
Toscana, 'dibattito pubblico' per opere sopra i 50 milioni
LAVORI PUBBLICI
Toscana, 'dibattito pubblico' per opere sopra i 50 milioni
La Regione rinnova la legge di partecipazione democratica sul modello francese del "débat public"
Vedi Aggiornamento
del 16/12/2013
31/07/2013 - Dibattito pubblico obbligatorio per tutte le opere d’interesse regionale con importo a partire da 50 milioni di euro. È una delle maggiori novità della nuova legge sulla partecipazione che la Regione Toscana si appresta a varare.
Si tratta di una legge “a scadenza” che la Toscana ha emanato per la prima volta cinque anni fa (LR 69/2007) promuovendo la partecipazione democratica dei cittadini all’elaborazione delle politiche insediative regionali e locali.
Lo strumento legislativo riproduce il modello del “débat public” alla francese e mira a promuovere un livello più alto di consenso sociale nei processi di realizzazione delle opere pubbliche, evitando contenziosi e proteste in grado di ritardare i lavori.
Il modello della consultazione pubblica nella progettazione delle opere strategiche è stato anche discusso e promosso a livello nazionale col ddl delega in materia di infrastrutture approvato dal Governo lo scorso ottobre, per il riordino della disciplina edilizia e urbanistica (leggi tutto).
La gestione e la valutazione dei processi partecipativi sarà a cura dell’Autorità indipendente, un organo collegiale formato da tre membri nominato dal Consiglio e dal Presidente della Giunta regionale che durerà in carica cinque anni.
Sotto i cinquanta milioni spetterà all’Autorità decidere se attivare o meno (anche per via informatica), nelle fasi preliminari di elaborazione di un progetto o di un’opera, un dibattito pubblico, oppure scegliere di sostenere un processo partecipativo locale in caso di progetti poco rilevanti per la comunità toscana.
“La democrazia partecipativa - ha commentato l’assessore alla Partecipazione, Vittorio Bugli - può aiutare le istituzioni a far prima e meglio, discutendo prima anziché dopo, anticipando lo stallo e i ritardi di una contestazione, discutendo tutte le opzioni e individuando magari nuove soluzioni”.
“La partecipazione inoltre - ha precisato Bugli - viene prima e non si sostituisce alle istituzioni che ascoltati i cittadini legittimamente assumono poi le loro decisioni. Certo se le decisioni sono più condivise è più facile poi evitare conflitti imbarazzanti”.
“La democrazia partecipativa - ha proseguito Bugli - in Toscana è di casa e vogliamo continuare a scommetterci; democrazia rappresentativa e partecipativa sono due facce di una stessa medaglia e la seconda può aiutare le istituzioni e la politica a prendere le migliori decisioni o comunque a fare scelte più condivise”.
Si tratta di una legge “a scadenza” che la Toscana ha emanato per la prima volta cinque anni fa (LR 69/2007) promuovendo la partecipazione democratica dei cittadini all’elaborazione delle politiche insediative regionali e locali.
Lo strumento legislativo riproduce il modello del “débat public” alla francese e mira a promuovere un livello più alto di consenso sociale nei processi di realizzazione delle opere pubbliche, evitando contenziosi e proteste in grado di ritardare i lavori.
Il modello della consultazione pubblica nella progettazione delle opere strategiche è stato anche discusso e promosso a livello nazionale col ddl delega in materia di infrastrutture approvato dal Governo lo scorso ottobre, per il riordino della disciplina edilizia e urbanistica (leggi tutto).
La gestione e la valutazione dei processi partecipativi sarà a cura dell’Autorità indipendente, un organo collegiale formato da tre membri nominato dal Consiglio e dal Presidente della Giunta regionale che durerà in carica cinque anni.
Sotto i cinquanta milioni spetterà all’Autorità decidere se attivare o meno (anche per via informatica), nelle fasi preliminari di elaborazione di un progetto o di un’opera, un dibattito pubblico, oppure scegliere di sostenere un processo partecipativo locale in caso di progetti poco rilevanti per la comunità toscana.
“La democrazia partecipativa - ha commentato l’assessore alla Partecipazione, Vittorio Bugli - può aiutare le istituzioni a far prima e meglio, discutendo prima anziché dopo, anticipando lo stallo e i ritardi di una contestazione, discutendo tutte le opzioni e individuando magari nuove soluzioni”.
“La partecipazione inoltre - ha precisato Bugli - viene prima e non si sostituisce alle istituzioni che ascoltati i cittadini legittimamente assumono poi le loro decisioni. Certo se le decisioni sono più condivise è più facile poi evitare conflitti imbarazzanti”.
“La democrazia partecipativa - ha proseguito Bugli - in Toscana è di casa e vogliamo continuare a scommetterci; democrazia rappresentativa e partecipativa sono due facce di una stessa medaglia e la seconda può aiutare le istituzioni e la politica a prendere le migliori decisioni o comunque a fare scelte più condivise”.