Grandi opere, in Italia si impiegano fino 14 anni e mezzo per realizzarle
LAVORI PUBBLICI
Grandi opere, in Italia si impiegano fino 14 anni e mezzo per realizzarle
Il 42% del tempo perso per la burocrazia. Graziano Delrio: ‘Necessario semplificare il Codice Appalti’
17/11/2014 - strong>- Negli ultimi tre anni i tempi di realizzazione delle opere sono aumentati passando da 4,4 a 4,5 anni. Per i lavori di importo superiore ai 100 milioni di euro si è passati da 11,1 a 14,6 anni, per le opere tra i 50 e i 100 milioni sono necessari in media 11,6 anni, quelle sotto i 100 mila euro vengono completate mediamente in 2,9 anni.
I dati arrivano dal Rapporto sui tempi di attuazione e spesa delle opere pubbliche in Italia realizzato dall’Unità di verifica degli Investimenti Pubblici (UVER) del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica (DPS) della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il rapporto analizza i tempi di realizzazione di oltre 35.000 opere pubbliche (numero più che raddoppiato rispetto a quelle considerate nel 2011) con un valore complessivo di oltre 100 miliardi di euro.
Sotto esame il cosiddetto “tempo di attraversamento” di un opera pubblica, ovvero il tempo necessario per passare da una fase procedurale alla successiva; tempi troppo dilatati quindi per passare della progettazione preliminare all’avvio di quella definitiva o dalla progettazione esecutiva all’aggiudicazione della gara. Tali rallentamenti burocratici occupano il 42% del tempo di realizzazione dell’intera opera; è evidente quindi la necessità di operare verso una snellimento e una riduzione dei tempi.
In base alla natura degli investimenti si riscontra che i più brevi, con 3,7 anni di media, si riscontrano nel settore edilizio, poi con 5,2 anni per infrastrutture di trasporto (viabilità e le strade), gli interventi per risorse idriche sui 5,4 anni e gli altri trasporti, che comprendono gli interventi di tipo ferroviario e aeroportuale, hanno i tempi più lunghi con 6,8 anni.
Infine si notano differenze territoriali tra regioni settentrionali e meridionali; le più veloci sono l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige, la Lombardia e il Piemonte, mentre le più lente la Sicilia e la Basilicata.
Un altro dato allarmante è il protrarsi delle attività a valenza economica anche dopo l’ultimazione dei lavori: in tale fase rimangono il 30% dei finanziamenti che comprendono il saldo finale per le ditte realizzatrici. Questo deve spingere ad un rafforzamento dell’azione di vigilanza e di monitoraggio degli aspetti economici degli interventi.
Tra i fattori che determinano i ritardi troviamo in primis delle carenze nelle fasi preliminari dell’opera come progettazioni che non rispettano gli standard previsti dalla normativa. Elementi di incertezza tecnici, amministrativi ed economico-finanziari rendono più lunghi i tempi di attuazione e più difficile effettuare previsioni affidabili sull’avanzamento dell’opera.
Ulteriori fattori che determinano ritardi sono legati ai finanziamenti, spesso a causa di incertezze finanziarie per varianti in corso d’opera o per i vincoli del Patto di stabilità; ritardi nel rilascio delle autorizzazioni, dovute spesso alla complessità degli iter burocratici; inadeguatezza dell’ente attuatore; contenziosi nelle fasi di aggiudicazione/ esecuzione dei lavori.
“Tempi morti così lunghi sono inaccettabili” secondo Graziano Delrio, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio “Quello dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche è un tema legato alla democrazia, alla credibilità delle istituzioni, alla cultura della rendicontazione ai cittadini di ciò che si fa, al controllo sociale e civico. Da questo punto di vista l’Italia è un Paese che deve applicarsi di più, quindici o vent’anni per un’opera strategica sono troppi”.
“I tempi morti sono nelle fasi di passaggio, per questo la semplificazione è la chiave di tutto. Fare un codice degli appalti semplificato è l’impegno che il governo ha preso per arrivare a risultati migliori. Dobbiamo allinearci alle normative europee ed eliminare tutte le regolamentazioni aggiuntive che complicano e rendono più lenta la realizzazione delle opere. Poi tutte le pubbliche amministrazioni devono applicarsi ed essere in grado di avere dei buoni progetti” - ha concluso Delrio.
I dati arrivano dal Rapporto sui tempi di attuazione e spesa delle opere pubbliche in Italia realizzato dall’Unità di verifica degli Investimenti Pubblici (UVER) del Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione Economica (DPS) della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il rapporto analizza i tempi di realizzazione di oltre 35.000 opere pubbliche (numero più che raddoppiato rispetto a quelle considerate nel 2011) con un valore complessivo di oltre 100 miliardi di euro.
Sotto esame il cosiddetto “tempo di attraversamento” di un opera pubblica, ovvero il tempo necessario per passare da una fase procedurale alla successiva; tempi troppo dilatati quindi per passare della progettazione preliminare all’avvio di quella definitiva o dalla progettazione esecutiva all’aggiudicazione della gara. Tali rallentamenti burocratici occupano il 42% del tempo di realizzazione dell’intera opera; è evidente quindi la necessità di operare verso una snellimento e una riduzione dei tempi.
In base alla natura degli investimenti si riscontra che i più brevi, con 3,7 anni di media, si riscontrano nel settore edilizio, poi con 5,2 anni per infrastrutture di trasporto (viabilità e le strade), gli interventi per risorse idriche sui 5,4 anni e gli altri trasporti, che comprendono gli interventi di tipo ferroviario e aeroportuale, hanno i tempi più lunghi con 6,8 anni.
Infine si notano differenze territoriali tra regioni settentrionali e meridionali; le più veloci sono l’Emilia Romagna, il Trentino Alto Adige, la Lombardia e il Piemonte, mentre le più lente la Sicilia e la Basilicata.
Un altro dato allarmante è il protrarsi delle attività a valenza economica anche dopo l’ultimazione dei lavori: in tale fase rimangono il 30% dei finanziamenti che comprendono il saldo finale per le ditte realizzatrici. Questo deve spingere ad un rafforzamento dell’azione di vigilanza e di monitoraggio degli aspetti economici degli interventi.
Tra i fattori che determinano i ritardi troviamo in primis delle carenze nelle fasi preliminari dell’opera come progettazioni che non rispettano gli standard previsti dalla normativa. Elementi di incertezza tecnici, amministrativi ed economico-finanziari rendono più lunghi i tempi di attuazione e più difficile effettuare previsioni affidabili sull’avanzamento dell’opera.
Ulteriori fattori che determinano ritardi sono legati ai finanziamenti, spesso a causa di incertezze finanziarie per varianti in corso d’opera o per i vincoli del Patto di stabilità; ritardi nel rilascio delle autorizzazioni, dovute spesso alla complessità degli iter burocratici; inadeguatezza dell’ente attuatore; contenziosi nelle fasi di aggiudicazione/ esecuzione dei lavori.
“Tempi morti così lunghi sono inaccettabili” secondo Graziano Delrio, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio “Quello dei tempi di realizzazione delle opere pubbliche è un tema legato alla democrazia, alla credibilità delle istituzioni, alla cultura della rendicontazione ai cittadini di ciò che si fa, al controllo sociale e civico. Da questo punto di vista l’Italia è un Paese che deve applicarsi di più, quindici o vent’anni per un’opera strategica sono troppi”.
“I tempi morti sono nelle fasi di passaggio, per questo la semplificazione è la chiave di tutto. Fare un codice degli appalti semplificato è l’impegno che il governo ha preso per arrivare a risultati migliori. Dobbiamo allinearci alle normative europee ed eliminare tutte le regolamentazioni aggiuntive che complicano e rendono più lenta la realizzazione delle opere. Poi tutte le pubbliche amministrazioni devono applicarsi ed essere in grado di avere dei buoni progetti” - ha concluso Delrio.