Queste le richieste dell’Unione Nazionale delle Industrie delle Costruzioni Metalliche dell'Involucro e dei serramenti (UNICMI) in un una mozione al Governo.
Involucro edilizio e prestazioni minime: criticità
Secondo UNICMI l’introduzione del coefficiente globale di scambio termico H’t per le parti di involucro vetrato crea problemi sia ai progettisti che alle industrie. Infatti la mozione fa notare che il “limite per il coefficiente H’t è significativamente basso e difficilmente raggiungibile con i sistemi di facciate continue (anche le più avanzate) utilizzate attualmente nel settore delle costruzioni”.Inoltre UNICMI sottolinea che “dal punto di vista esclusivamente prestazionale, un valore di H’t molto basso potrebbe non essere garanzia di efficienza energetica dell’edificio. Uno scambio termico eccessivamente basso infatti potrebbe risultare critico in edifici ad uso terziario e commerciale, impedendo lo smaltimento di carichi interni elevati (computer, luci, server, altri apparati elettronici), che graverebbero quindi sull’impianto di condizionamento".
UNICMI ritiene che l’applicazione indiscriminata del coefficiente H’t, sia su nuove costruzioni sia su ristrutturazioni, indipendentemente dalla destinazione d’uso e dalla tecnologia costruttiva adottata, "sia una modalità operativa limitativa e anacronistica"; il documento sostiene che realizzare obbligatoriamente edifici a torre o per uffici con sistemi a cappotto comporterebbe un notevole ingombro e un incremento di carichi gravanti sull’edificio.
Secondo l’Unione Nazionale Industrie delle Costruzioni Metalliche l’aggravio di costi non sempre è giustificato da un miglioramento prestazionale della facciata in un’ottica di costi/benefici e di tempi di ritorno dell’investimento, con la conseguenza di rinuncia all’intervento.
Prestazioni edifici ed efficienza energetica: interventi non sostenibili finanziariamente
Nella mozione UNICMI denuncia: “Questa situazione sta nei fatti bloccando le decisioni di alcuni clienti e investitori, scoraggiati dall’intervenire, visti gli extra-costi richiesti in un così breve arco di tempo. Vi è inoltre il rischio di modifiche sostanziali a progetti in fase già avanzata, con le conseguenze in termini di oneri aggiuntivi di progettazione sui professionisti. Il grande rischio che si sta correndo e di cui siamo testimoni è che committenti e investitori rinuncino a intervenire sul patrimonio edilizio esistente visti gli extra-costi che sarebbero costretti a sostenere. Fra la committenza, sta infatti passando il pericoloso concetto per cui il legislatore, fissando un’asticella troppo alta e onerosa, scoraggi e blocchi gli interventi con richieste ‘estreme’ e difficilmente sostenibili finanziariamente, piuttosto che incoraggiare efficientamenti più graduali, con obiettivi realistici e realizzabili”.La mozione ha infatti coinvolto, oltre alla filiera industriale dell’involucro edilizio, importanti studi di progettazione italiani e sarà trasmessa per condivisione agli organismi di rappresentanza degli Architetti e degli Ingegneri oltre che alla Presidenza dell’ANCE.