
Sblocca Italia, INU: ‘manca un disegno complessivo per le città’
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URBANISTICA
Sblocca Italia, INU: ‘manca un disegno complessivo per le città’
Gli urbanisti: ‘per riqualificare i centri urbani serve una politica pubblica organica e lungimirante’
Vedi Aggiornamento
del 12/01/2015
Vedi Aggiornamento del 12/01/2015
09/09/2014 - “Il decreto Sblocca-Italia non si configura come un piano organico e complessivo per il rilancio di settori importanti delle attività economiche e per la valorizzazione delle capacità che possono essere espresse dai territori”.
Così Silvia Viviani, Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), commenta il provvedimento (vedi bozza) varato dal Consiglio dei Ministri a fine agosto, ma ancora in fase di limatura presso i Ministeri.
“Pur nella limitatezza delle risorse a disposizione - prosegue Viviani -, per avviare una nuova stagione di riqualificazione dei centri urbani, quella nuova politica per la città da più parti invocata, serve un insieme di azioni riferite a un quadro organico e lungimirante”.
Secondo la Presidente INU “la rigenerazione urbana non discende dalla sommatoria degli interventi edilizi, ma è una politica pubblica che include interventi per l’adattamento climatico e l’inclusione sociale, per l’ammodernamento infrastrutturale e la riqualificazione fisica ed estetica degli ambienti urbani. La spinta per la ripresa delle attività edilizie e per la sburocratizzazione è invece affidata a norme edilizie puntuali, non coerentemente collegate alle politiche urbane”.
Viviani aggiunge che “non si possono liberalizzare opere edilizie aumentando carichi urbanistici che gravano sulla città nel suo insieme, cioè sulla collettività, senza le coperture finanziarie per garantire contestualmente l’incremento dei servizi”. Il riferimento è alle misure di semplificazione degli interventi edilizi volute dal Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi.
La revisione del codice dell’edilizia - secondo l’INU - dovrebbe essere collegata alla revisione degli altri fondamentali codici (urbanistica, ambiente e paesaggio) e alle riforme, dagli assetti istituzionali (livelli e strumenti di governo, ossia chi fa cosa) alla pianificazione. A parere dell’Istituto, prima di operare modifiche o integrazioni alle normative di settore, si dovrebbe mettere in opera un riordino generale del caotico e ridondante quadro legislativo che grava sulle attività edilizie e urbanistiche, generando costi collettivi e oneri sul cittadino.
“Visto che anche il Presidente del Consiglio ha definito come più opportuni un orizzonte più ampio (1000 giorni) e un percorso incrementale - conclude Silvia Viviani -, si ritiene più utile lavorare su riforme coordinate, per un’efficace sburocratizzazione del Paese, un rinnovo delle capacità d’impresa, un rafforzamento delle politiche pubbliche, la definizione di un’agenda urbana nazionale: un reale cambiamento misurabile con la possibilità di stabilire pratiche ordinarie, certezza, semplicità e chiarezza dei quadri di riferimento (normativi e programmatici), e di accantonare le misure straordinarie, le deroghe e provvedimenti omnibus e d’urgenza”.
Così Silvia Viviani, Presidente dell’Istituto Nazionale di Urbanistica (INU), commenta il provvedimento (vedi bozza) varato dal Consiglio dei Ministri a fine agosto, ma ancora in fase di limatura presso i Ministeri.
“Pur nella limitatezza delle risorse a disposizione - prosegue Viviani -, per avviare una nuova stagione di riqualificazione dei centri urbani, quella nuova politica per la città da più parti invocata, serve un insieme di azioni riferite a un quadro organico e lungimirante”.
Secondo la Presidente INU “la rigenerazione urbana non discende dalla sommatoria degli interventi edilizi, ma è una politica pubblica che include interventi per l’adattamento climatico e l’inclusione sociale, per l’ammodernamento infrastrutturale e la riqualificazione fisica ed estetica degli ambienti urbani. La spinta per la ripresa delle attività edilizie e per la sburocratizzazione è invece affidata a norme edilizie puntuali, non coerentemente collegate alle politiche urbane”.
Viviani aggiunge che “non si possono liberalizzare opere edilizie aumentando carichi urbanistici che gravano sulla città nel suo insieme, cioè sulla collettività, senza le coperture finanziarie per garantire contestualmente l’incremento dei servizi”. Il riferimento è alle misure di semplificazione degli interventi edilizi volute dal Ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi.
La revisione del codice dell’edilizia - secondo l’INU - dovrebbe essere collegata alla revisione degli altri fondamentali codici (urbanistica, ambiente e paesaggio) e alle riforme, dagli assetti istituzionali (livelli e strumenti di governo, ossia chi fa cosa) alla pianificazione. A parere dell’Istituto, prima di operare modifiche o integrazioni alle normative di settore, si dovrebbe mettere in opera un riordino generale del caotico e ridondante quadro legislativo che grava sulle attività edilizie e urbanistiche, generando costi collettivi e oneri sul cittadino.
“Visto che anche il Presidente del Consiglio ha definito come più opportuni un orizzonte più ampio (1000 giorni) e un percorso incrementale - conclude Silvia Viviani -, si ritiene più utile lavorare su riforme coordinate, per un’efficace sburocratizzazione del Paese, un rinnovo delle capacità d’impresa, un rafforzamento delle politiche pubbliche, la definizione di un’agenda urbana nazionale: un reale cambiamento misurabile con la possibilità di stabilire pratiche ordinarie, certezza, semplicità e chiarezza dei quadri di riferimento (normativi e programmatici), e di accantonare le misure straordinarie, le deroghe e provvedimenti omnibus e d’urgenza”.
Norme correlate
Decreto Legge 12/09/2014 n.133
Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive (Decreto Sblocca Italia)
Approfondimenti
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