Meccanismo aste nelle rinnovabili, doppia minaccia per Aper
RISPARMIO ENERGETICO
Meccanismo aste nelle rinnovabili, doppia minaccia per Aper
Il nuovo sistema di incentivazione potrebbe scoraggiare gli investitori
06/10/2011 - Rinnovabili a rischio con il meccanismo delle aste. È il timore espresso in un documento redatto dal Centro studi dell’Aper. L’Associazione produttori di energia da fonti rinnovabili vede una doppia minaccia nel nuovo sistema di incentivazione introdotto dal D.lgs 28/2011 per il recepimento della Direttiva 2009/28/Ce.
Secondo Aper, il rischio di insuccesso e mancato recupero dei costi di sviluppo può scoraggiare le imprese dall’intraprendere nuove iniziative. D’altro canto, l’accesso al credito sarebbe difficile data l’impossibilità di dimostrare agli istituti finanziatori l’entità e l’esistenza dell’incentivo. Gli investimenti si concentrerebbero quindi sugli impianti di piccola taglia, esenti dalla partecipazione alle aste, con conseguenze negative per il raggiungimento degli obiettivi europei del 2020.
I progetti che non rientrano nel contingente incentivato, spiega il documento dell’Aper, potrebbero vendere le autorizzazioni a soggetti maggiormente disposti ad accollarsi il rischio della partecipazione all’asta. In questo modo, però, la potenza installata sarebbe minore di quella autorizzata. Uno scenario che desterebbe preoccupazioni nel caso in cui fossero fissati obiettivi regionali.
Aper delinea due possibili scenari. Nel primo, con partecipazione consentita solo agli impianti autorizzati, i progetti non vincitori, non percependo nessun incentivo, non riuscirebbero ad entrare in esercizio e recuperare i costi. La situazione non cambierebbe nel caso in cui i progetti potessero accedere ad un incentivo pari al “livello floor” dell’asta. L’incentivo riconosciuto sarebbe infatti diverso da quello richiesto e non consentirebbe l’esercizio dell’attività di produzione. Gli investitori sarebbero disincentivati e si assisterebbe a un dislivello tra iniziative autorizzare e realizzate.
Nel secondo scenario Aper ipotizza il coinvolgimento delle aste degli impianti non ancora autorizzati, col rischio di giochi strategici da parte degli operatori. Anche in presenza di meccanismi di garanzia, spiega, non sarebbe certo che i progetti risultati vincitori nell’asta vengano prima autorizzati e poi realizzati.
Secondo Aper, se il blocco avvenisse nella fase autorizzativa, l’escussione delle garanzie o l’applicazione delle penali apparirebbe iniqua dato che non si potrebbero riscontrare effettive responsabilità in capo al proponente. Apparirebbe inoltre irragionevole il pagamento di una penale da parte dell’operatore in caso di ritardi, sia da parte dell’amministrazione competente al rilascio dell’Autorizzazione sia da parte del gestore di rete, che comportino il mancato rispetto del termine per l’entrata in esercizio previsto dalla disciplina delle aste. Si verrebbero in ogni caso a creare le condizioni per nuovi livelli di contenziosi tra operatori, amministrazioni e gestori di rete.
Secondo Aper, il rischio di insuccesso e mancato recupero dei costi di sviluppo può scoraggiare le imprese dall’intraprendere nuove iniziative. D’altro canto, l’accesso al credito sarebbe difficile data l’impossibilità di dimostrare agli istituti finanziatori l’entità e l’esistenza dell’incentivo. Gli investimenti si concentrerebbero quindi sugli impianti di piccola taglia, esenti dalla partecipazione alle aste, con conseguenze negative per il raggiungimento degli obiettivi europei del 2020.
I progetti che non rientrano nel contingente incentivato, spiega il documento dell’Aper, potrebbero vendere le autorizzazioni a soggetti maggiormente disposti ad accollarsi il rischio della partecipazione all’asta. In questo modo, però, la potenza installata sarebbe minore di quella autorizzata. Uno scenario che desterebbe preoccupazioni nel caso in cui fossero fissati obiettivi regionali.
Aper delinea due possibili scenari. Nel primo, con partecipazione consentita solo agli impianti autorizzati, i progetti non vincitori, non percependo nessun incentivo, non riuscirebbero ad entrare in esercizio e recuperare i costi. La situazione non cambierebbe nel caso in cui i progetti potessero accedere ad un incentivo pari al “livello floor” dell’asta. L’incentivo riconosciuto sarebbe infatti diverso da quello richiesto e non consentirebbe l’esercizio dell’attività di produzione. Gli investitori sarebbero disincentivati e si assisterebbe a un dislivello tra iniziative autorizzare e realizzate.
Nel secondo scenario Aper ipotizza il coinvolgimento delle aste degli impianti non ancora autorizzati, col rischio di giochi strategici da parte degli operatori. Anche in presenza di meccanismi di garanzia, spiega, non sarebbe certo che i progetti risultati vincitori nell’asta vengano prima autorizzati e poi realizzati.
Secondo Aper, se il blocco avvenisse nella fase autorizzativa, l’escussione delle garanzie o l’applicazione delle penali apparirebbe iniqua dato che non si potrebbero riscontrare effettive responsabilità in capo al proponente. Apparirebbe inoltre irragionevole il pagamento di una penale da parte dell’operatore in caso di ritardi, sia da parte dell’amministrazione competente al rilascio dell’Autorizzazione sia da parte del gestore di rete, che comportino il mancato rispetto del termine per l’entrata in esercizio previsto dalla disciplina delle aste. Si verrebbero in ogni caso a creare le condizioni per nuovi livelli di contenziosi tra operatori, amministrazioni e gestori di rete.