NORMATIVA
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Le proposte degli Ingegneri al Governo che verrà
PROFESSIONE
Le proposte degli Ingegneri al Governo che verrà
Defiscalizzare gli interventi antisismici, incentivare la Green Economy, condividere i dati pubblici
25/01/2013 - Sicurezza, ambiente e risparmio energetico, semplificazione amministrativa attraverso gli open data. Sono queste le parole chiave per costruire una via italiana alla crescita, proposte dal Consiglio Nazionale degli Ingegneri (CNI) al mondo della politica e alle categorie economiche.
I temi sono stati illustrati mercoledì scorso nell’incontro “Al Governo che verrà. Sicurezza, ambiente, open data…Gli Ingegneri per il futuro dell’Italia”, un talk evento che si è articolato in tre forum programmatici con protagonisti, oltre agli ingegneri, autorevoli relatori che si sono rivolti a professionisti, esperti, amministratori, rappresentanti delle categorie economiche, oltre che a quei candidati che tra poche settimane siederanno nel rinnovato Parlamento.
In rappresentanza delle forze politiche erano presenti, tra gli altri, Stefano Fassina del PD, Giampiero Samorì del PDL, Mario Baldassarri di FLI, Franco Gidoni della Lega Nord.
Di seguito la sintesi dei temi trattati durante i tre forum tematici:
Sicurezza. Alcuni dati in ordine sparso possono far comprendere meglio la portata del fenomeno: negli ultimi 50 anni si sono verificati 5 terremoti a carattere distruttivo ogni cinque anni (negli ultimi 40 i danni provocati ammontano a 147 miliardi di euro). Serve ora intervenire su 12 milioni di immobili, stimando per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo italiano risorse complessive per circa 93 miliardi (5,5 subito per le aree di zona 1).
Il CNI, ritenendo necessario utilizzare risorse pubbliche capaci di spingere ad adeguare fabbricati residenziali e non, propone pertanto misure di defiscalizzazione in grado di riattivare investimenti diretti ed indotti in tutta la filiera del mercato delle costruzioni, ridando impulso all’occupazione e rilanciando la crescita economica. Si tratta di risorse che potranno generare maggiori entrate per le casse dello stato in termini di introiti da Irpef, Iva ed Irap-Ires, i quali tagliano il costo netto per le casse pubbliche di questa tipologia di incentivi.
Green Economy. Una nuova “politica verde” passa necessariamente per l’efficienza energetica e una gestione sostenibile dei rifiuti. L’Italia potrebbe contare su 10 miliardi di euro a disposizione per riprogettare i suoi finanziamenti: l’equivalente dei contributi pubblici forniti alle imprese e stimati dalla Commissione Giavazzi. Tali contributi tuttavia, per ammissione della stessa Commissione, sono erogati attraverso una pletora di provvedimenti, assoggettati a procedure di bando (senza automatismi) e sottoposti a pratiche che favoriscono lobby e comportamenti “opachi”.
Un “tesoretto”, secondo il CNI, da utilizzare per orientare la spesa verso investimenti produttivi, capace di premiare lavori qualificati e settori emergenti anche della Green Economy (nei comparti energia e mobilità sostenibile è attesa una domanda aggiuntiva di occupati pari a 800mila addetti con elevata richiesta di profili qualificati e possibilità di nuova occupazione per chi ha perso il lavoro a causa della crisi finanziaria). Gli ingegneri propongono pertanto di continuare a sostenere le scelte compiute in passato garantendo, per i prossimi anni, il rifinanziamento dei crediti d’imposta, misure di incentivo che recentemente, per i vincoli di bilancio, sono sottoposti a continua riduzione. E nella cassaforte dello Stato resta, potenzialmente, quel tesoretto da 10 miliardi.
Open data. L’apertura dei dati pubblici non sta determinando solo effetti importanti in merito alla semplificazione di processi e risparmio di tempi, ma sta anche producendo rilevanti impatti sull’economia complessiva. Le stime internazionali, infatti, segnalano vantaggi rilevanti anche sul sistema economico imprenditoriale per l’utilizzo di dati cartografici sui trasporti, beni culturali, demografici ed occupazionali. La Commissione Ue ha definito l’impatto economico sui dati pubblici, tra effetti diretti ed indiretti, di circa 140 miliardi di euro annui (in Italia 17 miliardi). I costi per l’apertura dei dati e la loro condivisione, secondo il CNI, facendo da volano a servizi a valore aggiunto, sarebbero certamente in grado di generare introiti fiscali maggiori rispetto a molte tariffe finalizzate a fare semplicemente cassa.
“Abbiamo voluto promuovere questo evento - ha affermato il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano (nella foto) - perché vogliamo fornire il nostro contributo, proponendo al futuro Esecutivo una nostra Agenda programmatica, convinti che la messa in sicurezza del nostro territorio, la green economy e l’innovazione tecnologica possano essere veri e propri ‘propulsori’ per rilanciare l’economia italiana”.
“Solo costruendo percorsi progettuali seri, affidabili, concretamente realizzabili - ha ribadito ilVice Presidente Vicario CNI, Fabio Bonfà - gli ingegneri italiani potranno rappresentare un soggetto sempre più autorevole nei confronti del mondo politico e potranno dirsi sempre più prossimi alla società stessa e ai suoi cittadini”.
I temi sono stati illustrati mercoledì scorso nell’incontro “Al Governo che verrà. Sicurezza, ambiente, open data…Gli Ingegneri per il futuro dell’Italia”, un talk evento che si è articolato in tre forum programmatici con protagonisti, oltre agli ingegneri, autorevoli relatori che si sono rivolti a professionisti, esperti, amministratori, rappresentanti delle categorie economiche, oltre che a quei candidati che tra poche settimane siederanno nel rinnovato Parlamento.
In rappresentanza delle forze politiche erano presenti, tra gli altri, Stefano Fassina del PD, Giampiero Samorì del PDL, Mario Baldassarri di FLI, Franco Gidoni della Lega Nord.
Di seguito la sintesi dei temi trattati durante i tre forum tematici:
Sicurezza. Alcuni dati in ordine sparso possono far comprendere meglio la portata del fenomeno: negli ultimi 50 anni si sono verificati 5 terremoti a carattere distruttivo ogni cinque anni (negli ultimi 40 i danni provocati ammontano a 147 miliardi di euro). Serve ora intervenire su 12 milioni di immobili, stimando per la messa in sicurezza del patrimonio abitativo italiano risorse complessive per circa 93 miliardi (5,5 subito per le aree di zona 1).
Il CNI, ritenendo necessario utilizzare risorse pubbliche capaci di spingere ad adeguare fabbricati residenziali e non, propone pertanto misure di defiscalizzazione in grado di riattivare investimenti diretti ed indotti in tutta la filiera del mercato delle costruzioni, ridando impulso all’occupazione e rilanciando la crescita economica. Si tratta di risorse che potranno generare maggiori entrate per le casse dello stato in termini di introiti da Irpef, Iva ed Irap-Ires, i quali tagliano il costo netto per le casse pubbliche di questa tipologia di incentivi.
Green Economy. Una nuova “politica verde” passa necessariamente per l’efficienza energetica e una gestione sostenibile dei rifiuti. L’Italia potrebbe contare su 10 miliardi di euro a disposizione per riprogettare i suoi finanziamenti: l’equivalente dei contributi pubblici forniti alle imprese e stimati dalla Commissione Giavazzi. Tali contributi tuttavia, per ammissione della stessa Commissione, sono erogati attraverso una pletora di provvedimenti, assoggettati a procedure di bando (senza automatismi) e sottoposti a pratiche che favoriscono lobby e comportamenti “opachi”.
Un “tesoretto”, secondo il CNI, da utilizzare per orientare la spesa verso investimenti produttivi, capace di premiare lavori qualificati e settori emergenti anche della Green Economy (nei comparti energia e mobilità sostenibile è attesa una domanda aggiuntiva di occupati pari a 800mila addetti con elevata richiesta di profili qualificati e possibilità di nuova occupazione per chi ha perso il lavoro a causa della crisi finanziaria). Gli ingegneri propongono pertanto di continuare a sostenere le scelte compiute in passato garantendo, per i prossimi anni, il rifinanziamento dei crediti d’imposta, misure di incentivo che recentemente, per i vincoli di bilancio, sono sottoposti a continua riduzione. E nella cassaforte dello Stato resta, potenzialmente, quel tesoretto da 10 miliardi.
Open data. L’apertura dei dati pubblici non sta determinando solo effetti importanti in merito alla semplificazione di processi e risparmio di tempi, ma sta anche producendo rilevanti impatti sull’economia complessiva. Le stime internazionali, infatti, segnalano vantaggi rilevanti anche sul sistema economico imprenditoriale per l’utilizzo di dati cartografici sui trasporti, beni culturali, demografici ed occupazionali. La Commissione Ue ha definito l’impatto economico sui dati pubblici, tra effetti diretti ed indiretti, di circa 140 miliardi di euro annui (in Italia 17 miliardi). I costi per l’apertura dei dati e la loro condivisione, secondo il CNI, facendo da volano a servizi a valore aggiunto, sarebbero certamente in grado di generare introiti fiscali maggiori rispetto a molte tariffe finalizzate a fare semplicemente cassa.
“Abbiamo voluto promuovere questo evento - ha affermato il Presidente del Consiglio Nazionale degli Ingegneri, Armando Zambrano (nella foto) - perché vogliamo fornire il nostro contributo, proponendo al futuro Esecutivo una nostra Agenda programmatica, convinti che la messa in sicurezza del nostro territorio, la green economy e l’innovazione tecnologica possano essere veri e propri ‘propulsori’ per rilanciare l’economia italiana”.
“Solo costruendo percorsi progettuali seri, affidabili, concretamente realizzabili - ha ribadito ilVice Presidente Vicario CNI, Fabio Bonfà - gli ingegneri italiani potranno rappresentare un soggetto sempre più autorevole nei confronti del mondo politico e potranno dirsi sempre più prossimi alla società stessa e ai suoi cittadini”.