Architetti, costruttori e sindacati: ‘si riparta dall’efficienza energetica’
RISPARMIO ENERGETICO
Architetti, costruttori e sindacati: ‘si riparta dall’efficienza energetica’
Cresme: un investimento da 3,6 miliardi di euro per l’efficienza energetica delle scuole taglierebbe la bolletta di 181 milioni annui
17/09/2014 - “L’efficienza energetica e i piani di rigenerazione urbana sono temi cruciali per far uscire dalla crisi la categoria professionale degli architetti”.
Così Livio Sacchi, Presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma ha aperto il convegno “Il decreto di recepimento della Direttiva 27/2012/UE. Strategie e metodi per l’efficienza energetica del patrimonio edilizio nazionale” organizzato lunedì scorso dal Dipartimento Progetto sostenibile ed efficienza energetica dell’Ordine di Roma.
Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, ha illustrato una simulazione relativa agli edifici scolastici. In Italia ci sono 52.000 scuole, il 63% delle quali costruite più di 40 anni fa, per un totale di 73 milioni di mq di superficie. Il 97% è riscaldato a gas o gasolio, il 78% non ha un impianto di condizionamento. Per riscaldare le scuole italiane si spendono 1.300 milioni di euro.
Che fare per tagliare la bolletta? Considerando i 10.000 edifici scolastici più energivori e intervenendo su di essi con un investimento da 3,6 miliardi di euro per coibentazione, installazione di infissi a taglio termico, rinnovabili, valvole termostatiche, ecc., i costi energetici si ridurrebbero di 181 milioni di euro l’anno (-48,3%). Gli interventi si ripagherebbero in 21,2 anni senza incentivi, o in 7,4 anni con aiuti analoghi all’attuale ecobonus del 65%. Senza contare che l’investimento da 3,6 miliardi di euro creerebbe 54.000 posti di lavoro.
Quello della riqualificazione energetica è dunque la principale opportunità su cui l’edilizia deve puntare per uscire dalla crisi. Se, infatti, il settore delle costruzioni continua a perdere occupati e il reddito medio degli architetti è sceso sotto i 20.000 euro l’anno, le analisi degli effetti degli incentivi finora messi in campo nel settore mostrano buone potenzialità.
Ben venga, dunque il recepimento della Direttiva Europea. Ma ad alcune condizioni: la prima, come sottolineato dai sindacati, è avere una regia unica. “È necessario creare una cabina di regia nazionale - ha detto Fabrizio Pascucci, Segretario Nazionale Feneal Uil - che coordini tutte le forze sociali e produttive legate ad energia e politiche del territorio, mettendo insieme i Ministeri dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dell’Ambiente, e che favorisca le professioni e i lavori green
“Il fine dovrà essere monitorare le risorse pubbliche e private per renderle immediatamente esigibili - ha spiegato Pascucci - soprattutto per la difesa e messa in sicurezza del territorio e la riqualificazione e rigenerazione degli edifici. Occorre, infine, individuare le figure competenti e puntare sulla formazione degli operatori - ha concluso il segretario - attraverso una forte interazione tra impresa, Università e centri per la formazione professionale finalizzati all’impiego nella green economy”.
La seconda condizione l’ha posta Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente e territorio della camera dei Deputati: si adottino anche in Italia politiche attive di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, che consistano nel porsi seriamente l’obiettivo di contenere i consumi energetici e nel perseguire politiche sulla casa basate sulla qualità e il risparmio energetico, che è poi risparmio anche economico.
Realacci ha sottolineato come siano già disponibili circa 900 milioni di euro l’anno per migliorare il Conto Termico dell’Italia (700 milioni per progetti nel settore privato e 200 per gli edifici pubblici) ma finora sono arrivati progetti per un solo milione di euro perchè il bando era troppo complicato. Per agevolare le richieste, sarà emanato entro il 31 dicembre 2014 un decreto che semplificherà l’accesso al Conto Termico.
Per far ripartire subito l’economia - ha sottolineato, fra le altre cose, il Presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti - bisogna puntare sull’edilizia e sulla cura del territorio. Dal 2009, ad esempio, sono disponibili 2,3 miliardi di euro per contrastare il dissesto idrogeologico, ma i vincoli burocratici, amministrativi e quelli relativi al Patto di stabilità non ne permettono la spesa. Un balzo in avanti è stato fatto con il decreto Sblocca Italia, ma, secondo l’Ance, le risorse a disposizione sono poche ed il 60% verranno spese dal 2018. “Occorre cambiare paradigma - ha detto Buzzetti - e puntare di più sulle piccole opere e sulle città e, soprattutto, intervenire con misure che possano costituire un volano per l’edilizia, come gli incentivi per il risparmio energetico”.
Un panorama delle misure messe in campo dal Governo è stato delineato dal Viceministro dello sviluppo economico Claudio De Vincenti: il Fondo nazionale per l’efficienza energetica (70 milioni l’anno fino al 2020) e il Conto Termico (900 milioni l’anno). “Anche se a qualcuno potrebbe sembrare poco” - ha detto De Vincenti -, il Dlgs 102/2014 di recepimento della Direttiva fissa nel 3% l’anno la superficie degli edifici della Pubblica Amministrazione centrale da riqualificare: questo è quello che realisticamente oggi si può fare”.
“Un primo passo, quindi, in linea con il rigore richiesto dall’attuale crisi, che si affianca ad ulteriori misure efficaci, come lo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione (26 miliardi di euro pagati finora, ma in fase di accelerazione grazie alle nuove regole di pagamento introdotte di recente) che potrebbe essere accompagnato da piani di rigenerazione urbana” - ha concluso De Vincenti.
Rimettere al centro l’edilizia con uno spirito nuovo, dunque, che punti decisamente sulla riqualificazione e rigenerazione dell’esistente e non più sul consumo di territorio. Un’intenzione che presuppone conoscenza. Per questo l’Ordine degli APPC di Roma e provincia ha deciso di diventare socio del Cresme e di avviare una ricerca sullo stato dell’edilizia in tutta l’area della città metropolitana di Roma. L’obiettivo è costruire un sistema di linee guida per i decenni futuri che si confronti con quello che è già avvenuto o sta avvenendo in Europa.
Così Livio Sacchi, Presidente dell’Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori di Roma ha aperto il convegno “Il decreto di recepimento della Direttiva 27/2012/UE. Strategie e metodi per l’efficienza energetica del patrimonio edilizio nazionale” organizzato lunedì scorso dal Dipartimento Progetto sostenibile ed efficienza energetica dell’Ordine di Roma.
Lorenzo Bellicini, direttore del Cresme, ha illustrato una simulazione relativa agli edifici scolastici. In Italia ci sono 52.000 scuole, il 63% delle quali costruite più di 40 anni fa, per un totale di 73 milioni di mq di superficie. Il 97% è riscaldato a gas o gasolio, il 78% non ha un impianto di condizionamento. Per riscaldare le scuole italiane si spendono 1.300 milioni di euro.
Che fare per tagliare la bolletta? Considerando i 10.000 edifici scolastici più energivori e intervenendo su di essi con un investimento da 3,6 miliardi di euro per coibentazione, installazione di infissi a taglio termico, rinnovabili, valvole termostatiche, ecc., i costi energetici si ridurrebbero di 181 milioni di euro l’anno (-48,3%). Gli interventi si ripagherebbero in 21,2 anni senza incentivi, o in 7,4 anni con aiuti analoghi all’attuale ecobonus del 65%. Senza contare che l’investimento da 3,6 miliardi di euro creerebbe 54.000 posti di lavoro.
Quello della riqualificazione energetica è dunque la principale opportunità su cui l’edilizia deve puntare per uscire dalla crisi. Se, infatti, il settore delle costruzioni continua a perdere occupati e il reddito medio degli architetti è sceso sotto i 20.000 euro l’anno, le analisi degli effetti degli incentivi finora messi in campo nel settore mostrano buone potenzialità.
Ben venga, dunque il recepimento della Direttiva Europea. Ma ad alcune condizioni: la prima, come sottolineato dai sindacati, è avere una regia unica. “È necessario creare una cabina di regia nazionale - ha detto Fabrizio Pascucci, Segretario Nazionale Feneal Uil - che coordini tutte le forze sociali e produttive legate ad energia e politiche del territorio, mettendo insieme i Ministeri dello Sviluppo Economico, delle Infrastrutture e dell’Ambiente, e che favorisca le professioni e i lavori green
“Il fine dovrà essere monitorare le risorse pubbliche e private per renderle immediatamente esigibili - ha spiegato Pascucci - soprattutto per la difesa e messa in sicurezza del territorio e la riqualificazione e rigenerazione degli edifici. Occorre, infine, individuare le figure competenti e puntare sulla formazione degli operatori - ha concluso il segretario - attraverso una forte interazione tra impresa, Università e centri per la formazione professionale finalizzati all’impiego nella green economy”.
La seconda condizione l’ha posta Ermete Realacci, presidente della Commissione ambiente e territorio della camera dei Deputati: si adottino anche in Italia politiche attive di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici, che consistano nel porsi seriamente l’obiettivo di contenere i consumi energetici e nel perseguire politiche sulla casa basate sulla qualità e il risparmio energetico, che è poi risparmio anche economico.
Realacci ha sottolineato come siano già disponibili circa 900 milioni di euro l’anno per migliorare il Conto Termico dell’Italia (700 milioni per progetti nel settore privato e 200 per gli edifici pubblici) ma finora sono arrivati progetti per un solo milione di euro perchè il bando era troppo complicato. Per agevolare le richieste, sarà emanato entro il 31 dicembre 2014 un decreto che semplificherà l’accesso al Conto Termico.
Per far ripartire subito l’economia - ha sottolineato, fra le altre cose, il Presidente dell’Ance, Paolo Buzzetti - bisogna puntare sull’edilizia e sulla cura del territorio. Dal 2009, ad esempio, sono disponibili 2,3 miliardi di euro per contrastare il dissesto idrogeologico, ma i vincoli burocratici, amministrativi e quelli relativi al Patto di stabilità non ne permettono la spesa. Un balzo in avanti è stato fatto con il decreto Sblocca Italia, ma, secondo l’Ance, le risorse a disposizione sono poche ed il 60% verranno spese dal 2018. “Occorre cambiare paradigma - ha detto Buzzetti - e puntare di più sulle piccole opere e sulle città e, soprattutto, intervenire con misure che possano costituire un volano per l’edilizia, come gli incentivi per il risparmio energetico”.
Un panorama delle misure messe in campo dal Governo è stato delineato dal Viceministro dello sviluppo economico Claudio De Vincenti: il Fondo nazionale per l’efficienza energetica (70 milioni l’anno fino al 2020) e il Conto Termico (900 milioni l’anno). “Anche se a qualcuno potrebbe sembrare poco” - ha detto De Vincenti -, il Dlgs 102/2014 di recepimento della Direttiva fissa nel 3% l’anno la superficie degli edifici della Pubblica Amministrazione centrale da riqualificare: questo è quello che realisticamente oggi si può fare”.
“Un primo passo, quindi, in linea con il rigore richiesto dall’attuale crisi, che si affianca ad ulteriori misure efficaci, come lo sblocco dei pagamenti della Pubblica amministrazione (26 miliardi di euro pagati finora, ma in fase di accelerazione grazie alle nuove regole di pagamento introdotte di recente) che potrebbe essere accompagnato da piani di rigenerazione urbana” - ha concluso De Vincenti.
Rimettere al centro l’edilizia con uno spirito nuovo, dunque, che punti decisamente sulla riqualificazione e rigenerazione dell’esistente e non più sul consumo di territorio. Un’intenzione che presuppone conoscenza. Per questo l’Ordine degli APPC di Roma e provincia ha deciso di diventare socio del Cresme e di avviare una ricerca sullo stato dell’edilizia in tutta l’area della città metropolitana di Roma. L’obiettivo è costruire un sistema di linee guida per i decenni futuri che si confronti con quello che è già avvenuto o sta avvenendo in Europa.