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Manovra Bis: per l’Antitrust va eliminato il riferimento alle tariffe professionali

Manovra Bis: per l’Antitrust va eliminato il riferimento alle tariffe professionali

Consiglio Nazionale degli Architetti: ‘le tariffe sono una garanzia della qualità e della completezza della prestazione’

Vedi Aggiornamento del 09/11/2011
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 09/11/2011
31/08/2011 - Prosegue il dibattito sulle misure di liberalizzazione delle professioni contenute nella Manovra Bis (DL 138/2011) in corso di conversione in legge.
 
Sulle norme che riguardano le professioni (leggi tutto) è intervenuta nei giorni scorsi l’Autorità per la concorrenza e il mercato che, in una segnalazione inviata al Governo e alle Camere, ha espresso perplessità sul riferimento legale alle tariffe professionali e sulla durata del tirocinio.
 
Secondo l’Antitrust, in generale la Manovra bis “va nella giusta direzione dell’apertura dei mercati ma per ottenere i risultati sperati occorre rivedere alcune norme che potrebbero produrre effetti opposti a quelli desiderati”.
 
Per l’Autorità, la previsione che rende le tariffe professionali parametro legale di riferimento per la determinazione del compenso del professionista costituisce “un passo indietro rispetto alla norma vigente, in base alla quale le tariffe professionali non sono obbligatorie”. Si tratta, ricordiamo, del decreto Bersani (DL 223/2006 convertito nella Legge 248/2006) che aveva abrogato l’obbligatorietà delle tariffe fisse o minime.
 
La nuova norma è definita dall’Antitrust “contraddittoria e contraria alla liberalizzazione del mercato dei servizi professionali che si vuole conseguire”.
 
Non si è fatta attendere la replica del Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori che, in una nota, ha ricordato all’Antitrust che “il riferimento tariffario senza minimi, posto in relazione alle prestazioni di cui ha diritto il committente, rappresenta una garanzia della qualità e della completezza della prestazione professionale. L’asimmetria informativa, propria delle professioni ad alto contenuto tecnico, rende necessaria una chiara spiegazione della prestazione ed un riferimento agli standard di costo, sulle quali può avvenire la contrattazione”.
 
“Così avviene in tutta Europa - ha proseguito il CNAPPC - al fine di evitare fenomeni di dumping e un abbassamento drastico delle prestazioni professionali che metterebbero a rischio la sicurezza dei cittadini e dell'ambiente. Tale garanzia, infatti, è tanto più indispensabile tenendo conto del fatto che l’utente della prestazione non coincide, se non raramente, con il committente”.
 
Bocciata dall’Autorità anche l’introduzione dei ‘Consigli di disciplina’, senza la partecipazione di soggetti esterni: questa misura, secondo l’Autorità, “perde il suo carattere innovativo perché continua a mancare il requisito della terzietà”.
 
Per quanto riguarda infine i tirocini, l’Antitrust suggerisce di ridurne da tre a due anni la durata massima; in compenso plaude la previsione che il praticantato possa essere svolto contemporaneamente agli studi universitari e propone di consentire l’esame di Stato durante il corso di laurea.
 
Su quest’ultimo punto, il CNAPPC sottolinea come “ciò andrebbe in senso opposto agli standard europei. In tutti i paesi della UE è, infatti, richiesto un tirocinio professionalizzante dopo il corso di laurea che ha finalità di formazione profonda ma generale: ed è proprio per questa ragione che gli architetti italiani chiedono l’istituzione della formazione professionale permanente. La possibilità del tirocinio durante gli studi universitari è impossibile considerata la giusta necessità di frequenza full time dei corsi. Se l'obiettivo è quello di ridurre il tempo della formazione e anticipare l'ingresso nel mercato del lavoro è necessario allora intervenire sul fatto che a troppi studenti è concesso di terminare l'università con anni di ritardo”.
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