05/02/2016 - Drastica riduzione della burocrazia, meno discrezionalità nella valutazione delle gare pubbliche, stop al doppio lavoro per i dipendenti pubblici, ampliamento della platea dei soggetti che partecipano alle gare di servizi di architettura e di ingegneria.
E ancora: incentivi per le aggregazioni professionali, onorari decorosi per i Consulenti tecnici d’ufficio, tagliando alla riforma delle professioni, rigenerazione ‘smart’ degli edifici pubblici e privati.
Sono gli otto punti che
Inarsind, il sindacato nazionale di ingegneri e architetti, indica in una
lettera aperta al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, per “rafforzare le libere professioni e spingere il Paese sulla strada della crescita economica e sociale accompagnati da alcune perplessità sul recente Job act per il lavoro autonomo”.
Nella lettera Inarsind ricorda che “un libero professionista su quattro vive sotto il livello di povertà e, addirittura, se è un tecnico laureato la situazione si aggrava dato che
nel 2014 oltre il 40% degli architetti e degli ingegneri hanno avuto un
reddito inferiore a 10.000 euro l’anno”.
Rispetto al passato - spiega Inarsid -, il Governo Renzi rappresenta “un’inversione di tendenza”, che solo da recente ha saputo mostrare un “effettivo interesse verso le libere professioni”, sottolinea Inarsind, citando la
Legge di Stabilità 2016 che, per la prima volta, prevede l’accesso ai fondi strutturali europei anche per i liberi professionisti, la
delega sui lavori pubblici, in cui trovano finalmente riscontro alcuni punti su cui Inarsind si è battuta per anni, come l’eliminazione dell’incentivo del due per cento per i progettisti interni alla P.A., e il
Jobs Act per il lavoro autonomo.
Su quest’ultimo provvedimento - continua Inarsind - “dobbiamo rilevare che, se da un lato lo riteniamo un atto di ‘civiltà’, in quanto estende alcuni ‘normali’ diritti del lavoro anche alle partite IVA e consente l’integrale deducibilità dei costi di formazione (per altro obbligatoria), dall’altro restiamo
contrari al meccanismo di assicurazione dei crediti visto che il professionista, oltre al proprio lavoro, sarebbe costretto ad anticipare anche le spese legali ed il costo dell’ennesima assicurazione per recuperare quanto gli è dovuto”.
Si tratta di provvedimenti che vanno certamente nella giusta direzione, ma se l’obiettivo dichiarato è quello di “ridare fiato al grande patrimonio di capacità tecniche e conoscenze che rappresentano le libere professioni”,
occorre rimuovere “i vincoli strutturali che bloccano i professionisti, ancor più della stessa congiuntura economica”.
“Siamo certi - prosegue la lettera - che Lei comprenda come le libere professioni rappresentino una risorsa e non un problema per il Paese: una forza vitale capace di produrre
il 15% del PIL e occupazione diretta e/o indiretta per
oltre 4 milioni di addetti; ma anche un potenziale di innovazione e di sviluppo inespresso a causa di alcuni vincoli strutturali che le bloccano più della stessa congiuntura economica.
Nella lettera aperta di Inarsind, indirizzata al presidente del Consiglio e ai ministri della Giustizia, delle infrastrutture, della Semplificazione, dello Sviluppo economico e del Lavoro, il sindacato nazionale degli ingegneri e architetti non chiede bonus o leggi protettive, ma
reclama “una concorrenza leale” e non “drogata” da chi già svolge un lavoro presso la pubblica amministrazione o dai docenti di ogni ordine e grado, che sottraggono ampie fette di mercato ai liberi professionisti e ne impediscono l’accesso a migliaia di giovani.