Dati catastali errati, l’esproprio resta valido
NORMATIVA
Dati catastali errati, l’esproprio resta valido
CdS: gli errori materiali che non implicano incertezze possono sempre essere rettificati, necessario l’aggiornamento
11/04/2011 - È legittima l’espropriazione di immobili i cui dati catastali sono riportati in modo errato. Lo ha stabilito il Consiglio di Stato con la sentenza 1170/2011. Per non incorrere in equivoci, diventa quindi necessario l’aggiornamento catastale.
Il CdS, chiamato a esprimersi su una precedente pronuncia del Tar Lazio, ha spiegato che l’inesatta individuazione del frazionamento delle particelle catastali espropriate non pregiudica la validità della procedura espropriativa.
Nel caso in cui l’errata indicazione degli estremi degli immobili non implica incertezze, ci si trova di fronte a semplici errori materiali, che possono essere rettificati in ogni momento.
Il Consiglio di Stato ha quindi respinto il ricorso presentato contro una sentenza del Tar Lazio sull’occupazione d’urgenza e servitù perpetua di elettrodotto. I proprietari del terreno avevano infatti impugnato davanti al Tribunale Amministrativo il decreto, con cui si dava ad una società elettrica il diritto di servitù, adducendo la mancanza della notifica degli atti riguardanti la pubblica utilità dell’opera.
Secondo le valutazioni del Tar, però, il piano particolareggiato di esecuzione e l’elenco delle ditte esecutrici erano stati depositati per tempo.
Una posizione confermata in seguito dal Consiglio di Stato, che respingendo il ricorso ha riportato l’attenzione sulla necessità di aggiornamento dei dati catastali.
Il CdS, chiamato a esprimersi su una precedente pronuncia del Tar Lazio, ha spiegato che l’inesatta individuazione del frazionamento delle particelle catastali espropriate non pregiudica la validità della procedura espropriativa.
Nel caso in cui l’errata indicazione degli estremi degli immobili non implica incertezze, ci si trova di fronte a semplici errori materiali, che possono essere rettificati in ogni momento.
Il Consiglio di Stato ha quindi respinto il ricorso presentato contro una sentenza del Tar Lazio sull’occupazione d’urgenza e servitù perpetua di elettrodotto. I proprietari del terreno avevano infatti impugnato davanti al Tribunale Amministrativo il decreto, con cui si dava ad una società elettrica il diritto di servitù, adducendo la mancanza della notifica degli atti riguardanti la pubblica utilità dell’opera.
Secondo le valutazioni del Tar, però, il piano particolareggiato di esecuzione e l’elenco delle ditte esecutrici erano stati depositati per tempo.
Una posizione confermata in seguito dal Consiglio di Stato, che respingendo il ricorso ha riportato l’attenzione sulla necessità di aggiornamento dei dati catastali.