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Ingegneri contro la ‘responsabilità solidale’ del Decreto Sviluppo

Ingegneri contro la ‘responsabilità solidale’ del Decreto Sviluppo

Il Presidente del CNI Rolando: ‘la norma rischia di creare danni all’intero sistema’

Vedi Aggiornamento del 14/06/2013
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 14/06/2013
31/10/2011 - Fa ancora discutere la proposta di introdurre nella normativa sugli appalti pubblici la “responsabilità solidale” del progettista e del validatore nei confronti dell’impresa per carenze progettuali che dovessero emergere nella fase di esecuzione dell’opera.

La novità, contenuta nella bozza del Decreto Sviluppo, si è attirata questa volta le critiche del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, dopo quelle degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori (leggi tutto), dei Geologi e delle Associazioni Professionali (leggi tutto).
 
Il Presidente del CNI, Giovanni Rolando, ha inviato al Ministro delle Infrastrutture e Trasporti, Altero Matteoli, una lettera in cui sostiene che la norma rischia di creare danni all’intero sistema, colpendo i progettisti che “potrebbero pagare danni ben oltre l’importo dei loro compensi, creando uno smisurato contenzioso che paralizzerà ogni opera”.
 
Rolando rileva che “pur comprendendo che la norma ha lo scopo di mitigare l’impatto del divieto di effettuare varianti sui progetti validati, introdotta a luglio, da noi peraltro non condivisa, e fermo restando la responsabilità dei progettisti, è da evidenziare come l’effetto pratico della proposta è particolarmente negativo per l’intero iter di realizzazione dell’opera pubblica”. In particolare appare certo che “le imprese utilizzeranno massicciamente la disposizione usandola come ‘grimaldello’ su ogni progetto per recuperare il ribasso (spesso eccessivo) formulato in gara”.
 
“Ciò dimostra - prosegue il Presidente del CNI - come la norma abbia soltanto spostato a monte il problema dei ribassi anomali effettuati dalle imprese in sede di gara, modificando esclusivamente la controparte del contenzioso attivato dall’impresa”.  In questo modo il professionista “si troverà improvvisamente di fronte ad un altro soggetto, l’impresa, dotata di attrezzati studi legali e in posizione di indubbia superiorità, che tenterà con ogni mezzo e motivazione di recuperare il ribasso offerto in gara”.
 
Una situazione che va a pesare “sull’anello debole della catena” dato che “una cosa è che le riserve l’impresa le discuta con le amministrazioni, che hanno una posizione contrattuale di ben diversa forza, altro è che si rivalga sui progettisti”. Inoltre, sottolinea Giovanni Rolando, “non si capisce neanche che senso abbia chiedere alle imprese una maggiore e più approfondita conoscenza del progetto posto a base di gara e poi consentire ad esse, dopo aver introdotto un divieto di riserve, di recuperare il ribasso con un contenzioso con il progettista”.
 
Altri elementi critici sono dati dal rischio che il progettista “possa essere espulso dal mercato assicurativo e trovarsi senza copertura (come accade, in alcuni casi, nel settore sanitario) così come possa essere esposto all’aumento delle polizze, con conseguente penalizzazione di tutti i professionisti e, in particolare, dei giovani tecnici”.
 
In definitiva, scrive il Presidente del CNI Giovanni Rolando, “la norma rischia di creare danni all’intero sistema, vessando i progettisti, aumentando, tra l’altro, i costi per il settore della progettazione con polizze sempre più alte” e certamente non favorendo lo sviluppo e la crescita, almeno per i professionisti. La lettera si conclude auspicando che il Ministro “possa procedere alla riformulazione o, ancora meglio, alla soppressione della norma proposta” e dichiarando la disponibilità del Presidente Rolando ad ogni necessario approfondimento.
 
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