20/07/2015 - “Se il Parlamento fa le riforme, nel 2016
via tutte le tasse della prima casa, Imu e Tasi".
Questa la promessa che il Presidente del Consiglio,
Matteo Renzi, fa agli italiani ai microfoni del Tg2.
Imu e Tasi per prima casa, nel 2016 l’abolizione?
Renzi ha lanciato un ''patto con gli italiani'' basato sulle riforme e sul taglio di 50 miliardi di euro di tasse in 5 anni. Il premier ha dichiarato: "E' un patto che propongo agli italiani: se le riforme vanno avanti, saremo in condizione di
abbassare di 50 miliardi in 5 anni le tasse agli italiani. Se le riforme andranno avanti, nel 2016 via tutte le tasse sulla prima casa, Imu e Tasi, nel 2017 via buona parte dell'Ires, nel 2018 scaglioni Irpef e pensioni”.
Secondo quanto dichiarato da Renzi il Governo sta
studiando questo piano già da sei mesi; infatti ha aggiunto: “I numeri per portare a casa questo risultato ci sono, a condizione che il Parlamento continui a lavorare con intensità".
L’annuncio di Renzi arriva dopo i tanti allarmi lanciato da Assimpredil-Ance, Cgia Mestre e Confedilizia circa
l’aumento esponenziale delle tasse sulla casa negli ultimi anni.
Secondo i dati di Confedilizia in anni le imposte locali sugli immobili sono quasi triplicate, passando dai 9 miliardi di gettito Ici del 2009 ai circa 25 miliardi tra Imu e Tasi dello scorso anno. Di conseguenza "con il 2015, la proprietà immobiliare si troverà, per il quarto anno consecutivo, a subire un livello di imposizione tributaria insostenibile, tale da rendere urgente un'inversione di tendenza attraverso una
riduzione del carico fiscale".
Tasse sulla casa, i dubbi di Cgia Mestre
La CGIA però ha assunto una posizione molto critica nei confronti delle promesse rilasciate dal Premier Renzi, lasciando intendere che senza dati concreti alla mano i suoi annunci potrebbero
apparire poco attendibili.
La Cgia Mestre ha dichiarato: “Dopo aver annunciato una rivoluzione copernicana in materia di tasse, il Premier Renzi adesso ci dica
dove troverà le risorse per fare questa operazione. In altre parole, per tagliare le imposte deve altresì
indicare quali capitoli di spesa andrà a razionalizzare, diversamente i suoi annunci non appaiono attendibili. Ricordiamo, inoltre, che entro la fine di quest’anno l’Esecutivo dovrà reperire ben 16,8 miliardi di euro, altrimenti già dal prossimo mese di ottobre scatterà l’aumento delle accise sui carburanti e dal 2016 l’Iva subirà l’ennesimo ritocco all’insù, mentre le detrazioni e le deduzioni fiscali subiranno una forte riduzione”.
La Cgia aggiunge: “E mentre Renzi si è impegnato entro al fine della legislatura a togliere la tassa sulla prima casa, a ridurre l’Ires, l’Irap e l’Irpef, nel giro di pochi mesi dovrà “sterilizzare” una serie di clausole di salvaguardia da far tremare i polsi. Entro il prossimo 30 settembre, infatti, dovrà recuperare 728 milioni di euro per non far scattare l’aumento delle accise sui carburanti, poichè l’Ue ci ha bocciato l’estensione del reverse charge alla grande distribuzione. L’invito che rivolge la Cgia a Renzi è di “
dimostrare, con dati alla mano, dove recupererà queste risorse, altrimenti rischiamo di trovarci di fronte all’ennesima promessa lanciata nel vuoto”.
Revisione tasse sulla casa, il commento di Ance
Positivo invece il commento del presidente dell’Ance,
Paolo Buzzetti all’annuncio del premier Renzi di una revisione delle tasse sulla casa. Buzzetti ha dichiarato: "Ridare fiducia al mercato della casa e insieme aprire i cantieri per le opere utili che servono al nostro Paese è la cura anti crisi che finora è mancata.Tutte le avvisaglie di ripresa degli ultimi anni sono andate in fumo proprio perché è mancato un atto di coraggio sugli investimenti e sull’edilizia, una svolta nella politica economica del nostro Paese l’aver finalmente messo al centro del programma di Governo un grande piano di manutenzione e di opere utili e un
alleggerimento del carico fiscale che ha reso inavvicinabile il bene più amato degli italiani: la casa”.
Puntare su investimenti pubblici e su un fisco più sostenibile per famiglie e imprese è secondo Buzzetti “
l’unica ricetta che può portare sviluppo in Italia, ma anche in Europa fiaccata finora da un eccesso di austerity che ha portato alla recessione e a milioni di disoccupati, senza risanare i conti pubblici”.
“Speriamo che la manovra fiscale che metterà a punto il Governo”, si augura il Presidente Buzzetti, “riguardi anche i beni strumentali delle imprese che in questi anni di crisi hanno continuato a pagare tasse altissime nonostante i sacrifici per restare in piedi”.
Tassa sulla casa, Nomisma: serve la riforma del catasto
Per Nomisma, società di studi economici, la vera necessità è “arrivare a un sistema impositivo finalmente più equo rimane grazie alla revisione delle basi imponibili che scaturirebbe dalla
riforma del Catasto”.
Luca Dondi, Consigliere delegato di Nomisma, ha infatti dichiarato: “Se non vi sono dubbi che la fiscalità sulla casa rappresenti un tema delicato e complesso, non emergono evidenze che l’azzeramento dell’imposizione sulla prima casa risulti dal punto di vista economico e sociale l’opzione preferibile. La strada maestra per arrivare a un sistema impositivo finalmente più equo rimane quella della revisione delle basi imponibili che scaturirebbe dalla riforma del Catasto che il Governo ha ribadito essere una priorità”.
“Non è infatti pensabile continuare a intervenire solo sulle aliquote o sui moltiplicatori, ci sono sperequazioni enormi all’interno delle stesse città e tra città che solo una revisione complessiva può correggere. A tal proposito si pensi che la differenza tra riferimenti catastali e valori di mercato oscilla tra il 36% e il 300%, attestandosi in media al 135%. La
disomogeneità del patrimonio immobiliare italiano e l’assenza di una base dati di riferimento sufficientemente articolata sono ostacoli consistenti sulla strada della riforma. Occorre lavorare pazientemente per rimuoverli senza farsi sopraffare dall’ansia del risultato di breve” ha concluso Dondi.
Secondo Nomisma dai dati diffusi dall’Agenzia delle Entrate emerge che nel 2014 il gettito Tasi-Imu relativo all’abitazione principale
è calato del 12,6%, attestandosi a 3,5 miliardi di euro, a fronte dei circa 4 miliardi di euro del 2012. In media i proprietari di prima casa hanno pagato 204 euro nel 2014 contro i 227 euro nel 2012. Dagli stessi documenti diffusi nella prima parte dell’anno risulta che per comprare un’abitazione in Italia servono in media circa 181mila euro (1.560 €/mq).
Secondo la società di studi economici quindi, si tratterebbe di un incentivo piuttosto modesto, quantificabile in circa lo 0,11% sul primo anno e comunque inferiore all’1%, considerando i valori attualizzati, su un orizzonte decennale. In una fase in cui i valori immobiliari sono ancora caratterizzati da tendenze recessive e lo sconto medio sfiora il 16%, fattori quali il timing dell’investimento e la capacità negoziale risultano di gran lunga più rilevanti rispetto all’incentivo fiscale. Anche con riferimento allo sgravio che una simile riforma garantirebbe al 76,6% di famiglie che vive in una casa di proprietà, il dato numerico risulta modesto e
pari a 17 euro mese, vale a dire poco più di un quinto del bonus di 80 euro introdotto a partire da maggio 2014 per lavoratori dipendenti e assimilati che guadagnano fino a 26mila euro.
In questo caso, tuttavia, a beneficiarne non sarebbero solo le famiglie a basso reddito, in quanto la sperequazione delle basi imponibili su cui vengono calcolate le imposte sulla casa, acuite dagli effetti regressivi dell’abolizione delle detrazioni, finirebbero paradossalmente per
agevolare anche nuclei con disponibilità nient’affatto modeste e propensioni alla spesa rispetto alle variazioni del reddito più contenute se paragonate a quelle delle famiglie meno abbienti.