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CoContest: ‘i designers che lavorano con noi non sono disperati ma lungimiranti e curiosi’

CoContest: ‘i designers che lavorano con noi non sono disperati ma lungimiranti e curiosi’

E mentre l’Italia denuncia la piattaforma all’Antitrust, la Silicon Valley la finanzia col programma ‘500 Startup’. Intervista al CFO Alessandro Rossi

Vedi Aggiornamento del 04/03/2016
di Rossella Calabrese
01/06/2015 - “Cinico sfruttamento di professionisti disperati”, web usato “per fare della professione di architetto un nuovo ‘mercato degli schiavi’”. Questo ha visto il Consiglio Nazionale Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori dietro CoContest, la piattaforma online che mette in contatto designers di interni e clienti, tanto da denunciarla all’Antitrust.
 
Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto ad Alessandro Rossi, CFO di CoContest.
 
Edilportale: il Cnappc ha sollevato la questione su due piani, legale ed etico. Relativamente al primo, afferma che CoContest fornisce “solo idee di progetti, senza verificare se esse siano soluzioni architettoniche fattibili e se siano progettate da professionisti competenti e abilitati”. Come verificate la professionalità degli architetti che partecipano ai contest?
 
CoContest: Non lo facciamo. La nostra è un scelta precisa, volta sia a permettere la massima internazionalizzazione possibile del servizio (non tutti i Paesi hanno una regolamentazione simile a quella italiana e non tutti sono organizzati in albi professionali), sia a permettere ai giovani di iniziare a partecipare alle gare durante la fase finale della loro formazione (riteniamo infatti che la pratica sia un aspetto essenziale della formazione gravemente sottovalutato dal modello accademico italiano e non solo). Devo però precisare che al contrario di altre Startup (ad esempio Uber) noi non permettiamo a tutti di fare il lavoro del progettista poiché, come capirai meglio di me, per realizzare un progetto comprensivo di planimetrie, sezioni, render 3D, ecc, sono necessarie delle competenze tecniche oltre che teoriche che non sono disponibili ai non professionisti (non basta saper guidare la macchina, e un improvvisato non avrebbe alcuna possibilità di confezionare le risorse minime di partecipazione e ancor meno di vincere). 
 
Edilportale: il Cnappc afferma che “non viene mai spiegato al consumatore che, laddove si progettino interventi edilizi, in Italia, come in Europa, bisogna produrre progetti e documenti complessi”. Che tipo di progetti viene proposto dai professionisti e, quindi, acquistato dai clienti?
 
CoContest: Sotto questo aspetto devo precisare che noi forniamo idee progettuali, magari molto dettagliate, ma pur sempre idee progettuali, non realizziamo i progetti né pubblicizziamo di farlo. Il 50% delle nostre gare riguardano arredo e ristrutturazioni non strutturali e quindi il progetto può essere ‘realizzato’ dal cliente senza la necessità di compilare documenti burocratici. Per quanto riguarda i progetti che invece coinvolgono lavori strutturali e, quindi, necessitano di permessi e autorizzazioni, è la legge stessa a prescrivere gli obblighi del cliente, dunque ovviamente il cliente alla fine del contest si affiderà ad un professionista iscritto all’albo (noi ci auguriamo possa essere lo stesso vincitore del contest) per la redazione dei documenti necessari e per la realizzazione del progetto. Ti assicuro che un cliente che, ad esempio, deve ristrutturare casa, conosce la regolamentazione ed i suoi obblighi molto bene; inoltre noi forniamo al cliente i contatti del designer vincitore sperando che possano mettersi d’accordo per iniziare un rapporto di lavoro per la realizzazione del progetto con l’affidamento dell’incarico, così come prescritto dalla normativa vigente in materia di rapporti tra clienti e il professionisti. 
 
Edilportale: la vera questione è quella etica: secondo il Cnappc, CoContest “sfrutta cinicamente i professionisti disperati facendo pagare loro una mediazione, nella vaga speranza di una possibile opportunità di lavoro”, e la rivoluzione digitale sta “usando il web per fare della professione di architetto un vero e proprio nuovo ‘mercato degli schiavi’”, “approfittando della disperazione di una categoria i cui redditi medi sono sprofondati sotto la soglia di povertà”. I professionisti che partecipano ai vostri contest sono disperati?
 
CoContest: Innanzitutto devo dire che se la vera questione è quella morale i nostri detrattori si stanno rendendo davvero ridicoli! Vi rendete conto del linguaggio usato dai i nostri accusatori (“usando il web per fare della professione di architetto un vero e proprio nuovo mercato degli schiavi”)? Definirlo anacronistico è un eufemismo non da poco, parlare di schiavitù in relazione ad una piattaforma aperta in cui l’iscrizione e la partecipazione ai contest è libera e assolutamente gratuita è sciocco ancor prima che ridicolo.
 
Ancor più grave se poi l’accusa è mossa da architetti che assumono giovani laureati per anni, a gratis o per rimborsi spese di poche centinaia di euro al mese, per farli lavorare tutti i giorni (magari 6 giorni a settimana) 8-10 ore al giorno, ma vogliono far passare per schiavista una piattaforma web dove i designer partecipano liberamente scegliendo che progetti fare e organizzando il proprio tempo come meglio credono, seduti comodamente a casa loro senza nessuna spesa (tra i commenti sono riuscito a leggere perfino che il costo dell’elettricità per fare un progetto è di 90 euro, non c’è davvero un limite quando si vuol far finta di non capire).
 
Finito questo lungo preambolo rispondo alla domanda:  no, non credo che gli architetti che lavorano su CoContest siano dei disperati, anzi credo siano dei lungimiranti e sicuramente persone dotate di una sana curiosità e di una maggiore apertura mentale. L’80% dei nostri designer sono architetti iscritti ai relativi albi professionali, seri professionisti che lavorano anche al di fuori nel nostro sito, anzi spesso usano CoContest come un secondo lavoro. Credo, inoltre, che in media siano professionisti maggiormente abituati ad utilizzare i software tecnici necessari ad esempio per realizzare i render 3D, e capisco anche che chi non è abituato ad utilizzare certi strumenti sia spaventato dall’affermazione del modello di CoContest. 
 
Edilportale: i professionisti pagano una mediazione per partecipare ai contest?
 
CoContest: Ecco cosa accade quando si fanno le interrogazioni parlamentari senza nemmeno aprire una volta il sito che si accusa. Noi non prendiamo assolutamente nessuna commissione sul premio in palio per i designer vincitori, la nostra commissione viene scalata al momento del pagamento da parte del cliente, dunque i vincitori ricevono il 100% del premio in palio. Inoltre, stiamo mettendo in piedi altri sistemi, come ad esempio una classifica a punti con premi per i primi classificati di ogni mese e dell’anno ma non solo, per aumentare la redistribuzione e dare un valore alla partecipazione anche quando questa non si traduce nella vittoria del premio in palio. Ovviamente, come detto, iscrizione e partecipazione ai contest sono assolutamente gratuite!
 
Edilportale: i guadagni che i professionisti ricavano sono molto bassi rispetto alle prestazioni rese?
 
CoContest: Credo che la questione sia seria e vada analizzata da due diversi punti di vista: il primo riguarda l’ammontare del premio in relazione ai redditi medi dei professionisti e il secondo riguarda il modello del concorso. Per quanto attiene l’ammontare del premio, siamo i primi a renderci conto che i premi possono essere ancora aumentati, tant’è che li abbiamo già alzati 2 volte negli ultimi 6 mesi e continueremo a farlo in futuro.
 
Detto ciò, analizziamo la questione in maniera oggettiva: per fare un progetto su CoContest in media occorrono non più di 4 giorni di lavoro e il premio medio è circa $700. Secondo i dati divulgati da voi di Edilportale, il reddito medio di un architetto italiano è di 17.000 euro l’anno; probabilmente fossi un designer mediamente bravo con un tasso di vittoria nella media, in un anno riuscirei a guadagnare di più su CoContest (considerando solo i premi quindi senza contare l’eventualità che qualche cliente mi affidi poi l’incarico). Ovviamente la mia è in parte una provocazione ma sottolinea come, pur essendoci ancora spazio per far lievitare i premi, la distanza con l’economia reale non è poi così marcata.
 
Per quanto attiene invece il modello del concorso, non devo certo ricordare a voi che è il modello usato in tutto il mondo da tutte strutture pubbliche, poiché è di fatto il modello che veicola il maggior valore marginale al consumatore e poiché permette (o in teoria dovrebbe permettere quando si parla di concorsi pubblici) una selezione meritocratica ed efficiente dei professionisti. Credo che occorra, soprattutto in Italia, incentivare la cultura di una sana competizione, poiché oltre a far emergere una domanda che oggi è morta, la competizione permette ai professionisti di crescere professionalmente confrontandosi in maniera pratica con colleghi di tutto il mondo e di tutte le età (ovviamente un approccio ideologico e anacronistico basato sulla retorica dello schiavismo, dello sfruttamento e della lotta di classe non aiuta a progredire in questo senso). 
 
Edilportale: vi sono state rivolte accuse simili in altri Paesi?
 
CoContest: No, nessuna critica in altri Paesi, solo in Italia, anche se noi non temiamo le critiche, anzi siamo più che aperti ad ogni critica costruttiva e a qualsiasi suggerimento volto a migliorare l’user experience dei nostri designer. Detto questo, rifiutiamo la logica dell’intimidazione, quella sì tutta italiana, per cui si fanno le interrogazioni parlamentari senza aprire il sito o si denunciano all’Antitrust (l’Autority che dovrebbe proteggere i consumatori dai monopolisti cattivi, non so se cogliete la contraddizione) tre giovani ragazzi che lavorano gratis, senza nemmeno inviare un email con le richieste di modifiche che l’ordine avrebbe voluto veder realizzate (alcune, quelle sensate, le abbiamo già spontaneamente realizzate una volta letta la denuncia e lo avremmo fatto volentieri anche a seguito di una semplice email). Denunciare ancor prima di provare a parlare questa sì purtroppo è un cultura solo italiana. 
  
Edilportale: come è stato accolto Cocontest in altre realtà?
 
CoContest: Ti dico solo che CoContest è stata selezionata prima da ‘Statup Chile’, il programma internazionale di accelerazione del governo cileno, che ci ha dato un grant di 40.000 dollari (a fondo perduto) per venire in Cile e far conoscere ai loro architetti e designer la nostra piattaforma, così da dare loro l’opportunità di allargare il proprio mercato e di fare esperienza in un ambiente internazionale, e poi da ‘500 Startup’, uno dei programmi più prestigiosi e ambiti di tutta la Silicon Valley, che ci ha finanziato e ci sta attualmente accelerando nel mercato statunitense. Dunque direi che all’estero la nostra iniziativa non è solo apprezzata, ma viene anche finanziata e sostenuta. 

Edilportale: potete segnalarci feedback positivi e feedback negativi di progettisti che hanno partecipato ai contest?
 
CoContest: Da qualche mese pubblichiamo una volta al mese delle interviste ai nostri designer più attivi sul nostro magazine, dove puoi trovare i loro commenti (sia positivi che negativi) su CoContest e su come immaginano il mercato della progettazione nel futuro. Ecco il link: http://magazine.cocontest.com/.

Edilportale: per concludere, CoContest è un’idea nata dal web, che usa le potenzialità del web per consentire ai progettisti, soprattutto giovani, di raggiungere un mercato potenzialmente planetario, mettendosi in gioco a costo zero, puntando sulle proprie competenze e responsabilità, con la possibilità di guadagnare anche più della media italiana. CoContest rappresenta l’innovazione, la competizione basata sul merito e sulla trasparenza e un nuovo modello di mercato che usa il web per far incontrare domanda e offerta di idee e progetti. 



 
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