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Decreto sviluppo: concessioni di 50 anni sulle spiagge

Decreto sviluppo: concessioni di 50 anni sulle spiagge

Terminata la presentazione di emendamenti, oltre mille le proposte di modifica depositate prima della conversione

Vedi Aggiornamento del 25/09/2017
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 25/09/2017
 08/06/2011 - Torna attuale la riscrittura delle concessioni sulle zone costiere, che potrebbero essere elevate a 50 anni. Sono circa 1500 gli emendamenti presentati al decreto sviluppo, sui quali è ora in corso la valutazione di ammissibilità.
 
Oltre ad appalti e semplificazione in edilizia, argomenti controversi che hanno da subito acceso il confronto politico, entra nel vivo il dibattito sulla disciplina delle spiagge, già modificato per andare incontro alle richieste dell’Unione Europea.
 
Lega Nord e Partito Democratico hanno presentato 300 emendamenti a testa. Tra questi desta particolare attenzione la proposta di estendere la durata dei diritti di superficie sugli arenili, che passerebbe da 20 a 50 anni.
 
Alcuni esponenti di Pdl e Pd hanno invece chiesto lo stralcio della disposizione dal decreto in modo da poter trattare la materia in un provvedimento ad hoc, da approvare dopo un’intesa tra Governo e Conferenza Unificata.
 
La proposta avanzata dalla Lega distingue tra lido del mare, su cui non è possibile costruire, battigia, scogliere, aree dedicate all'ombreggio e zone su cui possono essere effettuati interventi per il rilancio del turismo. L’emendamento ridefinisce inoltre l'impresa turistico balneare.
 
Ricordiamo che la prima versione del decreto sviluppo prevedeva una durata novantennale delle concessioni, ridimensionata a 20 anni proprio per non aggravare la situazione dell’Italia, contro la quale Bruxelles aveva già avviato una procedura di infrazione.
 
L’Unione Europea criticava infatti la precedente normativa italiana, che ammetteva concessioni demaniali della durata di sei anni, automaticamente rinnovabili di altri sei anni. A detta della Commissione, la previsione del decreto sviluppo non contrastava solo con le regole della concorrenza, ma anche con la direttiva 2006/123/Ce- Bolkestein. In base alla quale il rinnovo automatico escluderebbe infatti gli altri operatori dal mercato.


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