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Ritardo pagamenti, l’UE chiede correzioni alla normativa italiana

Ritardo pagamenti, l’UE chiede correzioni alla normativa italiana

Il Commissario Antonio Tajani ribadisce che le disposizioni si applicano anche al settore delle costruzioni

Vedi Aggiornamento del 01/08/2014
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 01/08/2014
08/01/2012 - Rendere più chiaro il Decreto legislativo 192/2012 che ha recepito la Direttiva europea contro i ritardati pagamenti delle Pubbliche Amministrazioni a favore delle imprese. È il monito di Antonio Tajani, vicepresidente della Commissione Ue e responsabile dell'Industria.
 
Intervenendo nei giorni scorsi per spiegare gli strumenti messi in campo dall’Unione Europea per evitare il default di un gran numero di imprese, Tajani ha affermato che se l’Italia non rivedrà il  potrebbe incorrere in una procedura di infrazione.
 
Come spiegato dall’ufficio stampa di Tajani, ad essere sotto la lente di Bruxelles è il modo troppo generico in cui sono indicate le tempistiche a disposizione delle Amministrazioni per saldare i pagamenti a favore delle imprese.
 
Nonostante la norma italiana preveda che le Amministrazioni paghino i fornitori e i prestatori di servizi entro 30 giorni, sono infatti ammesse proroghe a 60 giorni se concordate tra le parti e previste dalla documentazione di gara.
 
Un’elasticità che potrebbe ammettere deroghe contrarie alla Direttiva Ue, che invece consente i pagamenti a 60 giorni solo a imprese pubbliche e settore sanitario.
 
Per evitare il rischio di un procedimento, l’Italia dovrebbe quindi correggere il decreto entro il 16 marzo 2013, scadenza a disposizione dei Paesi membri per il recepimento della Direttiva.
 
Tajani ha poi nuovamente spiegato che le disposizioni sui pagamenti si applicano anche al settore costruzioni, considerato fondamentale per la ripresa economica.
 
Ricordiamo che il Decreto Legislativo 192/2012 ha suscitato qualche incertezza tra gli esponenti del comparti edile per la mancanza di un riferimento esplicito ai lavori pubblici, che rappresentano uno dei tre settori in cui sono suddivisi i contratti pubblici (Leggi Tutto).
 
Le preoccupazioni degli addetti ai lavori erano però già state affrontate lo scorso novembre da Tajani, che aveva affermato come il decreto attuativo riguardasse tutti i settori, quindi anche quello delle costruzioni.

Se da una parte sembrano risolte le incertezze sul raggio d’azione del decreto per il recepimento della direttiva europea, dall’altro lato destano ancora dei dubbi le circolari 35 e 36 per la certificazione dei crediti.
 
A detta di Cirino Mendola, presidente di Finco, “non prevedere che la certificazione del credito possa essere accompagnata, ove previsto, anche dall’autorizzazione alla cessione dello stesso si traduce di nuovo in una lesione degli interessi del creditore, che potrebbe trovarsi di fronte ad un rifiuto della certificazione da parte degli Istituti bancari”.
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