Infrastrutture strategiche, operativa la defiscalizzazione
LAVORI PUBBLICI
Infrastrutture strategiche, operativa la defiscalizzazione
Le misure sbloccheranno Pedemontana piemontese, Orte-Mestre, Telesina e Termoli-San Vittore
06/09/2013 - Diventano operative le misure di defiscalizzazione a favore di chi realizza infrastrutture strategiche in project financing, studiate per attrarre i capitali privati. Sono state infatti pubblicate in Gazzetta Ufficiale le Linee Guida del Cipe (Delibera 1/2013) per l’applicazione delle misure previste dall’articolo 18 della Legge di stabilità 2012.
In sostanza, quando nella realizzazione di una grande opera non si raggiunge l’equilibrio del piano economico finanziario, è necessario un contributo pubblico a fondo perduto. Lo stanziamento di troppe risorse pubbliche è però evitato ricorrendo a misure di defiscalizzazione come la compensazione delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’Iva e del canone generati dalla realizzazione e gestione delle infrastrutture strategiche.
Le agevolazioni possono essere concesse a nuove infrastrutture di interesse strategico nazionale, per le quali non sussiste la sostenibilità economica, o ad infrastrutture già affidate, per le quali alla data di entrata in vigore della Legge Sviluppo bis 221/2012 (2 gennaio 2013) è stata approvata la convenzione di concessione, o ancora a quelle in corso di affidamento, per le quali risulta già pubblicato il bando di gara ma è necessario riequilibrare il piano economico finanziario. Sono invece escluse le opere già realizzate e in esercizio.
In base ai dati del Ministero delle Infrastrutture sull’opera da realizzare, il Cipe definisce l’importo teorico del contributo a fondo perduto necessario per l’equilibrio del piano economico finanziario. Per favorire la sostituzione del contributo pubblico con l’apporto di capitali privati, vengono in seguito calcolate le misure di defiscalizzazione che possono portare ad un risultato analogo a quello raggiungibile attraverso l’erogazione del finanziamento pubblico. Né le misure di defiscalizzazione né il contributo pubblico possono comunque superare il 50% del costo dell’investimento.
Per le nuove opere, l’importo del contributo pubblico è posto a base del bando di gara per l’individuazione del concessionario. Le offerte vanno quindi valutate in base alla loro capacità di ridurre l’apporto di denaro pubblico.
Per le opere in corso di affidamento, l’eventuale contributo pubblico è determinato con una delibera del Cipe che deve essere emanata prima dell’approvazione della convenzione di concessione.
Se l’aggiudicazione è avvenuta prima dell’entrata in vigore della Legge Sviluppo bis, il contributo pubblico e le misure di ripristino del piano economico finanziario sono proposte dall’aggiudicatore su richiesta dell’aggiudicatario e devono essere valutate e deliberate dal Cipe. La richiesta dell’aggiudicatario deve contenere il Piano economico finanziario regolatorio (PFR) base, contenente contiene il contributo pubblico a fondo perduto che dovrebbe concorrere al finanziamento dell’opera, il costo dell’investimento, il valore del costo medio ponderato del capitale, stime dei volumi di traffico o dei servizi offerti e ipotesi di dinamica tariffaria; il PFR defiscalizzato, ottenuto sostituendo il contributo pubblico a fondo perduto con le misure di defiscalizzazione, e il Piano economico finanziario defiscalizzato, con le ipotesi di finanziamento dell’investimento che risultano sostenibili.
Le misure non possono coprire il rischio di costruzione. Ciò significa che non possono essere riviste per compensare gli eventuali incrementi del costo di investimento rispetto all’ammontare previsto in sede di assegnazione del contributo a fondo perduto e delle misure di defiscalizzazione.
Si decade dalle agevolazioni se il contratto di finanziamento non è stipulato entro dodici mesi dall’approvazione del contributo pubblico e delle misure per il riequilibrio del piano economico finanziario.
Secondo il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, Maurizio Lupi, e il sottosegretario Rocco Girlanda, le misure saranno utilizzate per sbloccare definitivamente la Pedemontana piemontese, la Orte-Mestre, la Telesina e la Termoli-San Vittore. Si tratta, a detta di Girlanda, di “opere che hanno già dei soggetti promotori e che il Cipe andrà quanto prima a determinare, al fine di poter rendere operativi quei benefici fiscali necessari per far tornare i conti di queste importanti infrastrutture a finanziamento privato”.
In sostanza, quando nella realizzazione di una grande opera non si raggiunge l’equilibrio del piano economico finanziario, è necessario un contributo pubblico a fondo perduto. Lo stanziamento di troppe risorse pubbliche è però evitato ricorrendo a misure di defiscalizzazione come la compensazione delle imposte sui redditi, dell’Irap, dell’Iva e del canone generati dalla realizzazione e gestione delle infrastrutture strategiche.
Le agevolazioni possono essere concesse a nuove infrastrutture di interesse strategico nazionale, per le quali non sussiste la sostenibilità economica, o ad infrastrutture già affidate, per le quali alla data di entrata in vigore della Legge Sviluppo bis 221/2012 (2 gennaio 2013) è stata approvata la convenzione di concessione, o ancora a quelle in corso di affidamento, per le quali risulta già pubblicato il bando di gara ma è necessario riequilibrare il piano economico finanziario. Sono invece escluse le opere già realizzate e in esercizio.
In base ai dati del Ministero delle Infrastrutture sull’opera da realizzare, il Cipe definisce l’importo teorico del contributo a fondo perduto necessario per l’equilibrio del piano economico finanziario. Per favorire la sostituzione del contributo pubblico con l’apporto di capitali privati, vengono in seguito calcolate le misure di defiscalizzazione che possono portare ad un risultato analogo a quello raggiungibile attraverso l’erogazione del finanziamento pubblico. Né le misure di defiscalizzazione né il contributo pubblico possono comunque superare il 50% del costo dell’investimento.
Per le nuove opere, l’importo del contributo pubblico è posto a base del bando di gara per l’individuazione del concessionario. Le offerte vanno quindi valutate in base alla loro capacità di ridurre l’apporto di denaro pubblico.
Per le opere in corso di affidamento, l’eventuale contributo pubblico è determinato con una delibera del Cipe che deve essere emanata prima dell’approvazione della convenzione di concessione.
Se l’aggiudicazione è avvenuta prima dell’entrata in vigore della Legge Sviluppo bis, il contributo pubblico e le misure di ripristino del piano economico finanziario sono proposte dall’aggiudicatore su richiesta dell’aggiudicatario e devono essere valutate e deliberate dal Cipe. La richiesta dell’aggiudicatario deve contenere il Piano economico finanziario regolatorio (PFR) base, contenente contiene il contributo pubblico a fondo perduto che dovrebbe concorrere al finanziamento dell’opera, il costo dell’investimento, il valore del costo medio ponderato del capitale, stime dei volumi di traffico o dei servizi offerti e ipotesi di dinamica tariffaria; il PFR defiscalizzato, ottenuto sostituendo il contributo pubblico a fondo perduto con le misure di defiscalizzazione, e il Piano economico finanziario defiscalizzato, con le ipotesi di finanziamento dell’investimento che risultano sostenibili.
Le misure non possono coprire il rischio di costruzione. Ciò significa che non possono essere riviste per compensare gli eventuali incrementi del costo di investimento rispetto all’ammontare previsto in sede di assegnazione del contributo a fondo perduto e delle misure di defiscalizzazione.
Si decade dalle agevolazioni se il contratto di finanziamento non è stipulato entro dodici mesi dall’approvazione del contributo pubblico e delle misure per il riequilibrio del piano economico finanziario.
Secondo il Ministero per le Infrastrutture e i Trasporti, Maurizio Lupi, e il sottosegretario Rocco Girlanda, le misure saranno utilizzate per sbloccare definitivamente la Pedemontana piemontese, la Orte-Mestre, la Telesina e la Termoli-San Vittore. Si tratta, a detta di Girlanda, di “opere che hanno già dei soggetti promotori e che il Cipe andrà quanto prima a determinare, al fine di poter rendere operativi quei benefici fiscali necessari per far tornare i conti di queste importanti infrastrutture a finanziamento privato”.