rischio Paese’ per tutti gli investitori e che pregiudicherebbe significativamente il raggiungimento degli obiettivi previsti dalla direttiva Europea sull’energia da fonti rinnovabili” .
Nella lettera, le Associazioni sottolineano che l’obiettivo del 17% di energia da fonti rinnovabili fissato dalla direttiva europea è riferito alla quantità di energia rinnovabile prodotta e non alla capacità installata, e ricordano che gli impianti di grossa dimensione sul suolo hanno anche un’efficienza maggiore. “L’energia prodotta da impianti a terra - commentano i rappresentanti della Associazioni firmatarie - ha inoltre un costo minore rispetto agli impianti su edifici, perché la tariffa applicabile è di circa il 15% inferiore”.
Altro punto contestato è la modifica del sistema di incentivi del Conto Energia nel 2013, prevista dall’articolo 22 del Decreto. Secondo le Associazioni, il Decreto rimetterebbe in gioco gli incentivi già stabiliti nel Terzo Conto Energia (leggi tutto) ponendo “ulteriori incertezze a detrimento del settore fotovoltaico su un piano che sembrava, dopo faticose concertazioni, ormai stabilizzato e per il quale sono già stati avviati ingenti investimenti”.
Le Associazioni contestano poi la possibilità, offerta dal Governo alle Regioni, di differenziare nel proprio territorio la soglia di potenza massima degli impianti autorizzabili tramite procedura semplificata, invece di stabilire un’unica soglia in tutto il territorio nazionale, come previsto dalla legge delega. Così facendo - ribadiscono le Associazioni - si ripresenterebbero soglie differenziate, in contrasto con uno sviluppo omogeneo del settore su tutto il territorio.
“Gli sforzi di contemperamento delle istanze del paesaggio e del territorio con quelle dello sviluppo economico - concludono le Associazioni - non vanno perseguiti con limiti e divieti che modificano compromessi faticosamente raggiunti. Il rapporto tra sviluppo e territorio va spostato sul piano della pianificazione, piuttosto che su una profusione normativa che non risolve il problema alla radice ma, al contrario, aumenta le incertezze degli investitori”.