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Lazio, tour de force del Consiglio regionale per il nuovo Piano Casa

Lazio, tour de force del Consiglio regionale per il nuovo Piano Casa

Opposizione: ‘legge per legalizzare le illegalità’. INU: ‘deroga generalizzata ai piani comunali’

Vedi Aggiornamento del 01/09/2011
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 01/09/2011
03/08/2011 - Una settimana molto impegnativa, quella appena trascorsa, per il Consiglio regionale del Lazio. All’ordine del giorno di tutte le sedute il ddl di modifica del Piano Casa.
 
La discussione è iniziata il 27 luglio scorso e sta procedendo con riunioni-fiume del Consiglio regionale che dovrà approvare la nuova legge entro agosto, prima della scadenza del Piano Casa precedente (Lr 21/2009).

La notte scorsa l’Assessore all’Urbanistica, Luciano Ciocchetti, ha presentato tre 'sub emendamenti generali': il primo sostituisce tutti gli articoli della legge, il secondo contiene il ritiro di tutti gli altri articoli , il terzo sostituisce tutti gli emendamenti aggiuntivi presentati dalla giunta. Di conseguenza, decadono tutti gli emendamenti presentati da maggioranza e opposizione. Nelle intenzioni della maggioranza, questo consentirà di arrivare all'approvazione definitiva entro la giornata di oggi 3 agosto.
 
La scorsa settimana l’Assessore Ciocchetti, ha avviato l’esame del provvedimento spiegando che la proposta di legge introduce “una nuova cultura urbanistica: no al consumo di nuovo territorio, sì alla riqualificazione urbana, del recupero, del riutilizzo, anche attraverso il ricorso a materiali ecocompatibili e il rispetto delle norme sul risparmio energetico”. “Con questa proposta di legge - ha detto - non favoriamo i grandi costruttori, ma accompagniamo fuori dalla crisi le piccole e medie imprese”. “Soltanto per quanto riguarda gli ampliamenti degli alloggi esistenti, sono realizzabili 3,1 milioni di metri cubi, che vogliono dire 21mila occupati in più”.
 
Un “canale per reperire aree - ha spiegato ancora l’assessore - sono i cambi di destinazione d’uso delle strutture dismesse inserite nel tessuto delle città. Per la prima volta leghiamo la valorizzazione di queste zone con un beneficio sociale: il 30% degli alloggi sarà destinato a edilizia sociale”. “Infine nel Piano Casa c'è il tema della riqualificazione urbana, in particolare delle periferie. Dobbiamo rinnovare le nostre città con interventi di demolizione e ricostruzione. Anche per recuperare zone di pregio, ad esempio le nostre coste” - ha concluso.
 
Il presidente della commissione Urbanistica, Roberto Buonasorte, ha ricordato che con la legge del 2009 approvata dal centro sinistra, sono state presentate poco più di 100 domande, perché “conteneva troppi no, troppi divieti. Penso alle zone agricole, dove con la nostra proposta saranno permessi gli interventi”.
 
Durissime le critiche dell’opposizione: per Angelo Bonelli (Verdi), si tratta di una “legge refrattaria alle regole, una legge per legalizzare le illegalità”. “Cosa c’entra - ha chiesto Bonelli - la realizzazione di nuovi porti con il Piano Casa? Cosa c’entrano nuove cave in zone tutelate? Cosa c’entra la realizzazione di impianti sciistici al Terminillo? Il Piano Casa, insomma, è diventato la chiave per devastare zone di pregio”.
 
Per il vicepresidente della commissione Urbanistica, Claudio Moscardelli (Pd), il disegno di legge di modifica stravolge l’impostazione della legge precedente che “nacque in un clima di grande prudenza” e rappresenta una “vera e propria legislazione sulla speculazione edilizia”, mentre per Marco Di Stefano (Pd), la legge “parla di tutto meno che di casa. Parla di cave, di impianti sportivi, di centri commerciali e di porti, parla ai grandi costruttori, non alle famiglie, non a chi ha davvero bisogno della casa, parla a chi vende appartamenti a non meno di 5mila euro a metro quadro nella periferia di Roma. La crisi economica non si risolve con i condoni, non si risolve espropriando i Comuni dei loro poteri di programmazione dello sviluppo del loro territorio”.
  
L’assessore all’Urbanistica Ciocchetti ha ricordato che la legge è urgente “perché ad agosto scade il Piano Casa precedente e anche perché a settembre, in mancanza di norme regionali, entreranno automaticamente in vigore quelle nazionali”.
 
Si tratta - ricordiamo - del Decreto Sviluppo che chiede alle Regioni di approvare leggi per la riqualificazione urbana attraverso il riconoscimento di premi volumetrici e cambi di destinazione d’uso in caso di interventi di demolizione e ricostruzione. In mancanza delle norme locali possono essere applicate le percentuali di ampliamento fissate dalla legge nazionale (20% sul residenziale e 10% sugli edifici a uso diverso). La previsione deve però essere confermata dalla conversione in legge. Ma su questo la regione Lazio si è già dichiarata in regola con le richieste del DL Sviluppo (leggi tutto).

Preoccupazione è stata espressa dall’Istituto Nazionale di Urbanistica, sezione Lazio: “sotto la dizione di ‘Piano Casa’ - ha affermato l’INU in una nota - c'è una deroga generalizzata, promossa dallo Stato e dalle Regioni, ai piani urbanistici comunali. Una sorta di sospensione emergenziale dei poteri di governo del territorio, attribuiti costituzionalmente ai Comuni, in aperto contrasto con il principio di sussidiarietà. Tale sospensione nel primo Piano Casa del 2009 durava 2 anni ed era motivata con l'urgenza del rilancio economico. Oggi, dopo due anni di scarsissimi risultati, la sospensione viene prorogata ed allargata”.
 
“Il Piano Casa della Regione Lazio - continua la nota - amplia gli obiettivi, già presenti nella precedente legge 21/2009, di riqualificazione ambientale e delle periferie, ma li affida a progetti edilizi in deroga ai piani, autocertificati da un tecnico privato. Ammette cambi di destinazione d'uso delle aree produttive, prevede demolizioni e ricostruzioni nelle zone storiche, consente interventi di sostituzione edilizia ed ampliamento nei parchi e nelle aree di pregio (non per delocalizzare gli insediamenti, ma per appesantirli). In altre parole produce nuove rendite a vantaggio dei pochi che riusciranno a salire sul treno della deroga. Non è questa la strada della riqualificazione, che richiede piani urbanistici comunali che esprimano gli indirizzi pubblici sui diversi contesti territoriali, e programmi di intervento che recuperino le rendite generate dalle trasformazioni a vantaggio della città esistente”.
 
“L’unica nota positiva - conclude l’INU - sembra essere l’estensione a tutto il Lazio della riserva ‘perequativa’ per l'edilizia sociale sul 20% delle aree private di trasformazione urbanistica, come già stabilito dal PRG di Roma. Ma questa sola norma che rafforza il governo del territorio è inserita in un provvedimento complessivamente derogatorio. E la sottrazione ai Comuni dei poteri di governo del territorio può diventare un sistema ordinario di formazione del consenso per il legislatore?”.
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