Appalti, la riforma del Codice punta sui concorsi di progettazione
NORMATIVA
Appalti, la riforma del Codice punta sui concorsi di progettazione
Le altre novità: premialità per le imprese che utilizzano manodopera locale e pagamento diretto ai subappaltatori
05/06/2015 - Via libera della Commissione Lavori Pubblici del Senato al ddl di Riforma degli Appalti. Il testo, che sarà discusso in Aula la prossima settimana, costituisce una delega, cioè un riferimento sulla cui base il Governo dovrà adottare entro sei mesi una serie di decreti legislativi.
Con la riforma saranno recepiti nell’ordinamento italiano le Direttive 2014/23/Ue sui contratti di concessione, 2014/24/Ue sugli appalti pubblici (che abroga la direttiva 2004/18/CE) e 2014/25/Ue sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali (che abroga la direttiva 2004/17/CE).
Questi, in sintesi, alcuni dei punti cardine su cui si basa la riforma:
Il nuovo Codice Appalti conterrà criteri premiali per le imprese che, in caso di aggiudicazione, si impegnino a utilizzare, anche in parte, manodopera o personale a livello locale. Inizialmente era stata prevista una corsia preferenziale per le imprese operanti sul territorio privilegiando l'idea di territorialità e filiera corta. Una simile formulazione avrebbe però rischiato di violare i principi di libera circolazione e di concorrenza a livello europeo.
La qualificazione delle imprese si baserà sull’aggiornamento costante dei requisiti e sulla verifica delle capacità reali e delle competenze tecniche e professionali delle imprese, nonché sull’indagine sulle attività effettivamente eseguite. In altre parole, la valutazione non riguarderà solo i requisiti formali, come il fatturato o il numero di addetti, ma prenderà in considerazione la “buona condotta” tenuta negli appalti precedenti. Le imprese capaci di rispettare i tempi di consegna delle opere, senza creare contenziosi con i committenti, avranno quindi più possibilità di accedere al mercato dei lavori pubblici.
Nella realizzazione di grandi progetti infrastrutturali aventi impatto sull'ambiente o sull'assetto del territorio saranno adottate forme di dibattito pubblico, sul modello del débat public francese, con il coinvolgimento delle comunità locali dei territori interessati.
Per tutti i soggetti pubblici e privati, titolari di concessioni di lavori o di servizi pubblici esistenti o di nuova aggiudicazione, scatterà l’obbligo di affidare tutti i contratti di lavori, servizi e forniture mediante procedura ad evidenza pubblica, anche di tipo semplificato. Per le concessioni già esistenti ci sarà un periodo transitorio di adeguamento di dodici mesi, dopodichè scatterà il divieto di affidamenti in house.
La riforma prevede inoltre il divieto di gold plating. Nella normativa italiana non si potranno cioè introdurre livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive.
In caso di inadempimento da parte dell’appaltatore, la Stazione Appaltante procederà al pagamento diretto dei subappaltatori. I concorrenti avranno l’obbligo di indicare, in sede di presentazione dell’offerta, le parti del contratto che intendono subappaltare e una terna di nominativi di subappaltatori per ogni tipologia di lavorazione. Diventerà inoltre obbligatorio dimostrare l’assenza di motivi di esclusione a carico dei subappaltatori, che in caso contrario andrebbero sostituiti.
Con la riforma saranno recepiti nell’ordinamento italiano le Direttive 2014/23/Ue sui contratti di concessione, 2014/24/Ue sugli appalti pubblici (che abroga la direttiva 2004/18/CE) e 2014/25/Ue sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali (che abroga la direttiva 2004/17/CE).
Questi, in sintesi, alcuni dei punti cardine su cui si basa la riforma:
Riforma Codice Appalti: qualità architettonica e qualificazione
Negli appalti pubblici sarà valorizzata la fase progettuale promuovendo la qualità architettonica anche attraverso lo strumento dei concorsi di progettazione, limitando il ricorso all'appalto integrato e privilegiando la messa a gara del progetto definitivo o esecutivo. Nell'ambito dei servizi di progettazione sarà facilitato l'accesso dei giovani professionisti vietando l'aggregazione artificiosa degli appalti.Il nuovo Codice Appalti conterrà criteri premiali per le imprese che, in caso di aggiudicazione, si impegnino a utilizzare, anche in parte, manodopera o personale a livello locale. Inizialmente era stata prevista una corsia preferenziale per le imprese operanti sul territorio privilegiando l'idea di territorialità e filiera corta. Una simile formulazione avrebbe però rischiato di violare i principi di libera circolazione e di concorrenza a livello europeo.
La qualificazione delle imprese si baserà sull’aggiornamento costante dei requisiti e sulla verifica delle capacità reali e delle competenze tecniche e professionali delle imprese, nonché sull’indagine sulle attività effettivamente eseguite. In altre parole, la valutazione non riguarderà solo i requisiti formali, come il fatturato o il numero di addetti, ma prenderà in considerazione la “buona condotta” tenuta negli appalti precedenti. Le imprese capaci di rispettare i tempi di consegna delle opere, senza creare contenziosi con i committenti, avranno quindi più possibilità di accedere al mercato dei lavori pubblici.
Regole uniformi nella riforma degli appalti
Saranno vietate le aggiudicazioni in deroga alle procedure ordinarie. Si potranno fare delle eccezioni solo in caso di urgenze di protezione civile determinate da calamità naturali. Le varianti in corso d’opera dovranno essere ridotte al minimo e giustificate da effettive necessità. Le gare dovranno essere aggiudicate col criterio dell'offerta economicamente più vantaggiosa. Saranno inoltre regolati in modo espresso i casi e le soglie entro le quali è consentito il ricorso al solo criterio del prezzo o del costo.Nella realizzazione di grandi progetti infrastrutturali aventi impatto sull'ambiente o sull'assetto del territorio saranno adottate forme di dibattito pubblico, sul modello del débat public francese, con il coinvolgimento delle comunità locali dei territori interessati.
Per tutti i soggetti pubblici e privati, titolari di concessioni di lavori o di servizi pubblici esistenti o di nuova aggiudicazione, scatterà l’obbligo di affidare tutti i contratti di lavori, servizi e forniture mediante procedura ad evidenza pubblica, anche di tipo semplificato. Per le concessioni già esistenti ci sarà un periodo transitorio di adeguamento di dodici mesi, dopodichè scatterà il divieto di affidamenti in house.
La riforma prevede inoltre il divieto di gold plating. Nella normativa italiana non si potranno cioè introdurre livelli di regolazione superiori a quelli minimi richiesti dalle direttive.