Efficienza energetica, centrale il ruolo dell’edilizia
RISPARMIO ENERGETICO
Efficienza energetica, centrale il ruolo dell’edilizia
Per il sottosegretario Saglia, Italia a buon punto sulla riqualificazione degli edifici esistenti
07/02/2011 - Efficienza energetica in edilizia al centro delle politiche per la tutela ambientale. È emerso con la risposta all’interrogazione presentata dalla deputata del Pd Elisabetta Zamparutti ai Ministri dello Sviluppo economico, dell’Ambiente e per le politiche europee.
L’interrogazione
Zamparutti ha ricordato come la Commissione europea abbia evidenziato il contributo che l'edilizia apporterebbe al risparmio energetico. Le direttive a riguardo sono però rivolte agli edifici nuovi, che rappresentano solo l'1% del patrimonio abitativo totale. Viene invece trascurato l’esistente.
Secondo le stime dell’Ue, gli immobili residenziali rappresentano il 40% dei consumi energetici. Con standard energetici elevati, oltre ad avvicinarsi all'obiettivo di efficienza energetica fissato per il 2020, si avrebbe un taglio di 78 miliardi di euro nella bolletta annuale e la creazione di un milione di posti di lavoro.
Il 4% dei fondi dell'Unione europea per lo sviluppo regionale, per un totale di 8 miliardi di euro, potrebbe essere quindi indirizzato all’efficienza energetica e all’uso delle rinnovabili negli edifici esistenti.
Priorità emerse anche con la mozione approvata il 26 gennaio scorso dalla Camera, con cui il Governo si è impegnato a promuovere iniziative normative per l’adeguamento tecnologico e la previsione di un sistema di incentivazione stabile per la riqualificazione energetica degli edifici.
Esecutivo al lavoro sull’efficienza
Nella risposta fornita, Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico, ha fatto notare come, in anticipo rispetto alla raccomandazione dell’Unione Europea, l’Italia abbia posto la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente al centro della politica energetica.
Costituiscono una dimostrazione il D.lgs 192/2005, il Dpr 59/2009 e il DM 26 giugno 2009, recante le linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. Norme che hanno attuato la Direttiva 2002/91/CE. Nei provvedimenti per la prima volta sono stati previsti requisiti minimi e obbligatori per tutte le ristrutturazioni, indipendentemente dall'entità dell'intervento.
In base alle linee guida, l'attestato di certificazione energetica è utile per fornire l'immediata percezione della convenienza economica a investire nella riqualificazione energetica della propria abitazione, suggerendo gli interventi più redditizi.
Il Ministero dello sviluppo economico, con il supporto dell’ Enea, agenzia per l'efficienza energetica, Cti, Comitato termotecnico italiano e Res, società Ricerca del sistema energetico, è impegnato nella redazione di nuovi provvedimenti inerenti a climatizzazione estiva, ventilazione naturale e meccanica degli edifici, illuminazione naturale e artificiale per il settore terziario, di integrazione dell'utilizzo delle fonti rinnovabili.
Le misure, definite sulla base di valutazioni tecnico economiche, non troverebbero però riscontro in altri Stati europei, che legano glistandard minimi a una soglia dimensionale dell'intervento.
Durante la discussione della direttiva 2010/31/CE per la revisione della 2002/91/CE, inoltre, l'Italia ha spinto per la definizione di requisiti minimi anche per elementi costruttivi o componenti dell'edificio ristrutturati o sostituiti. Non sarebbe stato però possibile separare il rispetto dei requisiti minimi dalla presenza di una soglia dimensionale minima.
L’interrogazione
Zamparutti ha ricordato come la Commissione europea abbia evidenziato il contributo che l'edilizia apporterebbe al risparmio energetico. Le direttive a riguardo sono però rivolte agli edifici nuovi, che rappresentano solo l'1% del patrimonio abitativo totale. Viene invece trascurato l’esistente.
Secondo le stime dell’Ue, gli immobili residenziali rappresentano il 40% dei consumi energetici. Con standard energetici elevati, oltre ad avvicinarsi all'obiettivo di efficienza energetica fissato per il 2020, si avrebbe un taglio di 78 miliardi di euro nella bolletta annuale e la creazione di un milione di posti di lavoro.
Il 4% dei fondi dell'Unione europea per lo sviluppo regionale, per un totale di 8 miliardi di euro, potrebbe essere quindi indirizzato all’efficienza energetica e all’uso delle rinnovabili negli edifici esistenti.
Priorità emerse anche con la mozione approvata il 26 gennaio scorso dalla Camera, con cui il Governo si è impegnato a promuovere iniziative normative per l’adeguamento tecnologico e la previsione di un sistema di incentivazione stabile per la riqualificazione energetica degli edifici.
Esecutivo al lavoro sull’efficienza
Nella risposta fornita, Stefano Saglia, sottosegretario allo Sviluppo Economico, ha fatto notare come, in anticipo rispetto alla raccomandazione dell’Unione Europea, l’Italia abbia posto la riqualificazione del patrimonio immobiliare esistente al centro della politica energetica.
Costituiscono una dimostrazione il D.lgs 192/2005, il Dpr 59/2009 e il DM 26 giugno 2009, recante le linee guida nazionali per la certificazione energetica degli edifici. Norme che hanno attuato la Direttiva 2002/91/CE. Nei provvedimenti per la prima volta sono stati previsti requisiti minimi e obbligatori per tutte le ristrutturazioni, indipendentemente dall'entità dell'intervento.
In base alle linee guida, l'attestato di certificazione energetica è utile per fornire l'immediata percezione della convenienza economica a investire nella riqualificazione energetica della propria abitazione, suggerendo gli interventi più redditizi.
Il Ministero dello sviluppo economico, con il supporto dell’ Enea, agenzia per l'efficienza energetica, Cti, Comitato termotecnico italiano e Res, società Ricerca del sistema energetico, è impegnato nella redazione di nuovi provvedimenti inerenti a climatizzazione estiva, ventilazione naturale e meccanica degli edifici, illuminazione naturale e artificiale per il settore terziario, di integrazione dell'utilizzo delle fonti rinnovabili.
Le misure, definite sulla base di valutazioni tecnico economiche, non troverebbero però riscontro in altri Stati europei, che legano glistandard minimi a una soglia dimensionale dell'intervento.
Durante la discussione della direttiva 2010/31/CE per la revisione della 2002/91/CE, inoltre, l'Italia ha spinto per la definizione di requisiti minimi anche per elementi costruttivi o componenti dell'edificio ristrutturati o sostituiti. Non sarebbe stato però possibile separare il rispetto dei requisiti minimi dalla presenza di una soglia dimensionale minima.