Imu: ok al rinvio per le prime case, i capannoni invece pagheranno
NORMATIVA
Imu: ok al rinvio per le prime case, i capannoni invece pagheranno
Evitano la rata di giugno anche case popolari, terreni agricoli e edifici rurali, per gli immobili di impresa in arrivo sgravi Ires e Irpef
17/05/2013 - bsp;- A beneficiare dello slittamento della rata Imu di giugno saranno le prime case, gli immobili destinati ad abitazione principale appartenenti ai programmi di edilizia popolare, i terreni agricoli e i fabbricati rurali.
Dopo una prima apertura che aveva fatto sperare nell’estensione dell’agevolazione anche alle imprese, il Consiglio dei Ministri di oggi ha ritenuto opportuno valutare in un secondo momento una serie di detrazioni fiscali a favore dei capannoni industriali.
Quella approvata oggi (scarica il ddl) è una misura di emergenza dopo la quale bisognerà rivedere tutto il meccanismo della fiscalità della casa e degli immobili di impresa. La riforma dovrebbe arrivare entro agosto e per quanto concerne i capannoni dovrebbe prevedere la deducibilità dell’Imu dall’Ires e dall’Irpef. Nel caso in cui non dovessero essere rispettati questi termini, il PdL ha prospettato il suo voto di sfiducia al Governo, che aprirebbe una fase di crisi istituzionale.
Il motivo che oggi ha portato ad escludere gli immobili di impresa dalle agevolazioni sta nella mancata copertura finanziaria. Per evitare il pagamento dell’imposta agli immobili delle imprese sarebbero infatti necessari circa 7 miliardi di euro. Cifre che erano state giudicate insostenibili già nei giorni scorsi durante un vertice a Palazzo Chigi, quando il Ministro dell’Economia Saccomanni aveva ribadito la necessità di agire rispettando i paletti della finanza pubblica. Le misure approvate saranno invece coperte grazie ad anticipazioni di tesoreria dei Comuni il cui costo sarà a carico dello Stato, che userà le risorse recuperate grazie al mancato aumento di stipendio dei ministri.
Per la revisione della tassazione degli immobili si potrebbe ripartire dalla riforma del Catasto, avviata con l’Esecutivo Monti, ma poi arenata a causa della crisi di Governo, che prevedeva un sistema impositivo basato sui metri quadri e la localizzazione degli edifici anziché sui vani.
Senza provvedimenti mirati, in grado di alleggerire il carico fiscale per le imprese che producono, il mancato slittamento della rata di giugno per i capannoni potrebbe aprire degli scenari preoccupanti per le realtà imprenditoriali, già gravate dalla situazione di crisi. Ricordiamo infatti che la Legge di stabilità per il 2013 ha fatto tornare ai Comuni il gettito derivante dall’imposta municipale unica, escludendo però i capannoni industriali.
Abolendo la riserva di Stato che imponeva di dividere il gettito a metà con l’Amministrazione centrale, per alcuni immobili è stato creato un maggiore margine di manovra sulle aliquote, che permette ai Comuni di ridurre il livello delle imposte.
Da questo meccanismo sono invece esclusi i capannoni industriali, il cui gettito è rimasto di esclusiva competenza dello Stato. Dato che su questa tipologia di immobili l’aliquota è fissata allo 0,76 per cento e che i Comuni hanno la facoltà di incrementarla fino allo 0,3 per cento, si può ipotizzare che le Amministrazioni locali aumenteranno al massimo l’imposta per recuperare una quota del gettito.
Dopo una prima apertura che aveva fatto sperare nell’estensione dell’agevolazione anche alle imprese, il Consiglio dei Ministri di oggi ha ritenuto opportuno valutare in un secondo momento una serie di detrazioni fiscali a favore dei capannoni industriali.
Quella approvata oggi (scarica il ddl) è una misura di emergenza dopo la quale bisognerà rivedere tutto il meccanismo della fiscalità della casa e degli immobili di impresa. La riforma dovrebbe arrivare entro agosto e per quanto concerne i capannoni dovrebbe prevedere la deducibilità dell’Imu dall’Ires e dall’Irpef. Nel caso in cui non dovessero essere rispettati questi termini, il PdL ha prospettato il suo voto di sfiducia al Governo, che aprirebbe una fase di crisi istituzionale.
Il motivo che oggi ha portato ad escludere gli immobili di impresa dalle agevolazioni sta nella mancata copertura finanziaria. Per evitare il pagamento dell’imposta agli immobili delle imprese sarebbero infatti necessari circa 7 miliardi di euro. Cifre che erano state giudicate insostenibili già nei giorni scorsi durante un vertice a Palazzo Chigi, quando il Ministro dell’Economia Saccomanni aveva ribadito la necessità di agire rispettando i paletti della finanza pubblica. Le misure approvate saranno invece coperte grazie ad anticipazioni di tesoreria dei Comuni il cui costo sarà a carico dello Stato, che userà le risorse recuperate grazie al mancato aumento di stipendio dei ministri.
Per la revisione della tassazione degli immobili si potrebbe ripartire dalla riforma del Catasto, avviata con l’Esecutivo Monti, ma poi arenata a causa della crisi di Governo, che prevedeva un sistema impositivo basato sui metri quadri e la localizzazione degli edifici anziché sui vani.
Senza provvedimenti mirati, in grado di alleggerire il carico fiscale per le imprese che producono, il mancato slittamento della rata di giugno per i capannoni potrebbe aprire degli scenari preoccupanti per le realtà imprenditoriali, già gravate dalla situazione di crisi. Ricordiamo infatti che la Legge di stabilità per il 2013 ha fatto tornare ai Comuni il gettito derivante dall’imposta municipale unica, escludendo però i capannoni industriali.
Abolendo la riserva di Stato che imponeva di dividere il gettito a metà con l’Amministrazione centrale, per alcuni immobili è stato creato un maggiore margine di manovra sulle aliquote, che permette ai Comuni di ridurre il livello delle imposte.
Da questo meccanismo sono invece esclusi i capannoni industriali, il cui gettito è rimasto di esclusiva competenza dello Stato. Dato che su questa tipologia di immobili l’aliquota è fissata allo 0,76 per cento e che i Comuni hanno la facoltà di incrementarla fino allo 0,3 per cento, si può ipotizzare che le Amministrazioni locali aumenteranno al massimo l’imposta per recuperare una quota del gettito.