In calo i nuovi ingegneri, numero dimezzato rispetto al 2003
PROFESSIONE
In calo i nuovi ingegneri, numero dimezzato rispetto al 2003
Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri: pesano crisi e alti costi di accesso alla professione
30/01/2014 - Crolla il numero dei professionisti abilitati alla professione di ingegnere. Per la prima volta, nel corso del 2012, si è scesi sotto la soglia psicologica delle 10mila unità. I nuovi ingegneri sono stati 9.747, circa 700 in meno rispetto al 2011, addirittura la metà rispetto ai 19.118 del 2003.
È quanto emerge dall’analisi “L’accesso alle professioni di ingegnere e architetto” pubblicata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI). Secondo gli analisti a pesare, oltre alla crisi economica, sono i costi molto elevati dell’accesso alla professione.
I motivi di tale flessione sono molteplici, ma è probabile che siano soprattutto gli elevati costi ed il perdurare della congiuntura negativa a disincentivare i giovani laureati ad accedere alla professione.
Un’altra recente indagine del Centro Studi ha evidenziato come un giovane laureato sia costretto a spendere mediamente 400 euro solo per sostenere l’esame di Stato. A ciò vanno aggiunti i costi di iscrizione all’albo (in media 116 euro, anche se molti Ordini provinciali hanno azzerato la quota di iscrizione per i giovani iscritti), le tasse governative (circa 100 euro) e soprattutto l’iscrizione alla cassa di previdenza di categoria (oltre 1.000 euro). La cifra complessiva da investire per accedere alla professione risulta pari a 1.713 euro.
Se a ciò si aggiunge che il mercato dei servizi di ingegneria, ossia la fonte principale di reddito per gli ingegneri liberi professionisti è ai minimi storici, appare chiaro come un neolaureato non sia oggi particolarmente attratto dalla libera professione.
Nonostante la diminuzione degli abilitati, il numero degli iscritti all’albo degli ingegneri continua a crescere. “È un paradosso che si spiega con il fatto che, in passato, solo una piccola quota di abilitati si iscriveva effettivamente all’albo”, spiega Massimiliano Pittau, Direttore del Centro Studi CNI.
“Oggi - prosegue - a sostenere l’esame di abilitazione è solo chi è effettivamente interessato all’esercizio della professione. Senza contare una sempre più consistente quota di ‘iscritti di ritorno’, ingegneri abilitati espulsi dal mercato di lavoro dipendente che utilizzano la libera professione come cuscinetto occupazionale in attesa di nuove e migliori prospettive”.
Calano anche gli abilitati della sezione B: 1.110, 134 in meno rispetto al 2011, ma quasi la metà dei 1.916 del 2006 quando si è raggiunto il picco per numero di abilitati. Valori comunque sempre molto bassi rispetto ai potenziali 23.500 candidati.
Resta sempre assai elevata, tuttavia, la percentuale di candidati che supera le prove d’esame conseguendo l’abilitazione: 86% tra i candidati della sezione A (superiore anche a quella del 2011 quando le prove furono superate dall'85,3%) e 79,5% tra quelli della sezione B, a conferma che non è l’Esame di Stato a costituire in sé una “barriera” all’accesso alla professione.
Permane, peraltro, una significativa disparità nei tassi di successo tra le diverse sedi di esame; si passa infatti dal 100% di abilitati presso la seconda Università di Napoli al 57,7% registrato presso il Politecnico di Milano, principale centro di formazione ingegneristica in Italia, per limitarsi agli atenei più grandi.
E lo stesso vale per gli architetti: a fronte di una media pari al 49,9% di candidati che superano l’esame di abilitazione nel 2012, essa si attesta al 13,3% a Trieste e al 15,2% a Firenze, mentre sale al 78,3% nella Federico II di Napoli e al 97,4% nella Seconda università sempre di Napoli.
La fetta più consistente di abilitati alla professione di ingegnere è costituita, in entrambe le sezioni, dai laureati del settore civile ed ambientale (45,7% degli abilitati della sezione A e 54,9% di quelli della sezione B), mentre la quota relativa ai laureati del settore dell'informazione è pari appena al 13,8% tra gli abilitati "quinquennali" e all'11,8% tra i triennali. Praticamente esaurita invece la componente dei laureati del vecchio ordinamento che nel 2012 costituiscono appena l'1% del totale degli abilitati.
Risulta infine abbastanza esiguo il numero di abilitati per le altre professioni attinenti all’architettura: nel 2012 si sono infatti abilitati solo 194 pianificatori, 34 pianificatori iuniores, 20 conservatori e 63 paesaggisti¸ sebbene, per queste categorie, il tasso di successo all’esame di abilitazione sia decisamente superiore rispetto a quello degli architetti: si va, infatti, dal 54,8% rilevato tra i paesaggisti all'85% dei conservatori dei beni architettonici ed ambientali.
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È quanto emerge dall’analisi “L’accesso alle professioni di ingegnere e architetto” pubblicata dal Centro Studi del Consiglio Nazionale Ingegneri (CNI). Secondo gli analisti a pesare, oltre alla crisi economica, sono i costi molto elevati dell’accesso alla professione.
I motivi di tale flessione sono molteplici, ma è probabile che siano soprattutto gli elevati costi ed il perdurare della congiuntura negativa a disincentivare i giovani laureati ad accedere alla professione.
Un’altra recente indagine del Centro Studi ha evidenziato come un giovane laureato sia costretto a spendere mediamente 400 euro solo per sostenere l’esame di Stato. A ciò vanno aggiunti i costi di iscrizione all’albo (in media 116 euro, anche se molti Ordini provinciali hanno azzerato la quota di iscrizione per i giovani iscritti), le tasse governative (circa 100 euro) e soprattutto l’iscrizione alla cassa di previdenza di categoria (oltre 1.000 euro). La cifra complessiva da investire per accedere alla professione risulta pari a 1.713 euro.
Se a ciò si aggiunge che il mercato dei servizi di ingegneria, ossia la fonte principale di reddito per gli ingegneri liberi professionisti è ai minimi storici, appare chiaro come un neolaureato non sia oggi particolarmente attratto dalla libera professione.
Nonostante la diminuzione degli abilitati, il numero degli iscritti all’albo degli ingegneri continua a crescere. “È un paradosso che si spiega con il fatto che, in passato, solo una piccola quota di abilitati si iscriveva effettivamente all’albo”, spiega Massimiliano Pittau, Direttore del Centro Studi CNI.
“Oggi - prosegue - a sostenere l’esame di abilitazione è solo chi è effettivamente interessato all’esercizio della professione. Senza contare una sempre più consistente quota di ‘iscritti di ritorno’, ingegneri abilitati espulsi dal mercato di lavoro dipendente che utilizzano la libera professione come cuscinetto occupazionale in attesa di nuove e migliori prospettive”.
Calano anche gli abilitati della sezione B: 1.110, 134 in meno rispetto al 2011, ma quasi la metà dei 1.916 del 2006 quando si è raggiunto il picco per numero di abilitati. Valori comunque sempre molto bassi rispetto ai potenziali 23.500 candidati.
Resta sempre assai elevata, tuttavia, la percentuale di candidati che supera le prove d’esame conseguendo l’abilitazione: 86% tra i candidati della sezione A (superiore anche a quella del 2011 quando le prove furono superate dall'85,3%) e 79,5% tra quelli della sezione B, a conferma che non è l’Esame di Stato a costituire in sé una “barriera” all’accesso alla professione.
Permane, peraltro, una significativa disparità nei tassi di successo tra le diverse sedi di esame; si passa infatti dal 100% di abilitati presso la seconda Università di Napoli al 57,7% registrato presso il Politecnico di Milano, principale centro di formazione ingegneristica in Italia, per limitarsi agli atenei più grandi.
E lo stesso vale per gli architetti: a fronte di una media pari al 49,9% di candidati che superano l’esame di abilitazione nel 2012, essa si attesta al 13,3% a Trieste e al 15,2% a Firenze, mentre sale al 78,3% nella Federico II di Napoli e al 97,4% nella Seconda università sempre di Napoli.
La fetta più consistente di abilitati alla professione di ingegnere è costituita, in entrambe le sezioni, dai laureati del settore civile ed ambientale (45,7% degli abilitati della sezione A e 54,9% di quelli della sezione B), mentre la quota relativa ai laureati del settore dell'informazione è pari appena al 13,8% tra gli abilitati "quinquennali" e all'11,8% tra i triennali. Praticamente esaurita invece la componente dei laureati del vecchio ordinamento che nel 2012 costituiscono appena l'1% del totale degli abilitati.
Risulta infine abbastanza esiguo il numero di abilitati per le altre professioni attinenti all’architettura: nel 2012 si sono infatti abilitati solo 194 pianificatori, 34 pianificatori iuniores, 20 conservatori e 63 paesaggisti¸ sebbene, per queste categorie, il tasso di successo all’esame di abilitazione sia decisamente superiore rispetto a quello degli architetti: si va, infatti, dal 54,8% rilevato tra i paesaggisti all'85% dei conservatori dei beni architettonici ed ambientali.
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