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Dal Ministro Clini un’agenda verde per il prossimo Governo

Dal Ministro Clini un’agenda verde per il prossimo Governo

Gli strumenti della leva ambientale per economia, innovazione e occupazione

Vedi Aggiornamento del 13/05/2013
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 13/05/2013
11/01/2013 - Green economy, “de-carbonizzazione” dell’economia, tecnologie verdi, smart city. E ancora contrasto ai cambiamenti climatici e al dissesto idrogeologico, cooperazione ambientale, semplificazione delle autorizzazioni che non difendono l’ambiente, riforma della fiscalità ambientale.
 
Sono questi gli otto punti dell’“agenda verde” che il Ministro dell’Ambiente uscente Corrado Clini lascia in eredità al prossimo Governo. Si tratta di “un documento - spiega Clini - che prende le mosse da quanto abbiamo fatto con il Governo Monti e vuole essere uno stimolo per le scelte ambientali del prossimo Governo”. Alcune delle misure sono infatti quelle presentate dall’Esecutivo di Mario Monti l’estate scorsa (leggi tutto) e che si ritrovano nel paragrafo dedicato allo “Sfruttamento del potenziale dell’economia verde” dell’Agenda Monti per le prossime elezioni.
 
Gli otto punti:
 
1. Le conclusioni degli “Stati Generali della Green Economy” (Rimini, 6-7 novembre 2012) indicano le misure e la direzione per consolidare i risultati raggiunti in termini di competitività, crescita e occupazione aggiuntiva dalle imprese italiane che hanno scelto una chiave “verde” per il proprio sviluppo (oltre 360.000, pari ad almeno il 25% del totale).
 
2. Il Piano nazionale per la “decarbonizzazione” dell’economia italiana e la riduzione delle emissioni di CO2,presentato al CIPE nel maggio 2012 e trasmesso dal Governo Monti alla Commissione Europea nell’ambito del Piano di Riforma Nazionale 2012, costituisce il quadro di riferimento per le politiche necessarie a rispettare entro il 2020 gli impegni del pacchetto europeo “clima-energia”. Il Piano comprenderà le misure attuative della Strategia Energetica Nazionale, utili per recepire le direttive europee che regolano il mercato dei permessi di emissione, l’efficienza e la fiscalità energetica e per promuovere la eco-mobilità, la chimica verde e i biocarburanti di nuova generazione.
 
3. La lista delle tecnologie e dei sistemi “verdi” per la crescita sostenibile e gli acquisti verdi  della Pubblica Amministrazione. La lista delle tecnologie, dei sistemi e dei prodotti che contribuiscono alla riduzione dell’intensità di carbonio dell’economia, prevista dal Piano per la decarbonizzazione, riguarda tutti i settori (energia, chimica, trasporti, rifiuti, agricoltura) e prevede l’applicazione del sistema di “carbon management” e di “carbon foot printing” di processi e prodotti, sulla base di accordi volontari con le imprese. La lista è lo strumento per regolare l’accesso prioritario di imprese e soggetti privati: ai fondi strutturali 2014-2020; al Fondo Kyoto che dovrebbe essere rifinanziato per il periodo 2014-2020; ad una riduzione del 55% dell’IVA o al credito di imposta. La lista inoltre dovrà costituire il quadro di riferimento per il Green Procurement della pubblica amministrazione.
 
4. Smart Cities: la progressiva penetrazione dei sistemi di generazione distribuita con fonti rinnovabili e ad alta efficienza di elettricità-calore-freddo nelle aree urbane, in combinazione con lo sviluppo delle “reti intelligenti”. Il pacchetto degli incentivi per le fonti rinnovabili e per l’efficienza energetica sta provocando un duplice effetto positivo sulla riduzione dei consumi e dei costi dell’energia e sulla promozione di una filiera nazionale competitiva sui mercati internazionali sia sviluppati (USA) sia nelle economie emergenti (Brasile,Cina e India in particolare). Questo processo va sostenuto come fattore chiave per la crescita ed il superamento dei vincoli e dei costi del sistema elettrico tradizionale, anche nella prospettiva di rafforzare il ruolo dell’Italia nella competizione europea per le smart cities.
 
5.Il Piano nazionale per l’adattamento ai cambiamenti climatici e la messa in sicurezza del territorio, presentato al CIPE, è lo strumento per la prevenzione dei rischi e dei danni ai quali è sempre più esposto il nostro paese per l’alta e crescente vulnerabilità agli eventi estremi. Il Piano prevede che vengano attuate in Italia le direttive europee in materia di alluvioni, anche attraverso l’istituzione delle Autorità degli otto bacini idrografici, previste da una norma del 2006 ma sempre rinviata. Il Piano prevede inoltre 2,5 miliardi/anno di investimenti di cui 1 miliardo di risorse pubbliche e 1,5 miliardi risorse private agevolate con credito di imposta.Gli investimenti pubblici dovrebbero essere liberati dal vincolo del patto di stabilità, come già richiesto alla Commissione Europea (leggi tutto).
 
6. La cooperazione ambientale internazionale, nell’ambito degli impegni e dei programmi approvati dalla Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro nel giugno 2012, RIO+20. I programmi bilaterali e multilaterali per la protezione dell’ambiente globale realizzati nel corso degli ultimi 10 anni hanno costituito un volano importante per la promozione delle tecnologie verdi italiane nei mercati emergenti, con ritorni significativi per l’Italia nell’ambito delle Nazioni Unite e per le nostre imprese. Gli impegni assunti a RIO+20 danno un ruolo ancora maggiore alla cooperazione ambientale internazionale, attraverso l’istituzione del Green Climate Fund. In questo contesto è strategico mantenere un ruolo da protagonista, valorizzando i programmi già realizzati e prevedendo misure incentivanti - come il credito di imposta - per le imprese che esportano tecnologie e sistemi inclusi nella Lista Verde.
 
7. Semplificazione e trasparenza delle autorizzazioni ambientali che non proteggono l’ambiente. Le misure già adottate e quelle rimaste “in sospeso” a causa della interruzione delle legislatura, per stabilire procedure tecniche sulla base dei migliori standard europei e tempi “non discrezionali” per le procedure di autorizzazione, sono una “infrastruttura” necessaria per liberare risorse e favorire investimenti sostenibili per la crescita: dalle bonifiche dei siti contaminati alla riqualificazione ambientale degli impianti industriali (non solo ILVA), dai progetti per le infrastrutture a quelli per le nuove imprese industriali.
 
8.L’introduzione della fiscalità ambientale, come previsto dal disegno di legge “delega fiscale”, per spostare progressivamente la tassazione dal lavoro all’impiego delle risorse naturali (acqua e suolo) e di quelle energetiche (carbon tax), quale stumento per orientare l’economia verso una maggiore efficienza e competitività, come ripetutamente sottolineato dall’Unione Europea e dall’OCSE (leggi tutto).
 
 
Sul documento è stato avviato un dibattito aperto a cittadini, aziende, esponenti politici, giornalisti, imprenditori della green economy, attraverso un forum web all’indirizzo: http://agendaverde.mastertopforum.com/ 
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