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Contenimento del consumo di suolo, confronto aperto sul ddl

Contenimento del consumo di suolo, confronto aperto sul ddl

Ridotto a 5 anni il divieto di cambio di destinazione nei terreni che hanno usufruito di aiuti statali o europei

Vedi Aggiornamento del 25/10/2012
di Paola Mammarella

12/09/2012 - Torna protagonista il contenimento del consumo di suolo. Discussa in pre-Consiglio dei Ministri, la proposta di legge per la valorizzazione delle aree agricole, che mira a favorire il recupero del patrimonio esistente anziché la realizzazione di nuove costruzioni, allenta qualche vincolo rispetto alla prima versione.
 
Confrontando il nuovo testo con la bozza di luglio, vediamo che viene ridotto da dieci a cinque anni il periodo in cui vige il divieto di cambio di destinazione per i terreni agricoli che hanno ricevuto aiuti di Stato o comunitari.
 
Allo stesso tempo, tra gli incentivi previsti per il recupero del patrimonio esistente, vengono meno alcune detrazioni. Dal testo è stato infatti cancellato un comma che prevedeva detrazioni fino al 50%, con un tetto di 350 mila euro, per le spese sostenute per il recupero dei nuclei rurali mediante ristrutturazione e restauro degli edifici esistenti e conservazione ambientale.

Resta invece confermata la riduzione del contributo di costruzione cui possono accedere gli interventi subordinati al rilascio del permesso di costruire.

Come nella versione iniziale, il nuovo testo chiarisce ulteriormente che viene stabilito a livello nazionale, con un decreto ministeriale, il limite massimo di superficie agricola edificabile. In ogni ambito regionale, questo limite costituisce il tetto massimo delle trasformazioni edificatorie delle aree agricole che possono essere consentite nell’ambito del piano paesaggistico. Resta però ferma la possibilità che questo strumento possa stabilire un consumo di suolo inferiore.

In generale, il disegno di legge cerca di arginare la cementificazione che, come si legge nella relazione illustrativa, cresce di cento ettari al giorno, tanto che dl 1956 al 2010 il territorio edificato è aumentato del 166%, con ripercussioni negative in termini di rischio idrogeologico e tutela del paesaggio.

Come indicato nella relazione, la proposta della norma è nata dalla mancanza di una disciplina specifica con una visione globale e omogenea del territorio.  
 

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