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Progettazione di interni, gli Architetti italiani contro Cocontest

Progettazione di interni, gli Architetti italiani contro Cocontest

La piattaforma online di crowdsourcing è stata denunciata all’Antitrust e segnalata al Governo

Vedi Aggiornamento del 01/06/2015
Progettazione di interni, gli Architetti italiani contro Cocontest
di Rossella Calabrese
Vedi Aggiornamento del 01/06/2015
26/05/2015 - Il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori ha denunciato all’Antitrust Cocontest, la piattaforma online che mette in contatto designers di interni e clienti in tutto il mondo.
 

Come funziona Cocontest

Cocontest lancia concorsi tra privati, promettendo a chi voglia rinnovare la propria casa di ottenere progetti a prezzi più bassi e in tempi più brevi, e a molti designer disoccupati di trovare nuovi clienti. Si tratta in pratica del principio del crowdsourcing applicato all’interior design.
 

La reazione degli Architetti italiani

Ma il Cnappc non condivide questo sistema, anzi, sostiene che la Società “offre prestazioni professionali diffondendo, a tutto danno dei consumatori, informazioni ingannevoli che, nel contempo, screditano la categoria degli architetti”.
 
“Cocontest - afferma il Cnappc - vìola le leggi italiane e le direttive europee che regolano il rapporto tra professionisti e clienti” e fornisce “solo idee di progetti, senza verificare se esse siano soluzioni architettoniche fattibili e se siano progettate da professionisti competenti e abilitati”.
 
Inoltre, il Consiglio Nazionale Architetti ritiene le affermazioni riportate sulla piattaforma “spesso ingannevoli per il consumatore e diffamanti per gli architetti, affermando che solo sul sito è possibile trovare soluzioni rapide ed economiche in quanto tutti gli altri architetti italiani ed europei  che esercitano la professione offrono prestazioni lente ed a caro prezzo”.
 
“Nel sito - prosegue il Cnappc - non viene mai specificato e spiegato al consumatore che, laddove si progettino interventi edilizi, in Italia, come in Europa, bisogna produrre progetti e documenti complessi, a garanzia della sicurezza e salute dei cittadini e nel rispetto dell’ambiente”.
 
Secondo il Cnappc, l’attività di Cocontest “è svilente per l’intera comunità professionale” in quanto propone “progetti gratuiti perché se solo ‘il progetto vincitore’ riceverà un onorario, nemmeno definito come tale ma come ‘premio’, tutti gli altri saranno comunque stati lavori gratuiti”.
 
Da tale proposta commerciale - continua il Consiglio Nazionale - “sviluppata sfruttando la crisi, l’indiscriminata abolizione delle tariffe attuata fuori da ogni logica e da ogni possibile concertazione da parte del Governo italiano, e in ragione del numero elevatissimo di architetti, spesso senza o con poco lavoro, trae vantaggi unicamente la società che ha promosso Cocontest, che viene pagata dagli architetti partecipanti nell’illusione di avere qualche concreta opportunità di lavoro, anche se operato sottocosto, in un drammatico periodo di disoccupazione e di crisi economica”.
 
“Dietro l’immagine dell'innovazione, il crowdsourcing, - conclude il Cnappc - si cela quindi il cinico sfruttamento di professionisti disperati che pagano una mediazione per la vaga speranza di una possibile opportunità di lavoro, ingannando, al contempo il consumatore che viene illuso di poter godere di una progettazione low-cost”.
 

La denuncia in Parlamento

Qualche giorno fa Cocontest è finito nel mirino di otto deputati architetti e pianificatori che hanno chiesto ai Ministri dello Sviluppo economico e della Giustizia di regolamentare in maniera più stringente forme di pubblicità informativa e di servizi resi ai consumatori.

Secondo Serena Pellegrino (SEL), promotrice dell’interrogazione parlamentare, “è denigratoria della professione di architetto la pubblicità della Società Cocontest che descrive la figura del professionista come un anziano e incompetente architetto, costoso e incapace di soddisfare il committente. Non appare certo come una pubblicità comparativa. La deontologia professionale prevede che un architetto non possa denigrare l’operato di un collega”.
 
“Offrire ai consumatori, attraverso pubblicità diffusa sul web - prosegue l’interrogazione - la possibilità di accedere a prestazioni per la progettazione architettonica e d’interni nell’ambito di una piattaforma online cui confluiscono le domande degli utenti e le risposte di una eterogenea serie di interlocutori, indicati genericamente come designer ma ricomprendenti le più varie categorie professionali, è assolutamente equivocabile”.
 
Inoltre - continua Pellegrino - la pubblicità indica “esplicitamente tra i vantaggi di questo meccanismo, quello di non doversi rivolgere ad un architetto professionista risparmiando i costi delle relative prestazioni, e questo non è lecito. Si evidenzia anche l’attività di intermediazione, illegale nel nostro ordinamento giuridico”.
 
AGGIORNAMENTO 1 GIUGNO 2015 - Leggi l'intervista CoContest: ‘i designers che lavorano con noi non sono disperati ma lungimiranti e curiosi’

 

 
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