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Consumo di suolo, il disegno di legge rischia l’impasse

Consumo di suolo, il disegno di legge rischia l’impasse

Commissione Cultura della Camera: mancato coordinamento coi piani paesistici regionali e troppe responsabilità ai Comuni

Vedi Aggiornamento del 11/07/2016
Consumo di suolo, il disegno di legge rischia l’impasse
di Paola Mammarella
Vedi Aggiornamento del 11/07/2016
03/02/2016 - Potrebbe ricevere una battuta d’arresto il disegno di legge sul consumo di suolo. A creare dubbi sull’iter del testo è stato il parere della Commissione Cultura della Camera, che ha evidenziato alcune criticità.
 
Dopo essere stato licenziato a fine ottobre dalla Commissione Ambiente e Agricoltura della Camera, il testo doveva incassare il via libera delle altre Commissioni e approdare in Aula.
 

Consumo di suolo, le segnalazioni della Commissione Cultura

La Commissione Cultura ha però segnalato che la norma non si coordina con i piani paesistici regionali e che richiede un eccesivo carico organizzativo e decisionale da parte degli Enti locali.
 
Il testo prevede infatti che i Comuni effettuino un censimento degli immobili sfitti non utilizzati o abbandonati esistenti, in cui si dovranno indicare caratteristiche e dimensioni degli immobili. L’obiettivo è quello di creare una banca dati attraverso la quale i Comuni possano verificare se le previsioni urbanistiche che comportano consumo di suolo inedificato possano invece essere soddisfatte con gli immobili individuati.
 
Secondo la Commissione, i Comuni non sempre hanno risorse e organizzazioni tali da consentire l’inventario di tutti gli immobili esistenti che potrebbero essere riqualificati e riutilizzati.
 

Cosa prevede il ddl sul consumo di suolo

La norma prevede che il consumo di suolo sia possibile, per un periodo massimo di tre anni dall’entrata in vigore della legge, solo per i lavori e le opere inseriti negli strumenti di programmazione delle amministrazioni aggiudicatrici e per le opere della Legge obiettivo considerate prioritarie. Successivamente, non potrà essere superiore al 50% della media di consumo di suolo di ciascuna Regione nei cinque anni antecedenti. Chi ha ottenuto un titolo abilitativo prima dell’entrata in vigore della nuova legge potrà costruire sul suolo inedificato.
 
I proventi derivanti dal pagamento degli oneri di urbanizzazione o dalle sanzioni per gli interventi eseguiti in difformità dal titolo abilitativo dovranno essere utilizzati esclusivamente per la riqualificazione.
 
Un capitolo importante è dedicato alla riqualificazione delle periferie, basata sul riuso di edifici e spazi pubblici attraverso la demolizione e ricostruzione e la sostituzione degli immobili esistenti, cui seguirà la creazione di aree verdi e piste ciclabili. Per la progettazione degli interventi sono previsti bandi e concorsi rivolti agli architetti.
 
Ricordiamo che la Legge di Stabilità per il 2016 ha stanziato 500 milioni di euro per la riqualificazione urbana e la sicurezza delle periferie. Il bando era atteso per il 31 gennaio, ma ad oggi non ce n’è traccia.

 
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