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Il 22% degli architetti ha perso in un anno il 25% del proprio reddito

Il 22% degli architetti ha perso in un anno il 25% del proprio reddito

I risultati di una ricerca realizzata dal Cresme per il Consiglio Nazionale degli Architetti

Vedi Aggiornamento del 22/04/2013
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 22/04/2013
19/12/2011 - Il 22% degli architetti italiani ha perso in un anno circa un terzo del proprio fatturato e il 25% del proprio reddito; il 33% dei professionisti vorrebbe avviare all’estero la propria attività.
 
Sono questi i dati più eclatanti che emergono da una ricerca (Sintesi) realizzata dal Cresme per il Consiglio Nazionale degli Architetti, Paesaggisti, Pianificatori e Conservatori, che ha coinvolto un campione di quasi 2mila professionisti, di età media di 43 anni e nell’82% dei casi liberi professionisti.
 
I segni più evidenti della crisi per gli architetti italiani sono quindi la dilatazione dei tempi di pagamento, la crisi della domanda, la concorrenza e distribuzione dell’impegno lavorativo.
 
Traducendo questi elementi in cifre, la ricerca ha rilevato che, nel 2011, per il 27% degli architetti, il peso delle insolvenze ha superato il 20% del proprio volume di affari; parallelamente crescono i tempi di pagamento da parte della clientela: in media, i giorni necessari per ottenerlo, da parte della Pubblica Amministrazione, sono passati, tra 2006 e 2011, da 91 a 141; dalle imprese, si è passati da 57 a 106 giorni; dalle famiglie da 49 a 81 giorni; da altri professionisti da 38 a 64.
 
Per quanto riguarda la situazione finanziaria, il 45% ha dichiarato di avere debiti con banche, società finanziarie o fornitori, con una quota decisamente più elevata nelle provincie del Sud (51%). Negli ultimi due anni la situazione è significativamente peggiorata: i debiti con i fornitori sono cresciuti, nel 2010, per il 17% degli architetti, e cresceranno ancora (al 29%) alla fine dell’anno in corso.
 
Di conseguenza, i professionisti sono costretti ad intervenire sulle spese: nel 2011 quasi il 63% degli architetti ha ridotto i costi della propria attività (contro il 43% che lo aveva fatto nel 2010 e il 57% nel 2009). Ma sono circa il 61% i professionisti che, nonostante tutto, continuano ad investire, nel 2011 ancora più che nel 2010 (quando lo aveva fatto il 56% degli intervistati).
 
Ulteriore conseguenza è la modificazione della distribuzione dell’impegno lavorativo: cresce la percentuale di ore dedicate alla ricerca di lavoro e all’aggiornamento, mentre calano sensibilmente le ore dedicate ai lavori già acquisiti (da 29,5 a 25,6). Diminuiscono, seppur di poco, le ore dedicate all’attività professionale vera e propria: dalle circa 42 ore settimanali medie del 2006-2008 si passa alle 41 ore del 2011.
 
Significativa è, infine, come detto sopra, la crescita - dal 20% del 2009 al 22% del 2011 - della percentuale di architetti che ha dichiarato di aver perso, in un anno, più di un quarto del proprio fatturato, e dal 13 al 24% per quanto riguarda perdite tra il -5 e il -25%, con una conseguente riduzione del 25% del proprio reddito annuo. Perdite e riduzioni che sono da attribuire al crollo del mercato della costruzione di nuove abitazioni e a quello dei lavori pubblici.
 
Nonostante un quadro decisamente negativo per il 70% degli architetti italiani, non mancano settori con aspettative di crescita: la quasi totalità degli architetti confida nell’aumento della domanda di energy technology, accompagnata dallo sviluppo di tecniche innovative nelle costruzioni e nei nuovi materiali e nell’informatizzazione della progettazione. Alla crisi della nuova produzione, che continuerà nel settore residenziale e non residenziale, per il 70% degli intervistati si contrapporrà la tenuta del mercato della riqualificazione, soprattutto residenziale.
 
Più di un quarto degli architetti è convinto che nei prossimi cinque anni vi sarà una crescita della domanda proveniente dall’estero e, di fronte a questo scenario di crisi, un terzo degli intervistati sta prendendo in considerazione la possibilità di avviare o incrementare la propria attività all’estero. I segmenti di mercato sui quali puntare nei prossimi anni sono quelli del risparmio energetico, delle energie rinnovabili e della riqualificazione, tematiche il cui sviluppo corre parallelo con la crescita di alcuni segmenti specifici, come l’housing sociale e il project financing.
 
È da evidenziare, ancora una volta, la minore fiducia degli architetti nella crescita del mercato degli ampliamenti, confermando un sostanziale scetticismo sulla reale portata del “Piano Casa 2”, nonostante molte legislazioni regionali siano state riviste.
 
“È evidente - afferma il Consiglio Nazionale degli Architetti - che per mettere a punto una strategia di lungo periodo e per ridisegnare la professione di architetto occorre che la riconfigurazione del mercato e la riforma delle professioni siano considerati elementi imprescindibili. Questo affinché, anche attraverso le scuole di architettura, si torni a promuovere la nostra cultura dell’abitare nel mondo e affinché l’architettura possa svolgere il proprio indispensabile ruolo per lo sviluppo sostenibile del Paese. Pur svolgendo l’utile funzione di sussidiarietà dello Stato in funzione di certificatori in varie attività, il vero obiettivo degli architetti italiani è quello di essere capaci di fornire all’Italia e al mondo progetti di rigenerazione urbana e ambientale, innovativi nelle tecniche, sostenibili economicamente, destinati a migliorare la qualità della vita dei cittadini”.
 
Per Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme “l’indagine mette in evidenza da un lato la dimensione della gravità della crisi che assume aspetti ancor più pesanti per gli architetti più giovani in termini di capacità di reddito; dall’altro conferma un forte processo di riconfigurazione del mercato e la consapevolezza che l’architetto è chiamato ad un salto tecnico-culturale verso un nuovo know how progettuale, potremmo dire una nuova segmentazione dell’attività professionale. Si tratta di un terreno fertile per lo sviluppo di nuove forme integrate di conoscenza e professionalità con importanti prospettive di crescita in Italia e all’estero”.
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