La Riforma degli appalti valorizzerà la qualità architettonica
NORMATIVA
La Riforma degli appalti valorizzerà la qualità architettonica
Chiesto l’inserimento di un riferimento alla qualità tecnica. No alle varianti e alle procedure in deroga tranne che nei casi di emergenza
17/04/2015 - Prosegue in Senato l’iter del disegno di legge di riforma del Codice degli appalti pubblici.
Dopo l’adozione del nuovo testo base, la Commissione Lavori Pubblici è alle prese con l’esame degli emendamenti. Tra quelli di maggiore interesse, c'è l'inserimento della qualità tecnico-funzionale tra i parametri da valorizzare nella fase progettuale.
Il testo base al momento prevede che negli appalti pubblici sia valorizzata la fase progettuale promuovendo la qualità architettonica anche attraverso lo strumento dei concorsi di progettazione, limitando il ricorso all'appalto integrato e privilegiando la messa a gara del progetto definitivo o esecutivo.
E' stato inoltre proposto il divieto espresso di procedure derogatorie a quelle ordinarie, salvo nei casi di urgenze di protezione civile per calamità naturali.
Nel pacchetto di emendamenti ci sono poi la semplificazione del sistema AvcPass, la regolazione espressa dei casi in cui è possibile l’aggiudicazione secondo il criterio del prezzo più basso e l’istituzione di un Albo nazionale dei soggetti che possono ricoprire il ruolo di responsabile dei lavori e collaudatore negli appalti pubblici con la formula del contraente generale.
Gli emendamenti limitano il ricorso all'appalto integrato ai casi in cui siano necessari lavori o componenti caratterizzati da un contenuto tecnologico o innovativo che superino in valore il 70% dell'importo totale dei lavori.
Ricordiamo che il ddl delega il Governo ad adottare un decreto legislativo che recepisca le Direttive 2014/23/Ue sui contratti di concessione, 2014/24/Ue sugli appalti pubblici (che abroga la direttiva 2004/18/CE) e 2014/25/Ue sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali (che abroga la direttiva 2004/17/CE).
Per il recepimento dovranno essere rispettati una serie di criteri, primo tra tutti il divieto di gold plating. Ciò significa che nella normativa italiana non si potranno introdurre livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive. Le varianti in corso d’opera dovranno essere ridotte al minimo e giustificate da effettive necessità.
Le gare andranno aggiudicate preferibilmente col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa misurata sul miglior rapporto qualità - prezzo, anche al fine di garantire una più agevole individuazione ed esclusione delle offerte anomale.
Le procedure di gara dovranno inoltre diventare tracciabili per consentire una maggiore vigilanza. Con questo obiettivo l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) avrà funzioni di controllo più ampie.
Sui partecipanti alle gare peseranno meno oneri documentali. Le Stazioni Appaltanti seguiranno procedure di verifica più semplici e l'accertamento dei requisiti di qualificazione avverrà con l’accesso ad una unica banca dati.
A loro volta, le Stazioni Appaltanti saranno ridotte e valutate dall’Anac sulla base della loro capacità tecnico organizzativa. A seconda del giudizio ottenuto potranno gestire gare più o meno complesse.
Verranno riviste le discipline della garanzia globale di esecuzione e del project financing, così come il sistema di qualificazione degli operatori economici, prevedendo la decadenza delle attestazioni in caso di procedure di fallimento, ma soprattutto meccanismi di premialità per le imprese che nell’esecuzione dei contratti hanno sempre rispettato i tempi e i costi stabiliti, senza contenziosi.
Per valorizzare le esigenze sociali e ambientali, la delega prevede poi l’introduzione di criteri premiali nella valutazione delle offerte presentate da imprese che operano nel proprio territorio in ottemperanza ai principi di economicità dell’appalto, accesso delle Pmi, territorialità e filiera corta.
Si cercherà di evitare gli “avvalimenti a cascata” assicurandosi che l’impresa ausiliaria esegua direttamente la prestazione. Verrà facilitato l’accesso delle piccole e medie imprese evitando l’aggregazione artificiosa degli appalti.
Per abbreviare i tempi di realizzazione delle opere pubbliche sarà introdotto un sistema simile al debàt public alla francese in base al quale le comunità locali sono coinvolte nella fase di progettazione delle opere strategiche e non solo in quelle successive della realizzazione.
Ricordiamo che l’iter per la riforma del Codice Appalti è iniziato a fine agosto 2014 con l’approvazione in Consiglio dei Ministri. L’esame in Commissione Lavori Pubblici del Senato è iniziato il 7 gennaio 2015 attraverso una serie di audizioni informative cui hanno preso parte l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) e gli addetti ai lavori del settore.
L’8 aprile la Commissione ha adottato un nuovo testo base e ora è impegnata nell’esame degli emendamenti.
Positivo il commento di Fondazione Inarcassa sulle novità normative introdotte. Il Presidente Andrea Tomasi si è detto soddisfatto perché sono state inserite le richieste di introdurre dei criteri reputazionali con i quali deve avvenire la qualificazione nel processo realizzativo delle opere pubbliche. Tuttavia, la Fondazione ritiene che, su determinati passaggi, “sia necessario ancora un ulteriore passo in avanti”. Il riferimento è alla qualità tecnica perché, come affermato nella nota diramata dalla Fondazione, “quella architettonica, seppur fondamentale, da sola non basta”.
Dopo l’adozione del nuovo testo base, la Commissione Lavori Pubblici è alle prese con l’esame degli emendamenti. Tra quelli di maggiore interesse, c'è l'inserimento della qualità tecnico-funzionale tra i parametri da valorizzare nella fase progettuale.
Il testo base al momento prevede che negli appalti pubblici sia valorizzata la fase progettuale promuovendo la qualità architettonica anche attraverso lo strumento dei concorsi di progettazione, limitando il ricorso all'appalto integrato e privilegiando la messa a gara del progetto definitivo o esecutivo.
E' stato inoltre proposto il divieto espresso di procedure derogatorie a quelle ordinarie, salvo nei casi di urgenze di protezione civile per calamità naturali.
Nel pacchetto di emendamenti ci sono poi la semplificazione del sistema AvcPass, la regolazione espressa dei casi in cui è possibile l’aggiudicazione secondo il criterio del prezzo più basso e l’istituzione di un Albo nazionale dei soggetti che possono ricoprire il ruolo di responsabile dei lavori e collaudatore negli appalti pubblici con la formula del contraente generale.
Gli emendamenti limitano il ricorso all'appalto integrato ai casi in cui siano necessari lavori o componenti caratterizzati da un contenuto tecnologico o innovativo che superino in valore il 70% dell'importo totale dei lavori.
Ricordiamo che il ddl delega il Governo ad adottare un decreto legislativo che recepisca le Direttive 2014/23/Ue sui contratti di concessione, 2014/24/Ue sugli appalti pubblici (che abroga la direttiva 2004/18/CE) e 2014/25/Ue sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali (che abroga la direttiva 2004/17/CE).
Per il recepimento dovranno essere rispettati una serie di criteri, primo tra tutti il divieto di gold plating. Ciò significa che nella normativa italiana non si potranno introdurre livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive. Le varianti in corso d’opera dovranno essere ridotte al minimo e giustificate da effettive necessità.
Le gare andranno aggiudicate preferibilmente col criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa misurata sul miglior rapporto qualità - prezzo, anche al fine di garantire una più agevole individuazione ed esclusione delle offerte anomale.
Le procedure di gara dovranno inoltre diventare tracciabili per consentire una maggiore vigilanza. Con questo obiettivo l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) avrà funzioni di controllo più ampie.
Sui partecipanti alle gare peseranno meno oneri documentali. Le Stazioni Appaltanti seguiranno procedure di verifica più semplici e l'accertamento dei requisiti di qualificazione avverrà con l’accesso ad una unica banca dati.
A loro volta, le Stazioni Appaltanti saranno ridotte e valutate dall’Anac sulla base della loro capacità tecnico organizzativa. A seconda del giudizio ottenuto potranno gestire gare più o meno complesse.
Verranno riviste le discipline della garanzia globale di esecuzione e del project financing, così come il sistema di qualificazione degli operatori economici, prevedendo la decadenza delle attestazioni in caso di procedure di fallimento, ma soprattutto meccanismi di premialità per le imprese che nell’esecuzione dei contratti hanno sempre rispettato i tempi e i costi stabiliti, senza contenziosi.
Per valorizzare le esigenze sociali e ambientali, la delega prevede poi l’introduzione di criteri premiali nella valutazione delle offerte presentate da imprese che operano nel proprio territorio in ottemperanza ai principi di economicità dell’appalto, accesso delle Pmi, territorialità e filiera corta.
Si cercherà di evitare gli “avvalimenti a cascata” assicurandosi che l’impresa ausiliaria esegua direttamente la prestazione. Verrà facilitato l’accesso delle piccole e medie imprese evitando l’aggregazione artificiosa degli appalti.
Per abbreviare i tempi di realizzazione delle opere pubbliche sarà introdotto un sistema simile al debàt public alla francese in base al quale le comunità locali sono coinvolte nella fase di progettazione delle opere strategiche e non solo in quelle successive della realizzazione.
Ricordiamo che l’iter per la riforma del Codice Appalti è iniziato a fine agosto 2014 con l’approvazione in Consiglio dei Ministri. L’esame in Commissione Lavori Pubblici del Senato è iniziato il 7 gennaio 2015 attraverso una serie di audizioni informative cui hanno preso parte l’Autorità nazionale anticorruzione (ANAC) e gli addetti ai lavori del settore.
L’8 aprile la Commissione ha adottato un nuovo testo base e ora è impegnata nell’esame degli emendamenti.
Positivo il commento di Fondazione Inarcassa sulle novità normative introdotte. Il Presidente Andrea Tomasi si è detto soddisfatto perché sono state inserite le richieste di introdurre dei criteri reputazionali con i quali deve avvenire la qualificazione nel processo realizzativo delle opere pubbliche. Tuttavia, la Fondazione ritiene che, su determinati passaggi, “sia necessario ancora un ulteriore passo in avanti”. Il riferimento è alla qualità tecnica perché, come affermato nella nota diramata dalla Fondazione, “quella architettonica, seppur fondamentale, da sola non basta”.