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Riforma degli Appalti, via libera alla legge delega

Riforma degli Appalti, via libera alla legge delega

Approvata in via definitiva la norma per la valorizzazione della qualità architettonica delle opere pubbliche, entro il 18 aprile il nuovo Codice Appalti

Vedi Aggiornamento del 04/05/2018
Riforma degli Appalti, via libera alla legge delega
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 04/05/2018
15/01/2016 - È stato approvato in via definitiva dal Senato, con 170 voti favorevoli, 30 contrari e 40 astenuti, il disegno di legge delega per la riforma del Codice Appalti.
 
La legge fissa i criteri sulla base del quale il Governo dovrà dare attuazione alle Direttive 2014/23/Ue sui contratti di concessione, 2014/24/Ue sugli appalti pubblici (che abroga la direttiva 2004/18/CE) e 2014/25/Ue sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali (che abroga la direttiva 2004/17/CE).
 
Sulla base dei princìpi indicati dall'Unione Europea e contenuti nella delega sarà scritto il nuovo Codice Appalti. Secondo le intenzioni del Governo, il recepimento delle direttive e l’adozione del nuovo Codice Appalti avverrà entro il 18 aprile 2016.
 

Qualità della progettazione e trasparenza, i cardini della Riforma degli Appalti

servizi di ingegneria e architettura e tutti i servizi di natura tecnica non potranno più essere affidati basandosi solo sul criterio del prezzo o del costo, ma su quello dell’offerta economicamente più vantaggiosa. La fase progettuale e la qualità architettonica saranno valorizzate con l’introduzione dei concorsi di progettazione. Le gare non potranno essere bandite solo sulla base del progetto preliminare. I progetti dovranno essere pubblicati online per garantire la ponderazione delle offerte. Sarà incoraggiato inoltre l'uso del BIM (Building Information Modeling) per la simulazione elettronica delle informazioni edilizie.

Il ricorso all’appalto integrato dovrà essere radicalmente limitato tenendo conto in particolare del contenuto innovativo o tecnologico delle opere da appaltare in rapporto al valore complessivo dei lavori. Bisognerà inoltre prevedere la messa in gara del progetto esecutivo.
 
Saranno cancellati gli incentivi alla progettazione (2%) per i dipendenti pubblici. Le risorse saranno destinate ad attività di programmazione e controllo.

Per la qualificazione delle imprese sarà fondamentale la “buona condotta” tenuta negli appalti precedenti.

Negli appalti dovrà essere garantita la sostenibilità energetica e ambientale legando il criterio di aggiudicazione ai costi del ciclo di vita dei prodotti e prevedendo un punteggio maggiore per i lavori, i beni e i servizi con un minore impatto sulla salute e sull’ambiente. 

Non sarà possibile affidare in base al criterio del massimo ribasso gli appalti in cui il costo della manodopera è pari ad almeno il 50% del valore del contratto. Per i bandi di servizi ad alta intensità di manodopera saranno usate regole speciali da definire. Il testo prevede inoltre una clausola sociale per garantire la stabilità occupazionale del personale impiegato nell'appalto. 

Cresce il potere di controllo dell'Autorità nazionale anticorruzione (ANAC). L'autorità dovrà tenere un albo dei commissari di gara, vigilare sulla qualificazione delle Stazioni Appaltanti, contribuire alla semplificazione del sistema AvcPass, redigere atti di indirizzo quali linee guida, bandi-tipo, contratti-tipo ed altri strumenti di regolamentazione flessibile. L'Anac sarà coinvolta, insieme al Ministero delle Infrastrutture, nella redazione delle linee guida per l'attuazione del nuovo Codice Appalti.

Chi si aggiudica una concessione attraverso una gara potrà affidare anche tutti i lavori alle società in house. Chi, al contrario, è titolare di una concessione di importo superiore a 150 mila euro senza aver vinto una gara, dovrà affidare l'80% dei lavori bandendo una gara e il restante 20% potrà andare alle società in house. Per l’adeguamento dall’attuale 60% ci sarà un periodo transitorio di ventiquattro mesi.
  
In caso di inadempimento da parte dell’appaltatore, la Stazione Appaltante procederà al pagamento diretto dei subappaltatori. In alcuni casi da definire, sarà obbligatorio indicare tre subappaltatori per ogni categoria di lavori da subappaltare in modo da garantire la continuità dei cantieri.

Con il débat public, le comunità locali saranno coinvolte già nella fase di programmazione e progettazione delle grandi infrastrutture strategiche, che implicano un impatto sull'ambiente, la città o sull'assetto del territorio.

Gli arbitrati saranno possibili solo se amministrati e dovranno essere soggetti al controllo pubblico.

Eventuali deroghe alle norme saranno possibili solo in caso di emergenza. per gli interventi legati alle calamità naturali si dovrà predisporre una disciplina specifica.
 

Riforma Appalti, i commenti di Governo e Parlamento

Soddisfatto il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Graziano Delrio. A suo avviso “fare buone opere pubbliche significa non solo dare lavoro, ma creare fiducia”. La riforma consentirà quindi di snellire le procedure e di effettuare una forte lotta alla corruzione.

Secondo l’on. Pd Ermete Realacci, presidente della Commissione Ambiente della Camera, l’approvazione della delega “apre in Italia una nuova stagione di trasparenza, efficienza, qualità, partecipazione, tempi e regole certe nei lavori pubblici”. Fra le novità più qualificanti, sottolinea Realacci, il superamento della legge obiettivo, l’archiviazione del massimo ribasso e delle varianti in corso d’opera, l’introduzione del débat public, ma anche il ruolo dell’Anac come garante della trasparenza e della legalità e la maggiore attenzione alla sostenibilità ambientale.
 

Riforma Appalti: soddisfatti professionisti, imprese e sindacati

“Finalmente una svolta nel settore dei lavori Pubblici che premia la qualità e la centralità della progettazione” commenta il Consiglio nazionale degli Architetti, pianificatori, paesaggisti e conservatori (Cnappc). La qualità dell’architettura rappresenta, secondo il Cnappc, “l’unica arma contro la cattiva sorte delle opere pubbliche per avere opere realizzate bene e al giusto costo e che rispondono concretamente ai bisogni dei cittadini”.  “Ora ci aspettiamo - conclude il Consiglio Nazionale - che si predispongano al più presto le conseguenti norme chiare e semplici in modo che il nuovo Codice sia al più presto operativo.
 
Soddisfazione è stata espressa anche da Fondazione Inarcassa. Il presidente, Andrea Tomasi, considera la legge un passo importante attraverso il quale sono riconosciuti la professionalità la natura intellettuale del lavoro dei professionisti.
 
Anche per Confedertecnica, confederazione sindacale delle professioni tecniche, la riforma degli appalti segna il recupero del ruolo centrale della progettazione. Giudizio positivo è stato espresso dal presidente, Calogero Lo Castro, anche sul rating di reputazione per le imprese e i professionisti.
 
Per l’Oice, Associazione delle società di ingegneria e architettura aderente a Confindustria, “con questa legge il Paese fa un gran salto in avanti verso la modernizzazione della normativa sugli appalti affidando al progetto e al progettista un ruolo centrale. Per il presidente, Patrizia Lotti, il varo della riforma è però soltanto il primo passo di un iter lungo e complesso perché si dovrà arrivare ad una normativa più chiara e semplice, consentendo a tutti, compresi i progettisti, le imprese e le amministrazioni di concentrarsi non sui ricorsi e sulle interpretazioni normative, ma sul lavoro e sul fine ultimo da perseguire: programmare, progettare e realizzare opere di qualità ed efficienti, utili alla collettività.
 
Positivo anche il commento dell’Associazione nazionale costruttori edili (ANCE). Il vicepresidente, Edoardo Bianchi, plaude in particolare alla funzione di vigilanza svolta dall’Anac, sorteggio dei commissari di gara per favorire l’imparzialità, i nuovi parametri per l’esclusione delle offerte anomale, lo stop alle varianti e alle deroghe. Una critica è stata invece espressa sulle concessioni autostradali. La norma approvata non rispetta il principio europeo che prevede l’obbligo di mettere in gara il 100% dei lavori, laddove la concessione sia stata affidata senza un confronto concorrenziale.

Buono il giudizio di Finco - Federazione industrie prodotti, impianti, servizi e opere specialistiche per le costruzioni, che nella nuova legge vede l’inizio di un cammino graduale verso la riduzione delle Stazioni Appaltanti. Secondo il presidente, Carla Tomasi, bisognerà evitare di strutturare le gare solo a misura delle grandi imprese e valorizzare le imprese specialistiche, che, oltre a rappresentare un’ eccellenza a livello nazionale, investono capitali per la formazione del personale e l’acquisto di attrezzature e non possono, quindi, ulteriormente sopportare ritardi nei pagamenti né rivestire ruoli marginali nella realizzazione dell’appalto. Nella stesura delle linee guida che seguiranno la Legge Delega, la Federazione esorta quindi il Governo, l’Anac e il Ministero delle Infrastrutture a tenere in considerazione “la rilevante gamma di specializzazione che costituisce il nucleo centrale delle eccellenze tecnologiche ed innovative del lavori pubblici del nostro Paese”.

Positivo il commento di Assistal. Secondo l’ Associazione nazionale Costruttori di Impianti, Servizi di Efficienza Energetica ESCo e Facility Management, il testo presenta i presupposti per migliorare il sistema di qualificazione delle imprese e delle stazioni committenti. Per Angelo Carlini, Presidente di Assistal, i nuovi criteri di qualificazione delle imprese dovranno essere maggiormente improntati su “criteri di omogeneità trasparenza e verifica delle capacità realizzative, delle competenze tecniche e professionali organiche dell’impresa, nonché delle attività effettivamente eseguite” e connessi a criteri reputazionali basati su parametri oggettivi e misurabili.

Secondo FenealUil, Federazione nazionale lavoratori edili affini e del legno, la nuova legge semplificherà le procedure e garantirà la legalità, ma, ha affermato il segretario generale, Vito Panzarella, “ci auguriamo che in fase di stesura del decreto possa essere migliorata anche la parte dei lavori in house escludendo dagli affidamenti in appalto le manutenzioni e servizi”.

“È stata finalmente scritta una pagina di buona politica - afferma il segretario nazionale della Filca-Cisl, Franco Turri - per la semplificazione delle procedure a tutto vantaggio della trasparenza, della qualità e della legalità negli appalti. Adesso è ora che il governo investa seriamente sull’edilizia, settore anticiclico e molto importante per l’economia nazionale, anche perché in grado di ‘muovere’ circa 40 settori dell’indotto”. 
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