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Tecnici: lasciare a 30mila euro il tetto del regime fiscale dei minimi

Tecnici: lasciare a 30mila euro il tetto del regime fiscale dei minimi

Secondo la Rete Professioni Tecniche il nuovo regime previsto dalla Legge di Stabilità 2015 sarebbe sconveniente per molti professionisti

Vedi Aggiornamento del 19/02/2015
di Paola Mammarella
17/12/2014 - Il nuovo regime dei minimi, contenuto nella Legge di Stabilità per il 2015, potrebbe danneggiare un grande numero di professionisti. A denunciarlo è la Rete delle professioni tecniche (RPT) che ha proposto un emendamento per correggere gli squilibri che si verrebbero a creare.
 
Secondo RPT, il nuovo sistema presenta una serie di aspetti problematici. Per poter accedere al regime agevolato, il reddito dei professionisti non dovrà superare la soglia di 15 mila euro e sarà tassato con un’imposta sostitutiva al 15%. Fino ad ora, invece, il limite è stato fissato a 30 mila euro, con una tassazione dei ricavi del 5%.
 
In questo modo, sottolinea RPT, si escluderebbe un numero consistente di professionisti dal regime di vantaggio, ridimensionando lo spirito stesso della norma che intendeva sostenere una platea ampia di lavoratori autonomi con capacità reddituale contenuta e con difficoltà di crescita nell’attuale fase di crisi.

Ma non solo, perché potrebbe addirittura convenire optare per il regime ordinario. Al di sotto dei 30 mila euro, infatti, la non deducibilità delle spese prevista dal regime forfetario, sostituita dall’applicazione di un coefficiente per il calcolo dell’imponibile, può generare addirittura un livello di tassazione maggiore rispetto a quello ordinario.
 
In base alle simulazionielaborate da RPT, se si ipotizza un compenso annuo di 15 mila euro e costi deducibili per 3 mila euro (vale a dire una spesa media mensile di 300 euro), col regime forfetario modificato si pagherebbero circa 30 euro in più che con il sistema ordinario.
 
La situazione cambia notevolmente al crescere delle spese. Il secondo scenario ipotizzato da RPT considera un reddito pari a 15 mila euro e costi pari a 6 mila euro, cioè una media di 500 euro al mese. La possibilità di dedurre le spese genererebbe un’imposta di 661 euro nel caso di regime ordinario e di 1.488,83 euro nel caso del nuovo regime agevolativo. Il differenziale in questo caso sarebbe di oltre 800 euro in più.
 
Secondo RPT, con una soglia di reddito pari a 15 mila euro solo l’attuale regime dei minimi risulterebbe conveniente. Al contrario, portando la soglia di reddito a 30 mila euro, il nuovo regime sarebbe più conveniente di quello ordinario. Ipotizzando sempre spese per 6 mila euro, i professionisti aderenti ai nuovi minimi pagherebbero 1470 euro in meno rispetto al regime ordinario.
 
Per ovviare a queste difficoltà, la Rete delle professioni tecniche ha quindi chiesto che il tetto massimo del reddito per poter essere ammessi al regime agevolato resti pari a 30 mila euro e che non venga abbassato a 15 mila.
 
La richiesta, già avanzata singolarmente dal Consiglio Nazionale degli Architetti e dal Consiglio nazionale degli ingegneri, dovrà ora essere discussa durante l’esame del testo di legge.

 

 
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