Sicurezza, in Veneto obbligo di ‘linee vita’ solo con lavori in corso
SICUREZZA
Sicurezza, in Veneto obbligo di ‘linee vita’ solo con lavori in corso
I dispositivi per prevenire le cadute dall’alto non dovranno essere mantenuti nelle fasi di manutenzione
06/10/2014 - Il Veneto alleggerisce gli adempimenti in materia di sicurezza sul lavoro e, in particolare, sulle linee vita, i dispositivi per prevenire le cadute dall’alto nei lavori in quota, che d'ora in poi non dovranno più essere installati in modo permanente sugli edifici.
Con la Legge Regionale 28/2014 è stato modificato l’articolo 79 bis della Legge Regionale 61/1985 in base al quale, tra la documentazione da allegare alla richiesta del permesso di costruire o alla presentazione della Denuncia di inizio attività, bisognava dimostrare di aver preso idonee misure preventive e protettive per consentire, anche nella successiva fase di manutenzione, l’accesso, il transito e l’esecuzione dei lavori in quota in condizioni di sicurezza.
Con la modifica approvata non sarà più necessario assicurare che le misure di sicurezza siano presenti anche nelle fasi di manutenzione. Come si legge nella relazione che accompagna la norma, la legge del 1985 comportava “inutili costi aggiuntivi nonché, spesso, anche una vera propria deturpazione estetica dell’edificio”.
La nuova legge ha ritenuto quindi inutile l’obbligo di mantenere gli apparati di sicurezza quando non ci sono lavori in corso.
La novità ha suscitato le proteste degli addetti ai lavori. Come sottolineato dall’AIPAA, Associazione italiana per l’anticaduta e l’antinfortunistica, sono proprio le fasi di manutenzione ordinaria che costituiscono il rischio maggiore di incidenti, poiché avvengono in tempi rapidi. Durante le manutenzioni, infatti, antennisti, installatori e manutentori di pannelli fotovoltaici, elettricisti, lattonieri, coperturisti ed impresari edili sono esposti al rischio di cadute dall’alto, che costituiscono il 40% degli infortuni gravi e mortali.
Per questo motivo, si legge in una nota diramata dall’AIPAA, numerose Regioni hanno adottato o stanno adottando provvedimenti che impongono la presenza di presidi fissi per garantire manutenzioni in sicurezza e ridurre il rischio di cadute.
I presidi, specifica l’AIPAA, “contrariamente a quanto indicato dall’ideatore del provvedimento, rappresentano per i proprietari degli immobili un risparmio sui costi delle sicurezza. Con i dispositivi anticaduta fissi, non devono infatti essere noleggiate piattaforme o collocati costosissimi ponteggi”.
Sulla base di queste considerazioni, l’AIPAA ha chiesto un incontro urgente al Presidente del Consiglio Regionale, Clodovaldo Ruffato, e ai capigruppo dei gruppi consiliari.
“Ci auguriamo una risposta rapida per l’incontro” ha sottolineato il presidente dell’AIPAA, Giuseppe Lupi , che come unica strada per la tutela della sicurezza di chi lavora in quota vede il ripristino della normativa precedente.
Con la Legge Regionale 28/2014 è stato modificato l’articolo 79 bis della Legge Regionale 61/1985 in base al quale, tra la documentazione da allegare alla richiesta del permesso di costruire o alla presentazione della Denuncia di inizio attività, bisognava dimostrare di aver preso idonee misure preventive e protettive per consentire, anche nella successiva fase di manutenzione, l’accesso, il transito e l’esecuzione dei lavori in quota in condizioni di sicurezza.
Con la modifica approvata non sarà più necessario assicurare che le misure di sicurezza siano presenti anche nelle fasi di manutenzione. Come si legge nella relazione che accompagna la norma, la legge del 1985 comportava “inutili costi aggiuntivi nonché, spesso, anche una vera propria deturpazione estetica dell’edificio”.
La nuova legge ha ritenuto quindi inutile l’obbligo di mantenere gli apparati di sicurezza quando non ci sono lavori in corso.
La novità ha suscitato le proteste degli addetti ai lavori. Come sottolineato dall’AIPAA, Associazione italiana per l’anticaduta e l’antinfortunistica, sono proprio le fasi di manutenzione ordinaria che costituiscono il rischio maggiore di incidenti, poiché avvengono in tempi rapidi. Durante le manutenzioni, infatti, antennisti, installatori e manutentori di pannelli fotovoltaici, elettricisti, lattonieri, coperturisti ed impresari edili sono esposti al rischio di cadute dall’alto, che costituiscono il 40% degli infortuni gravi e mortali.
Per questo motivo, si legge in una nota diramata dall’AIPAA, numerose Regioni hanno adottato o stanno adottando provvedimenti che impongono la presenza di presidi fissi per garantire manutenzioni in sicurezza e ridurre il rischio di cadute.
I presidi, specifica l’AIPAA, “contrariamente a quanto indicato dall’ideatore del provvedimento, rappresentano per i proprietari degli immobili un risparmio sui costi delle sicurezza. Con i dispositivi anticaduta fissi, non devono infatti essere noleggiate piattaforme o collocati costosissimi ponteggi”.
Sulla base di queste considerazioni, l’AIPAA ha chiesto un incontro urgente al Presidente del Consiglio Regionale, Clodovaldo Ruffato, e ai capigruppo dei gruppi consiliari.
“Ci auguriamo una risposta rapida per l’incontro” ha sottolineato il presidente dell’AIPAA, Giuseppe Lupi , che come unica strada per la tutela della sicurezza di chi lavora in quota vede il ripristino della normativa precedente.