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Efficienza energetica, Legambiente boccia 89 edifici su 100

Efficienza energetica, Legambiente boccia 89 edifici su 100

Presentati i risultati della campagna nazionale ‘Tutti in classe A’

Vedi Aggiornamento del 27/11/2015
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 27/11/2015
17/02/2011 - Pareti senza isolamento, finestre sottili e montate male, ponti termici tra diversi materiali, serramenti e solai che facilitano le dispersioni di calore. Gli edifici in cui abitiamo e lavoriamo sono responsabili, in nove casi su dieci, di rilevanti dispersioni di calore e quindi costringono a usare riscaldamento e condizionatori, facendo così aumentare i costi in bolletta e diminuire il comfort e la vivibilità.
 
È quanto emerge dalla campagna “Tutti in classe A” lanciata da Legambiente per promuovere una nuova cultura del costruire sostenibile. Su 100 edifici analizzati, tra appartamenti e uffici in 15 città italiane, solo 11 (tutti costruiti a Bolzano) sono stati “promossi”. Per mostrare difetti e pregi degli edifici sono state utilizzate immagini termografiche per dimostrare come sia possibile riqualificare gli edifici in cui viviamo e lavoriamo per renderli, oltre che meno energivori, più belli, più ospitali, più salubri.
 
“Con le termofoto - ha dichiarato Edoardo Zanchini, responsabile Energia di Legambiente - vogliamo rendere evidente quanto sia importante avere case ben progettate e costruite. Le foto del dossier mostrano con efficacia la differenza tra una casa di “Classe A”, ossia con uno standard di qualità energetica che certifica un bassissimo fabbisogno di energia per il riscaldamento, e quelle costruite senza alcuna attenzione a questi temi”.
 
Per quanto riguarda gli edifici residenziali, sono state prese in considerazione costruzioni realizzate negli ultimi dieci anni, nel momento del boom dei prezzi, vendute spesso a oltre 3-4.000 euro/mq. Se si considera che la differenza di costo di una Casa di Classe A rispetto a una “normale” è del 5-10%, e il costo di costruzione è mediamente 1.000 euro a mq, si capisce come non sia un problema di costi a impedire di investire nella qualità.
 
Un edificio di Classe A ha bisogno di circa 30 kWh/mq anno per il riscaldamento (paragonabile alla capacità di 3 litri di gasolio per riscaldare efficientemente per un anno la superficie di 1 m²), rispetto ad un edificio nuovo di Classe C che ha bisogno di circa 70 kWh/mq anno, mentre un edificio come quelli “bocciati” dalle analisi, mediamente di classe E, ha bisogno di oltre 120 kWh/mq anno.
 
Sono stati analizzati anche edifici pubblici, perché Regioni e Comuni hanno responsabilità importanti nel definire obiettivi, prestazioni e controlli in edilizia. E dovrebbero dare il buon esempio evitando sprechi nelle loro strutture. E purtroppo i risultati sono chiarissimi: bocciati 18 edifici su 19 con dispersioni a volte clamorose che obbligano ad un superlavoro i termosifoni d’inverno e i condizionatori d’estate. L’unico edificio che si salva è la nuova sede amministrativa della Provincia di Bolzano, con standard di edificio passivo CasaClima Gold.
 
La fotografia complessiva emersa da questo primo monitoraggio,che continuerà nei prossimi anni,mostra come la quasi totalità degli edifici censiti presentino carenze strutturali relative alle dispersioni di calore. Un risultato che evidenzia quanto poco siano cambiate, negli ultimi 30 anni, le attenzioni da parte di progettisti e costruttori nei confronti di materiali, tecnologie e modalità costruttive impiegate per il contenimento degli sprechi energetici. Secondo le stime del Ministero dello Sviluppo economico, complessivamente, il peso degli usi energetici civili rappresenta circa il 50% dei consumi elettrici e il 33% di quelli energetici totali. Diventa dunque importantissimo intervenire nel settore edilizio per ridurre i consumi energetici, riducendo gli sprechi e le conseguenti emissioni di CO2.
 
L’Unione Europea ha preso molto sul serio questa sfida con precise Direttive che hanno reso obbligatoria, anche in Italia, la certificazione energetica degli edifici nuovi e nelle compravendite di quelli già esistenti. Addirittura con la recente Direttiva 2010/31/CE, ha introdotto un preciso obiettivo per cui dal 2021 tutti i nuovi edifici dell’Unione europea dovranno essere ‘ad energia quasi zero’ (leggi tutto).
 
“L’Italia ha tutto l’interesse a percorrere questa strada - ha continuato Zanchini -. E vogliamo sollecitare Governo, Regioni e Comuni affinché accompagnino con regole chiare questa prospettiva. Ci sono stati ritardi in questi anni ma oggi la certificazione degli edifici è legge in tutta Italia, e quindi dobbiamo impegnarci per migliorare progressivamente gli obiettivi e gli standard energetici in modo da partecipare attivamente al raggiungimento degli obiettivi al 2021”.
 
Secondo Legambiente occorre stabilire da subito, per i nuovi edifici e per le ristrutturazioni oltre una certa dimensione, uno standard minimo obbligatorio di Classe A su tutto il territorio nazionale e bisogna premiare e certificare, nelle ristrutturazioni, il miglioramento della classe energetica di appartenenza, con incentivi in funzione del “salto” effettuato (dalla C alla A, dalla E alla B). Poi, bisogna introdurre contributi per le rinnovabili negli edifici, perché il solare termico e il fotovoltaico, le biomasse, la geotermia a bassa entalpia e il mini-eolico possono contribuire in modo significativo a soddisfare i fabbisogni di energia.
 
Questa prospettiva - secondo Legambiente - potrebbe essere per il nostro Paese una eccellente opportunità per incrociare gli obiettivi energetici, oggi vincolanti, con quelli (purtroppo non vincolanti e troppo spesso dimenticati) di messa in sicurezza del patrimonio edilizio (in particolare quello con più di 50 anni di età, quello abusivo e quello nelle aree a rischio idrogeologico e sismico), di adeguamento degli alloggi alle nuove domande delle famiglie, e magari di maggiore vivibilità di tante periferie.
 
Ma nel dossier c’è anche una valutazione sull’operato delle Regioni, visto il loro ruolo fondamentale in questo processo, non solo nel dar seguito ai provvedimenti nazionali ma anche nell’introdurre criteri, riferimenti, controlli e sanzioni.
 
Promosse le Province Autonome di Trento e Bolzano, la Lombardia ed il Piemonte,dove le normative affrontano in maniera completa tutti gli aspetti di rendimento e certificazione energetica degli edifici, e dove, di conseguenza, si trovano esempi positivi di un nuovo modo di progettare e costruire.
 
Promosse con riserva Emilia-Romagna, Liguria e Puglia dove mancano ancora dei tasselli a completare il quadro normativo. Bocciate per alcune lacune normative Lazio, Umbria e Valle d’Aosta, le cui Leggi regionali prevedono indicazioni ancora troppo generiche sull’efficienza energetica.
 
Bocciate per incompletezza e inadeguatezza della normativa Toscana, Veneto, Marche, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Sardegna, Sicilia, Abruzzo. Si tratta di intere aree del Paese in cui non esistono Leggi regionali con obblighi sui rendimenti energetici degli edifici, sull’uso delle rinnovabili e sulla certificazione energetica. Per cui non si va oltre una generica promozione della sostenibilità in edilizia.
 
 
Fonte: Legambiente
 
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