Prestigiacomo: ‘non c’è il tetto di 8 GW per il fotovoltaico’
RISPARMIO ENERGETICO
Prestigiacomo: ‘non c’è il tetto di 8 GW per il fotovoltaico’
Romani: ‘il Governo sta lavorando a un testo che riveda il sistema di incentivazione senza pesare in bolletta’
02/03/2011 - Potrebbe essere cancellato il tetto degli 8.000 MW di produzione di energia da fonte fotovoltaica, oltre il quale verrebbe sospesa l’erogazione degli incentivi.
Ieri sera il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha detto che “non c’è un tetto degli 8000 Megawatt. E ha aggiunto che quello degli 8.000 MW era un obiettivo che l’Italia si era data in sede di adesione al Pacchetto 20-20 della UE, non un obbligo di legge.
Sta dando dunque i primi risultati la mobilitazione di associazioni ambientaliste e operatori del settore contro il decreto legislativo per il recepimento della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle rinnovabili che arriverà domani sul tavolo del Consiglio dei Ministri (leggi tutto).
“In questo anno - ha ricordato il Ministro dell'Ambiente - abbiamo verificato un forte incremento del fotovoltaico, mentre invece si è praticamente fermato l’eolico; è quindi necessario che il Governo riveda questa strategia, gli incentivi non potranno che essere confermati” ma dovranno essere ridotti man mano che il fotovoltaico diventa competitivo sul mercato.
Stamattina però il Ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha avvertito che “gli incentivi alla produzione di energia da fotovoltaico costeranno agli italiani 3,5 miliardi una volta raggiunto il livello di 8 mila MW, per complessivi 35 miliardi in dieci anni”. “Siamo sicuri - ha aggiunto il Ministro - di voler spendere 35 miliardi per fabbricare 8 mila MW di fotovoltaico? È una decisione di carattere politico, possiamo decidere che questo sia l’obiettivo del Paese. A me interessa stabilire il principio che tutti i cittadini italiani debbano essere consapevoli di questo costo”. Il Ministro non ha però chiarito se il tetto degli 8 mila MW è da considerare un limite oltre il quale sono sospesi gli incentivi.
Nel pomeriggio il Ministro Romani ha dichiarato che il Governo sta lavorando a un testo che ridisegni il sistema di incentivazione delle rinnovabili e che consenta all’Italia di raggiungere gli obiettivi comunitari, invertendo allo stesso tempo la tendenza al caro-bolletta, in linea con i maggiori paesi europei. Il Ministro ha confermato l’impegno a supportare una filiera produttiva importante e in crescita e si è detto convinto che, eliminando sprechi, speculazioni e truffe, sia possibile rivedere gli incentivi garantendo investimenti industriali, occupazione e indotto, senza gravare i cittadini con ulteriori costi ingiustificati in bolletta.
“Il ‘Decreto Romani’ rischia di provocare lo smantellamento di centinaia di aziende e di migliaia di posti di lavoro, a cominciare dal settore fotovoltaico”. Lo hanno dichiarato Monica Frassoni, Presidente del Partito Verde Europeo, e Claude Turmes, relatore del PE della direttiva sulle energe rinnovabili. Secondo i due europarlamentari, il decreto annulla l’obiettivo UE per l’Italia sulle rinnovabili (17% sui consumi finali di energia) visto che il peso delle rinnovabili sul totale dovrà essere, a fine decennio, intorno al 30%, ed è di fatto un enorme, inaccettabile regalo alla lobby nucleare.
Ieri sera il Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, ha detto che “non c’è un tetto degli 8000 Megawatt. E ha aggiunto che quello degli 8.000 MW era un obiettivo che l’Italia si era data in sede di adesione al Pacchetto 20-20 della UE, non un obbligo di legge.
Sta dando dunque i primi risultati la mobilitazione di associazioni ambientaliste e operatori del settore contro il decreto legislativo per il recepimento della Direttiva 2009/28/CE sulla promozione delle rinnovabili che arriverà domani sul tavolo del Consiglio dei Ministri (leggi tutto).
“In questo anno - ha ricordato il Ministro dell'Ambiente - abbiamo verificato un forte incremento del fotovoltaico, mentre invece si è praticamente fermato l’eolico; è quindi necessario che il Governo riveda questa strategia, gli incentivi non potranno che essere confermati” ma dovranno essere ridotti man mano che il fotovoltaico diventa competitivo sul mercato.
Stamattina però il Ministro dello Sviluppo economico, Paolo Romani, ha avvertito che “gli incentivi alla produzione di energia da fotovoltaico costeranno agli italiani 3,5 miliardi una volta raggiunto il livello di 8 mila MW, per complessivi 35 miliardi in dieci anni”. “Siamo sicuri - ha aggiunto il Ministro - di voler spendere 35 miliardi per fabbricare 8 mila MW di fotovoltaico? È una decisione di carattere politico, possiamo decidere che questo sia l’obiettivo del Paese. A me interessa stabilire il principio che tutti i cittadini italiani debbano essere consapevoli di questo costo”. Il Ministro non ha però chiarito se il tetto degli 8 mila MW è da considerare un limite oltre il quale sono sospesi gli incentivi.
Nel pomeriggio il Ministro Romani ha dichiarato che il Governo sta lavorando a un testo che ridisegni il sistema di incentivazione delle rinnovabili e che consenta all’Italia di raggiungere gli obiettivi comunitari, invertendo allo stesso tempo la tendenza al caro-bolletta, in linea con i maggiori paesi europei. Il Ministro ha confermato l’impegno a supportare una filiera produttiva importante e in crescita e si è detto convinto che, eliminando sprechi, speculazioni e truffe, sia possibile rivedere gli incentivi garantendo investimenti industriali, occupazione e indotto, senza gravare i cittadini con ulteriori costi ingiustificati in bolletta.
“Il ‘Decreto Romani’ rischia di provocare lo smantellamento di centinaia di aziende e di migliaia di posti di lavoro, a cominciare dal settore fotovoltaico”. Lo hanno dichiarato Monica Frassoni, Presidente del Partito Verde Europeo, e Claude Turmes, relatore del PE della direttiva sulle energe rinnovabili. Secondo i due europarlamentari, il decreto annulla l’obiettivo UE per l’Italia sulle rinnovabili (17% sui consumi finali di energia) visto che il peso delle rinnovabili sul totale dovrà essere, a fine decennio, intorno al 30%, ed è di fatto un enorme, inaccettabile regalo alla lobby nucleare.