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Colosseo, la ricostruzione dell’arena si farà

Colosseo, la ricostruzione dell’arena si farà

Ministro Franceschini: ‘la valorizzazione è il motore della conservazione e passa dalla collaborazione tra pubblico e privato’

Vedi Aggiornamento del 05/07/2016
di Alessandra Marra
21/04/2015 - Ricostruire l'arena del Colosseo com'è stata fino all'Ottocento per tutelare maggiormente il monumento e al tempo stesso renderlo più accessibile e più comprensibile ai visitatori.
 
Questa la proposta lanciata dal ministro dei beni culturali Dario Franceschini in occasione del discorso conclusivo al XIX Convegno del Fai “Per sempre per tutti. Spunti e proposte per una politica più umana dei beni culturali".
 

Ricostruzione arena Colosseo

L’operazione prevedrebbe la ricostruzione del pavimento dell’anfiteatro, coprendo i sotterranei, per ricreare lo spazio dell’arena e utilizzarlo anche per ospitare spettacoli. Per Franceschini “in un Colosseo con l'Arena ricostruita si possono fare rappresentazioni uniche al mondo, con diritti tv sufficienti per restaurare tutta l'area archeologica centrale". Il ministro si è concentrato sull’idea che non c'è conservazione senza valorizzazione e viceversa la valorizzazione è il motore della conservazione.
 
Franceschini ha anche sottolineato l’importanza che riveste la collaborazione tra pubblico e privato per concorrere alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio. Infatti ha dichiarato: “Voglio utilizzare e utilizzerò il Dpr 296/2005, il decreto presidenziale che consente di affidare ad associazioni no profit la gestione di siti e beni che lo stato non è in grado di gestire, di proteggere e tanto meno di valorizzare. Credo che il semplice buon senso dica che non c'è logica per cui lo Stato tenga chiuso un luogo di cultura quando c'è un'associazione privata pronta a restituirlo alla collettività, cioè alla sua funzione pubblica”.
 
Già in precedenza il presidente del consiglio superiore dei beni culturali Giuliano Volpe, a capo della commissione paritetica Mibact-Roma capitale, si era espresso in favore di una soluzione che rendesse l’area archeologica centrale romana, la più grande d'Italia, un luogo vitale e vivo che possa attrarre non solo i turisti ma anche gli stessi cittadini romani.
 
Secondo Volpe "ci vuole una buona comunicazione che fronteggi la cattiva comunicazione, quella del sensazionalismo, dei misteri, della fanta-archeologia”; la vera tutela evita i conservatorismi e si concentra sulle ricostruzioni e su tutti gli strumenti che aiutino la comprensione e la fruizione". Perciò in quest’’ottica anche la ricostruzione dell'arena del Colosseo aiuterebbe a "migliorare la comprensione e la fruizione del monumento".
 
Anche il FAI condivide le proposte fatte dal Ministro; per l’associazione infatti restaurare, gestire e valorizzare devono essere tre azioni fortemente integrate e finalizzate a due scopi simultanei: garantire per sempre la tutela del patrimonio e renderne la fruizione un concreto beneficio per tutti.
 

Fori Imperiali

Inoltre per la valorizzazione dell’area archeologica centrale di Roma Dario Franceschini e il Sindaco di Roma Capitale, Ignazio Marino, hanno firmato oggi ai Mercati Traianei l’accordo per la gestione unica "dell'area archeologica più importante al mondo".

Nasce così un nuovo soggetto giuridico che diventerà l’unico interlocutore per cittadini,visitatori, imprese, mecenati. La gestione unitaria, dinamica ed efficiente dell’area archeologica sarà garantita dal ‘Consorzio per i Fori di Roma” a cui Stato e Comune demandano la definizione del Piano strategico di sviluppo culturale e di valorizzazione dell’area.

Il Consorzio provvederà, tra l’altro, alla gestione diretta o indiretta delle attività di valorizzazione dei beni affidati, alla organizzazione di mostre, convegni, spettacoli e manifestazioni, alla promozione di studi, ricerche, attività didattiche e divulgative, alla progettazione e realizzazione di percorsi turistici e itinerari di visita, alla promozione dell’adeguamento delle infrastrutture di collegamento all’area archeologica per migliorarne l’accessibilità. Tutto questo servirà a consolidare l’identità culturale di Roma e a rafforzare la memoria sociale della sua comunità, favorendo la riappropriazione da parte dei cittadini del patrimonio culturale del proprio territorio.

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