Cassa depositi e prestiti: le politiche di social housing vanno ripensate
LAVORI PUBBLICI
Cassa depositi e prestiti: le politiche di social housing vanno ripensate
Tra le maggiori criticità emergono il coordinamento tra Amministrazioni e la necessità di riqualificare il patrimonio esistente
07/08/2014 - Ripensare le politiche di social housing per rispondere meglio alle necessità di chi non riesce ad accedere al mercato delle abitazioni. È il monito che emerge dal rapportodella Cassa Depositi e Prestiti.
Analizzando la situazione dell’edilizia sociale, la CdP ha sottolineato che le risorse statali per far fronte alla carenza di alloggi sono andate via via riducendosi. Allo stesso tempo, le politiche strutturali hanno lasciato il posto agli interventi straordinari, mentre le competenze attuative sono state trasferite alle Regioni.
Tutto questo ha prodotto un divario rispetto al resto d’Europa, tanto che nel 2008, a fronte di una media europea di alloggi sociali sul totale dello stock degli alloggi in affitto pari a circa il 25%, l’Italia si collocava al di sotto del 5%.
In questo contesto, il piano nazionale di edilizia abitativa ha rappresentato il primo punto di svolta, con lo stanziamento di risorse a livello centrale e il coinvolgimento degli investitori privati. Sul piano hanno pesato tuttavia una serie di difficoltà, come processi amministrativi farraginosi, eterogeneità territoriale e mancanza di un coordinamento centrale.
La situazione è parzialmente cambiata con l’approvazione delle graduatorie finali e il decollo dell’operatività del Fondo Investimenti per l'Abitare (FIA), che hanno portato ad una più compiuta definizione degli impegni di investimento e dell’individuazione dei progetti.
La CdP ha inoltre sottolineato che il sistema dei fondi immobiliari non rappresenta una risposta esaustiva alla questione abitativa perché, concentrandosi su un target di destinatari in condizioni reddituali non precarie e prevedendo la corresponsione di canoni inferiori rispetto a quelli di mercato, ma determinati in considerazione della sostenibilità economico-finanziaria delle iniziative, si rivolge prevalentemente alla cosiddetta area grigia e non a quella fascia della popolazione la cui domanda necessita di interventi più ampi e articolati.
Tra le maggiori criticità riscontrate dalla CdP ci sono il raccordo tra Stato, Regioni ed Enti locali per dare risposte più veloci alla domanda di alloggi, l’individuazione di un budget in linea con quello degli altri Paesi, lo sviluppo di progetti di ristrutturazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente rispetto alle nuove costruzioni, e una maggiore attenzione verso il mercato degli affitti.
Secondo la CdP, con il nuovo Piano Casa varato dal Governo Renzi (Legge 80/2014) si cerca di dare una risposta alle difficoltà finora riscontrate attraverso il recupero e la razionalizzazione degli alloggi pubblici e il sostegno all’offerta di alloggi di edilizia residenziale sociale.
Analizzando la situazione dell’edilizia sociale, la CdP ha sottolineato che le risorse statali per far fronte alla carenza di alloggi sono andate via via riducendosi. Allo stesso tempo, le politiche strutturali hanno lasciato il posto agli interventi straordinari, mentre le competenze attuative sono state trasferite alle Regioni.
Tutto questo ha prodotto un divario rispetto al resto d’Europa, tanto che nel 2008, a fronte di una media europea di alloggi sociali sul totale dello stock degli alloggi in affitto pari a circa il 25%, l’Italia si collocava al di sotto del 5%.
In questo contesto, il piano nazionale di edilizia abitativa ha rappresentato il primo punto di svolta, con lo stanziamento di risorse a livello centrale e il coinvolgimento degli investitori privati. Sul piano hanno pesato tuttavia una serie di difficoltà, come processi amministrativi farraginosi, eterogeneità territoriale e mancanza di un coordinamento centrale.
La situazione è parzialmente cambiata con l’approvazione delle graduatorie finali e il decollo dell’operatività del Fondo Investimenti per l'Abitare (FIA), che hanno portato ad una più compiuta definizione degli impegni di investimento e dell’individuazione dei progetti.
La CdP ha inoltre sottolineato che il sistema dei fondi immobiliari non rappresenta una risposta esaustiva alla questione abitativa perché, concentrandosi su un target di destinatari in condizioni reddituali non precarie e prevedendo la corresponsione di canoni inferiori rispetto a quelli di mercato, ma determinati in considerazione della sostenibilità economico-finanziaria delle iniziative, si rivolge prevalentemente alla cosiddetta area grigia e non a quella fascia della popolazione la cui domanda necessita di interventi più ampi e articolati.
Tra le maggiori criticità riscontrate dalla CdP ci sono il raccordo tra Stato, Regioni ed Enti locali per dare risposte più veloci alla domanda di alloggi, l’individuazione di un budget in linea con quello degli altri Paesi, lo sviluppo di progetti di ristrutturazione e valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente rispetto alle nuove costruzioni, e una maggiore attenzione verso il mercato degli affitti.
Secondo la CdP, con il nuovo Piano Casa varato dal Governo Renzi (Legge 80/2014) si cerca di dare una risposta alle difficoltà finora riscontrate attraverso il recupero e la razionalizzazione degli alloggi pubblici e il sostegno all’offerta di alloggi di edilizia residenziale sociale.