
A rischio le rinnovabili in Italia, allarme degli operatori del settore
RISPARMIO ENERGETICO
A rischio le rinnovabili in Italia, allarme degli operatori del settore
Nel Decreto all'esame del Governo, tetto massimo di 8 GW al 2014, stop al Conto Energia, limiti al fotovoltaico a terra
Vedi Aggiornamento
del 14/03/2011
02/03/2011 - Arriverà sul tavolo del Consiglio dei Ministri di giovedì il decreto legislativo per il recepimento della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle fonti energetiche rinnovabili.
Le nuove norme stanno scatenando l’allarme delle associazioni dei produttori di energia rinnovabile, preoccupate per gli scenari che si apriranno dopo il via libera al decreto.
Leggi in anteprima la bozza di decreto legislativo.
A destare i timori degli operatori del settore sono, in particolare, le norme sugli incentivi al fotovoltaico e sul Conto Energia, sull’uso delle rinnovabili in edilizia e sul fotovoltaico in aree agricole.
Incentivi al fotovoltaico e Conto Energia
Il decreto prevede l’abrogazione, dal 1° gennaio 2014, del Conto Energia per l’incentivazione del fotovoltaico. Inoltre, nel caso in cui l’obiettivo di 8 GW di energia rinnovabile - fissato per il 2020 - fosse raggiunto prima, il Conto Energia sarebbe sospeso fino alla determinazione di nuovi obiettivi.
Poiché le stime del GSE fanno pensare che l’obiettivo di 8 GW verrà raggiunto già entro l’estate di quest’anno, i produttori denunciano l’introduzione di un vero e proprio ‘tetto’ alla produzione di energia da fonti rinnovabili che bloccherà o sviluppo del settore.
“L’ultima bozza di decreto” - afferma in una nota il Presidente di Assosolare, Gianni Chianetta - “ostituirebbe la fine del fotovoltaico, settore ancora giovane ma con enormi potenzialità di sviluppo anche in termini occupazionali”. “Ponendo un tetto da 8 GW per il 2014 - continua Chianetta -, oltre il quale sarebbe annullato il Conto Energia, il decreto rischia di avere un effetto immediato e retroattivo anche per impianti già pianificati. Quello che nell’attuale Piano di azione nazionale era un obiettivo timido, ora è diventato un vero tetto, quando invece in Germania l’obiettivo supera i 50 GW”.
Lo stop avrebbe anche un’altra conseguenza: oltre a “rendere inutili i risultati brillantemente ottenuti fino a questo momento” - spiega ISES Italia in una nota -, si rischierebbe di “incorrere in infrazioni comunitarie”.
Rinnovabili in edilizia
Legambiente denuncia il dietrofront del Governo sulle norme, presenti nella prima bozza del Decreto, che incentivavano l’utilizzo delle fonti rinnovabili in edilizia, attraverso l’adeguamento dei regolamenti edilizi comunali e delle leggi regionali (leggi tutto).
“Il Decreto - spiega Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - prevede il divieto di indicazioni ‘diverse o superiori’ a quelle previste nel testo per le fonti rinnovabili in edilizia, con la conseguenza che i Comuni e le Regioni che già sono intervenute, in alcuni casi con indicazioni molto più ambiziose, dovranno fare un passo indietro”.
Impianti fotovoltaici su terreni agricoli
La bozza di decreto prevede un limite massimo di 100 kW per ettaro (era 50 nella prima versione). “La nuova procedura di allocazione prevista nel decreto - spiega Assosolare - avrebbe addirittura un effetto retroattivo su tutte le autorizzazioni in corso, comprese quelle in via di finalizzazione, e stabilisce un tempo di un anno per la connessione anche per le autorizzazioni maturate prima del decreto, non tenendo conto di problemi della rete e lungaggini autorizzative”.
Energia eolica
Per l’eolico, sarebbe previsto un taglio retroattivo del 30% per gli incentivi in vigore: “l’Unione Europea - ricorda Legambiente - ha stabilito il divieto a qualsiasi intervento retroattivo proprio perché toglierebbero certezze agli investimenti delle imprese nel settore”.
LA MOBILITAZIONE
Le Associazioni ambientaliste e dei produttori chiedono dunque al Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, di far valere le ragioni dell’ambiente e a Governo e Parlamento di modificare il decreto.
L’Associazione delle imprese fotovoltaiche aderente a Confindustria, ANIE/GIFI, chiede di eliminare la sospensione degli incentivi previsti dal Conto Energia al raggiungimento degli 8GW; dare continuità al mercato anticipando la revisione del sistema di incentivazione con una sostanziale riduzione delle tariffe, già a partire dall’ultimo quadrimestre 2011; qualora tali ipotesi non siano percorribili, un “grace period” al raggiungimento degli 8GW, come già previsto nel precedente e nell’attuale Conto Energia. Le proposte sono state portate all’attenzione del Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, in un incontro con alcuni rappresentanti del dicastero.
ReFeel, operatore energetico da fonte rinnovabile, chiede la modifica del testo per evitare che “il mercato nazionale vada nelle mani degli operatori stranieri, che nei loro Paesi creeranno filiere industriali, finanziare e tecnologiche strategiche, mentre qui avremo interrotto un circolo virtuoso che è considerato il principale stimolo alla riprese economica mondiale”.
VPSolar, azienda produttrice di impianti fotovoltaici, invita a sottoscrivere una lettera - già firmata da 55 parlamentari - da inviare al Capo dello Stato e al Presidente del Consiglio, in cui si chiede di modifcare il decreto per scongiurare la perdita di 15.000 posti di lavoro, salvare un indotto che occupa altre 100.000 persone e dare a oltre 160.000 famiglie l’opportunità di diventare energeticamente indipendenti.
Nel dibattito interviene il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC): “Gli architetti italiani sono fermamente intenzionati ad opporsi a qualsiasi iniziativa che limiti in modo indiscriminato l’uso e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili”. Non va dimenticato - continua il CNAPPC - che il settore delle rinnovabili, l’unico in controtendenza rispetto alla crisi, “trova intenso utilizzo nel settore delle costruzioni e contribuisce, in parte, ad alleviare la gravissima crisi che colpisce progettisti, costruttori e tutti i soggetti del comparto edile”.
Assilea, l’associazione rappresentativa delle società di leasing, che nel corso del 2010 hanno finanziato oltre 2,4 miliardi di Euro di investimenti di leasing in impianti fotovoltaici, manifesta forte preoccupazione per la possibile approvazione del decreto. La scelta di sospendere il Conto Energia al raggiungimento degli 8 mila MW - spiega Assilea - “potrebbe pregiudicare il buon esito delle operazioni di leasing già perfezionate, o in corso di erogazione e future, compromettendo il ruolo e lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia”.
LA POSIZIONE DEL GOVERNO
“Bisogna interrompere un meccanismo che è costato agli italiani 20 miliardi tra il 2009 e il 2010” ha detto il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani. “Noi - ha continuato il Ministro - siamo un paese prevalentemente manifatturiero, molte aziende pagano l’alto costo dell’energia e il costo delle rinnovabili è sulle spalle dei cittadini italiani che in bolletta hanno pagato 20 miliardi di incentivi tra il 2009 e il 2010 in cambio del 4,5% di energia prodotta”.
Il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo ha invece assicurato che “sulle fonti rinnovabili abbiamo assunto un impegno a livello UE e lo manterremo”. “È evidente - ha proseguito il Ministro - che gli incentivi saranno in prospettiva decrescenti perché maggiori dovevano essere nella fase di avvio del comparto ed è naturale che si attenuino con la crescita del settore, anche in relazione alla riduzione dei costi degli impianti”. “Andremo avanti con le rinnovabili e andremo avanti col nucleare - ha concluso Prestigiacomo. Non c’è contrapposizione: l’Italia ha bisogno di entrambe queste fonti di energia se vuole un futuro di sviluppo sostenibile”.
LE REAZIONI DELL’OPPOSIZIONE
“Il Ministro Romani mente sapendo di mentire se afferma che gli incentivi alle rinnovabili sono costati agli italiani 20 miliardi di euro tra il 2009 e il 2010 - ha detto Ermete Realacci, responsabile Ambiente del Partito Democratico. La grandissima parte di queste risorse non hanno nulla a che vedere con le fonti rinnovabili: negli anni passati abbiamo speso tra i 40 e i 50 miliardi di euro per finanziare i combustibili fossili e la chiusura del vecchio nucleare. Ben spesi ci avrebbero reso un paese leader nel campo delle rinnovabili”.
Le nuove norme stanno scatenando l’allarme delle associazioni dei produttori di energia rinnovabile, preoccupate per gli scenari che si apriranno dopo il via libera al decreto.
Leggi in anteprima la bozza di decreto legislativo.
A destare i timori degli operatori del settore sono, in particolare, le norme sugli incentivi al fotovoltaico e sul Conto Energia, sull’uso delle rinnovabili in edilizia e sul fotovoltaico in aree agricole.
Incentivi al fotovoltaico e Conto Energia
Il decreto prevede l’abrogazione, dal 1° gennaio 2014, del Conto Energia per l’incentivazione del fotovoltaico. Inoltre, nel caso in cui l’obiettivo di 8 GW di energia rinnovabile - fissato per il 2020 - fosse raggiunto prima, il Conto Energia sarebbe sospeso fino alla determinazione di nuovi obiettivi.
Poiché le stime del GSE fanno pensare che l’obiettivo di 8 GW verrà raggiunto già entro l’estate di quest’anno, i produttori denunciano l’introduzione di un vero e proprio ‘tetto’ alla produzione di energia da fonti rinnovabili che bloccherà o sviluppo del settore.
“L’ultima bozza di decreto” - afferma in una nota il Presidente di Assosolare, Gianni Chianetta - “ostituirebbe la fine del fotovoltaico, settore ancora giovane ma con enormi potenzialità di sviluppo anche in termini occupazionali”. “Ponendo un tetto da 8 GW per il 2014 - continua Chianetta -, oltre il quale sarebbe annullato il Conto Energia, il decreto rischia di avere un effetto immediato e retroattivo anche per impianti già pianificati. Quello che nell’attuale Piano di azione nazionale era un obiettivo timido, ora è diventato un vero tetto, quando invece in Germania l’obiettivo supera i 50 GW”.
Lo stop avrebbe anche un’altra conseguenza: oltre a “rendere inutili i risultati brillantemente ottenuti fino a questo momento” - spiega ISES Italia in una nota -, si rischierebbe di “incorrere in infrazioni comunitarie”.
Rinnovabili in edilizia
Legambiente denuncia il dietrofront del Governo sulle norme, presenti nella prima bozza del Decreto, che incentivavano l’utilizzo delle fonti rinnovabili in edilizia, attraverso l’adeguamento dei regolamenti edilizi comunali e delle leggi regionali (leggi tutto).
“Il Decreto - spiega Rossella Muroni, direttore generale di Legambiente - prevede il divieto di indicazioni ‘diverse o superiori’ a quelle previste nel testo per le fonti rinnovabili in edilizia, con la conseguenza che i Comuni e le Regioni che già sono intervenute, in alcuni casi con indicazioni molto più ambiziose, dovranno fare un passo indietro”.
Impianti fotovoltaici su terreni agricoli
La bozza di decreto prevede un limite massimo di 100 kW per ettaro (era 50 nella prima versione). “La nuova procedura di allocazione prevista nel decreto - spiega Assosolare - avrebbe addirittura un effetto retroattivo su tutte le autorizzazioni in corso, comprese quelle in via di finalizzazione, e stabilisce un tempo di un anno per la connessione anche per le autorizzazioni maturate prima del decreto, non tenendo conto di problemi della rete e lungaggini autorizzative”.
Energia eolica
Per l’eolico, sarebbe previsto un taglio retroattivo del 30% per gli incentivi in vigore: “l’Unione Europea - ricorda Legambiente - ha stabilito il divieto a qualsiasi intervento retroattivo proprio perché toglierebbero certezze agli investimenti delle imprese nel settore”.
LA MOBILITAZIONE
Le Associazioni ambientaliste e dei produttori chiedono dunque al Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, di far valere le ragioni dell’ambiente e a Governo e Parlamento di modificare il decreto.
L’Associazione delle imprese fotovoltaiche aderente a Confindustria, ANIE/GIFI, chiede di eliminare la sospensione degli incentivi previsti dal Conto Energia al raggiungimento degli 8GW; dare continuità al mercato anticipando la revisione del sistema di incentivazione con una sostanziale riduzione delle tariffe, già a partire dall’ultimo quadrimestre 2011; qualora tali ipotesi non siano percorribili, un “grace period” al raggiungimento degli 8GW, come già previsto nel precedente e nell’attuale Conto Energia. Le proposte sono state portate all’attenzione del Ministro dello Sviluppo Economico, Paolo Romani, in un incontro con alcuni rappresentanti del dicastero.
ReFeel, operatore energetico da fonte rinnovabile, chiede la modifica del testo per evitare che “il mercato nazionale vada nelle mani degli operatori stranieri, che nei loro Paesi creeranno filiere industriali, finanziare e tecnologiche strategiche, mentre qui avremo interrotto un circolo virtuoso che è considerato il principale stimolo alla riprese economica mondiale”.
VPSolar, azienda produttrice di impianti fotovoltaici, invita a sottoscrivere una lettera - già firmata da 55 parlamentari - da inviare al Capo dello Stato e al Presidente del Consiglio, in cui si chiede di modifcare il decreto per scongiurare la perdita di 15.000 posti di lavoro, salvare un indotto che occupa altre 100.000 persone e dare a oltre 160.000 famiglie l’opportunità di diventare energeticamente indipendenti.
Nel dibattito interviene il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (CNAPPC): “Gli architetti italiani sono fermamente intenzionati ad opporsi a qualsiasi iniziativa che limiti in modo indiscriminato l’uso e lo sviluppo di fonti energetiche rinnovabili”. Non va dimenticato - continua il CNAPPC - che il settore delle rinnovabili, l’unico in controtendenza rispetto alla crisi, “trova intenso utilizzo nel settore delle costruzioni e contribuisce, in parte, ad alleviare la gravissima crisi che colpisce progettisti, costruttori e tutti i soggetti del comparto edile”.
Assilea, l’associazione rappresentativa delle società di leasing, che nel corso del 2010 hanno finanziato oltre 2,4 miliardi di Euro di investimenti di leasing in impianti fotovoltaici, manifesta forte preoccupazione per la possibile approvazione del decreto. La scelta di sospendere il Conto Energia al raggiungimento degli 8 mila MW - spiega Assilea - “potrebbe pregiudicare il buon esito delle operazioni di leasing già perfezionate, o in corso di erogazione e future, compromettendo il ruolo e lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia”.
LA POSIZIONE DEL GOVERNO
“Bisogna interrompere un meccanismo che è costato agli italiani 20 miliardi tra il 2009 e il 2010” ha detto il Ministro dello Sviluppo Economico Paolo Romani. “Noi - ha continuato il Ministro - siamo un paese prevalentemente manifatturiero, molte aziende pagano l’alto costo dell’energia e il costo delle rinnovabili è sulle spalle dei cittadini italiani che in bolletta hanno pagato 20 miliardi di incentivi tra il 2009 e il 2010 in cambio del 4,5% di energia prodotta”.
Il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo ha invece assicurato che “sulle fonti rinnovabili abbiamo assunto un impegno a livello UE e lo manterremo”. “È evidente - ha proseguito il Ministro - che gli incentivi saranno in prospettiva decrescenti perché maggiori dovevano essere nella fase di avvio del comparto ed è naturale che si attenuino con la crescita del settore, anche in relazione alla riduzione dei costi degli impianti”. “Andremo avanti con le rinnovabili e andremo avanti col nucleare - ha concluso Prestigiacomo. Non c’è contrapposizione: l’Italia ha bisogno di entrambe queste fonti di energia se vuole un futuro di sviluppo sostenibile”.
LE REAZIONI DELL’OPPOSIZIONE
“Il Ministro Romani mente sapendo di mentire se afferma che gli incentivi alle rinnovabili sono costati agli italiani 20 miliardi di euro tra il 2009 e il 2010 - ha detto Ermete Realacci, responsabile Ambiente del Partito Democratico. La grandissima parte di queste risorse non hanno nulla a che vedere con le fonti rinnovabili: negli anni passati abbiamo speso tra i 40 e i 50 miliardi di euro per finanziare i combustibili fossili e la chiusura del vecchio nucleare. Ben spesi ci avrebbero reso un paese leader nel campo delle rinnovabili”.