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Architetti: ‘includere i professionisti in tutte le politiche per le PMI’

Architetti: ‘includere i professionisti in tutte le politiche per le PMI’

Chiesta al Governo una Conferenza nazionale del lavoro autonomo e intellettuale

Vedi Aggiornamento del 13/07/2016
Architetti: ‘includere i professionisti in tutte le politiche per le PMI’
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 13/07/2016
21/04/2015 - Una Conferenza nazionale del lavoro autonomo e intellettuale finalizzata a definire un patto tra Governo e professionisti per rilanciare lo sviluppo sostenibile dell’Italia.
 
Lo ha chiesto il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori nel corso di #autonomamente, l’iniziativa degli architetti italiani dedicata ai professionisti e ai lavoratori della conoscenza che si è svolta sabato scorso a Piacenza.
 
“Fa malissimo all’Italia, proprio nel momento in cui si dovrebbero cogliere e gestire al meglio i sia pur ancora deboli segnali di crescita - ha detto Leopoldo Freyrie, presidente del CNAPPC - mortificare i talenti e l’energia espressa dalle idee dei professionisti, relegando i lavoratori della conoscenza in un ghetto fiscale che impedisce loro la crescita e la spinta innovativa a favore della comunità”.
 
Secondo Freyrie “serve modificare definitivamente e urgentemente, sia nelle politiche e norme già in essere che in quelle future, l’atteggiamento sbagliato di ‘razzismo economico-sociale’ che esclude interi settori della comunità produttiva dagli incentivi economici e dalle politiche sociali”.
 
Per gli architetti italiani è “miope e suicida non valorizzare le caratteristiche originali dei produttori di idee e conoscenza, aiutando le connessioni con il mondo industriale, promuovendo e incentivando l’innovazione e la ricerca”.
 
I professionisti quindi chiedono alle forze politiche di:
 
- aiutare l’organizzazione degli autonomi in strutture a rete flessibili e moderne, infraterritoriali e interprofessionali;
- incentivare e sostenere l’innovazione digitale delle reti degli autonomi, sostenendo la loro esplorazione dei mercati internazionali;
- includere i lavoratori della conoscenza in tutte le politiche sulle PMI, mettendo fine ad un apartheid stupido e anticostituzionale;
- includere le fasce deboli del lavoro autonomo nelle politiche di sostegno economico e previdenziale da cui sono da sempre escluse;
- adeguare le normative sul lavoro all’esistenza, non solo fiscale, di figure altre rispetto al duopolio impresa/lavoratori, inadeguato - quest’ultimo - alla realtà del mondo contemporaneo.
 
“I dati di una recente ricerca della CGIL - ricordano gli architetti italiani -, che lanciano l’allarme sul crollo dei redditi dei nostri mestieri, pur utili a evidenziare una emergenza che noi da anni non ci stanchiamo di segnalare, non devono indurre a confondere i sistemi di rappresentanza nè a credere che i lavoratori della conoscenza possano artatamente essere collocati in un tradizionale confronto di modello industriale”.
 
In definitiva, gli architetti chiedono al Governo di “redigere subito un progetto complessivo e innovativo​, ​capace di rendere il lavoro intellettuale sinergico allo sviluppo dell’economia e​ ​​adatto alle funzioni pubbliche e sociali ​che svolgiamo​, garantendo anche a noi quanto previsto dall’art. 36 della Costituzione: ​​‘una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa​’, senza stravolgere i valori espressi dalla legge che stabilisce che il lavoro del professionista è libero e fondato sull’autonomia e indipendenza di giudizio, intellettuale e tecnico”.
 
 

 
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